MEGALITI E LAGHETTI SULLA DORSALE DEI NEBRODI – FLORESTA
L’itinerario del presente reportage ha come oggetto le figure megalitiche che affiorano dai rilievi del territorio nebroideo che si sviluppa a est di Floresta. Non si tratta di veri e propri megaliti, ma di costoni rocciosi di arenaria che emergono dalle alture della dorsale, simili per molti versi ai più conosciuti e famosi megaliti dell’Argimusco di Montalbano.
La differenza con questi ultimi, secondo il nostro parere, non è tanto nella loro morfologia e natura, quanto nelle loro forme, più modeste, meno monumentali e soprattutto isolate. Tali costoni rocciosi si possono facilmente scorgere percorrendo le arterie stradali che collegano la statale con Raccuia. Queste vie attraversano campi sterminati di pascoli e seminativi, incastonati tra boschi di pini e cedri. Le aree rimboschite percentualmente sono in minoranza, mentre i pascoli occupano la maggior parte del territorio. Questa particolare circostanza facilita l’individuazione delle rocche, che, infatti, emergono dal suolo come sculture adagiate su un tappeto di velluto verde riccamente fiorito.
La zona in questione, oltre la bellezza dei megaliti, consente di apprezzare il fascino di piccole aree umide, imprigionate in modeste depressioni. Si tratta di stagni e laghetti riforniti dalle falde superficiali della dorsale, il cui troppopieno alimenta i rami iniziali dei torrenti che si sviluppano all’interno delle sottostanti vallate. Queste piccole aree umide, spesso circondate da pascoli sommersi d’acqua, in questo periodo dell’anno offrono uno spettacolo di colori e luci unico.
L’escursione è molto semplice e consigliata a tutti, bisogna solo stare attenti sulle alture rocciose per evitare il pericolo di cadere da esse. Al riguardo occorre precisare che considerata la stabilità e compattezza delle rocce è sufficiente un’ordinaria prudenza per evitare grossi rischi.
Lo scenario in cui sono immersi questi costoni rocciosi e le aree umide che si incontrano nella zona è di grande effetto in quanto si avvale delle profondità azzurre dell’atmosfera che avvolge la costa tirrenica della Sicilia. Le sfumature di blu variano dal cobalto dei piani più alti dell’atmosfera al viola indaco del mare aperto. In questo spumeggiare di tonalità fredde, come graffi che ledono la volta celeste, si inseriscono le fantasie curvilinee dei cirri. Queste altissime nubi spinte dall’azioneV penetrante delle correnti di alta quota, feriscono il volto del cielo e danno l’impressione di fare grondare da esso il bianco sangue che circola sotto la levigata pelle del firmamento.
Il paesaggio è presto disegnato dai forti contrasti tra il colore delle rocce, il verde scuro dei prati, il bianco acceso delle pratoline, il giallo luminoso dei ranuncoli, il rosso chiaro delle specie acquatiche e le intense atmosfere della volta celeste. Ogni singolo colore trae dai riflessi blu di questo immenso telo, saturazione e brillantezza, contribuendo così a riempire il paesaggio di interessantissime cromie e di poetiche immagini.
In questo paradisiaco contesto il cammino è un viaggio contemplativo che alterna preghiera, ringraziamento, lode e canto al Signore di tutte le cose visibili e invisibili. Le “cose visibili” infatti, con la loro strepitosa ed esuberante bellezza sono via di accesso a quelle invisibili per la riscoperta di un mondo interiore sempre più ricco e sempre più appagato dai sentimenti e dalle emozioni.
Capo d’Orlando, 09/06/2014
Dario Sirna