FLORESTA, IL “GEYSER”

IL PERCORSO NATURALISTICO DEL “GEYSER” DI FLORESTA – UNA SINKHOLE

L’escursione di oggi si svolge sulla dorsale dei Nebrodi, versante Sud, località Lipporino. Il percorso escursionistico è stato studiato in modo da inserire al suo interno la visita alla famosa sinkhole scoperta in questi giorni e di cui tanto hanno parlato i media locali a causa della errata valutazione della sua natura vulcanologia.

La presenza di vapore acqueo e di calore emergente dalla suddetta voragine aveva fatto ipotizzare l’esistenza di un geyser, ma un’accurata ispezione dell’INGV ha escluso tale fenomenologia certificando la presenza di una profonda voragine collegata al  carsismo della zona. Noi abbiamo deciso di effettuare un sopralluogo per documentare tale fenomeno e per assecondare le richieste di informazioni pervenuteci in redazione. La zona in questione ricade all’interno di una delle aree paesaggistiche più belle dei Nebrodi per cui abbiamo approfittato dell’occasione per estendere l’escursione al restante versante. Per raggiungere la località Lipporino da Portella Mitta ci siamo immessi sulla dorsale percorrendola per circa 500 metri, arrivati nell’area boscata abbiamo deviato a sinistra su una pista forestale molto battuta. Abbiamo riconosciuto il percorso proprio grazie alla notevole quantità di impronte lasciate sul fango dai numerosi mezzi e visitatore che nei giorni precedenti hanno affollato la zona. Seguendo tali orme abbiamo individuato l’esatto percorso che conduce alla voragine in questione. Precisiamo che in totale assenza di tali segni e senza guida non saremmo mai arrivati in un posto così fuori mano. Il percorso effettuato è stato molto gradevole in quanto ci ha permesso di attraversare il fitto bosco di castagno e pino che popola i versanti sud di questa montagna, facendoci nel contempo apprezzare le bellezze paesaggistiche della sottostante valle. Tale versante è esposto a sud e si proietta sui costoni montuosi del  Tre Arie e sul cono vulcanico dell’Etna. La bella giornata, il cielo azzurro e l’abbondante manto nevoso hanno impreziosito il paesaggio conferendogli tutto lo splendore della veste invernale. L’Etna, con l’imponenza del suo cono vulcanico, i pennacchi delle bocche sommatali e l’immacolato mantello bianco  domina da Regina su tutto il panorama, distinguendosi dal resto del contesto per bellezza ed importanza. All’inizio del percorso, prima di raggiungere il bosco, l’ottima visibilità apriva il panorama del versante nord fino ai vulcani delle Eolie. La dorsale nebroidea si innalza infatti nella fascia geografica compresa tra l’Etna e le Eolie, essa è dunque molto vicina ad importanti ed attive aree vulcaniche. Questa vicinanza accresce ulteriormente il fascino della zona e ovviamente ha contribuito  ad aumentare il mistero della voragine, facendo pensare proprio ad un geyser. Dopo circa 40 minuti di camminata abbiamo raggiunto l’area recintata constatando direttamente con i nostri occhi la presenza della voragine. In superficie, su un’area destinata a pascolo, abbiamo osservato la presenza di una buca di forma circolare avente il diametro medio di un metro. Non abbiamo  constatato presenza né di vapori, né di odori, né di calore. Osservando con maggiore attenzione abbiamo potuto notare che la buca si sviluppa notevolmente in profondità  assumendo proprio le caratteristiche di una profonda voragine. Sempre da una sommaria analisi esterna abbiamo constato che si tratta di una formazione non recente le cui pareti interne  nella zona più superficiale sono ricoperte di vegetazione di muschi vari. La voragine ha comunque la singolare curiosità di mantenersi pulita e pressoché liscia al suo interno. Dalle notizie attinte sui media la misurazione della sua lunghezza, effettuata con filo di ferro, ha stimato una profondità di almeno 150 metri. La circostanza che tale voragine si mantiene attiva, profonda e pulita ci spinge comunque a supporre che essa possa essere il camino di una grotta carsica, perfettamente compatibile con la natura rocciosa e calcarea del posto, e che al suo interno esiste un flusso discendente, e non ascendente come per geyser, che ha la capacità di smaltire le acque e i detriti che naturalmente vengono convogliati nella voragine. Sicuramente questo enorme scarico avrà un suo punto di sfogo in cui far defluire  tutto il materiale in esso pervenuto. Il vapore osservato nei giorni precedenti era sicuramente dovuto alla condensazione in superficie  del vapore acqueo formatosi in seguito allo scioglimento della neve caduta all’interno della buca. Tale vapore risalendo il condotto è venuto a contatto  con temperature sempre più fredde e si è condensato, assumendo un aspetto biancastro. Dopo avere raccolto la necessaria documentazione fotografica, attratti dalla bellezza delle rocche calcaree presenti sul versante est, abbiamo deciso di raggiungerle costruendoci un percorso in mezzo al bosco. Per raggiungere tali rocche siamo scesi nel fondovalle, passando in mezzo ad una fitta vegetazione mista composta in prevalenza da castagno, agrifoglio e cedri atlantici. Con nostra grande gioia abbiamo potuto constatare come la conservazione perfetta del territorio e il mancato sfruttamento dello stesso ad opera degli animali condotti al pascolo, favorisca lo spontaneo rinnovamento delle pregiatissime essenze dell’Agrifoglio e del Cedrus. Sotto le piante madri sono presenti infatti nuovi piccoli esemplari di tutte le età. Durante tutte le escursioni compiute fino ad ora non ci era mai capitato di  assistere allo spontaneo rinnovamento boschivo di un’area di alta quota, specie per quel che riguarda l’agrifoglio e il cedro, tranne che nella riserva Tre Arie, dove abbiamo invece osservato la presenza di vari esemplari giovanissimi del maestoso  abete cephalonica. Ci dispiace molto dovere ammettere che nonostante l’esistenza di una rigida normativa rivolta alla protezione integrale di alcune aree dei Nebrodi, di fatto il territorio continua a mantenere le problematiche e le criticità di un territorio abbandonato a se stesso e depredato dalla pastorizia selvaggia. Arrivati nel fondovalle abbiamo attraversato l’impluvio e il relativo ruscello, abbiamo così raggiunto la bellissima rocca calcarea che sovrasta la zona. La scalata di queste pareti è abbastanza facile e veloce. Essa permette di giungere direttamente sul poggio della rocca ove arriva una pista forestale che collega la zona in questione con la strada della dorsale, in prossimità del punto di partenza.

Capo d’Orlando, 04/02/2013

Dario Sirna


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