TERZA GOLA NELL’AFFLUENTE CASTELBUONO DEL FIUME POLLINA
Il presente reportage chiude per il momento la documentazione sul questo affascinate affluente del Fiume Pollina. La zona mostrata oggi è la più lontana dalla fiumara del Pollina ed è perciò anche la più difficile da raggiungere in quanto richiede il superamento dei tratti iniziali. |
Durante l’esplorazione di questo corso d’acqua abbiamo cercato anche di spingerci oltre il tratto in questione per cercare di farci un’idea sull’evoluzione del vallone che lo ospita, ma ci è stato impossibile proseguire a causa di una vegetazione fitta, intricatissima e impenetrabile che assedia le sponde laterali delle “nache” impedendone il loro superamento. Non è stato possibile neanche trovare dei passaggi sui due versanti laterali che formano il vallone in quanto interessati da estensioni piuttosto consistenti di macchia mediterranea e di ginestra spinosa (lastra), né è risultato praticabile attraversare le piscine perché troppo profonde. Ci è rimasta comunque la curiosità di spingerci oltre perché a nostro avviso il vallone potrebbe nuovamente rendersi interessante più avanti, anche se le immagini satellitari non offrono spunti evidenti. Nel tratto visitato oggi la gola del torrente smorza la sua imponenza e si presenta con aperture sempre più ampie pur continuando a mantenere la sua caratteristica fisionomia. Tra tutte le gole visitate e conosciute le gole di questo affluente del Pollina si distinguono non solo per la grandissima bellezza del canyon che si trova al loro interno, ma soprattutto per la particolarità delle rocce. In questa ultima gola visitata è possibile prendere atto di tale verità in maniera immediata. La gola in questione, infatti, essendo più bassa delle precedenti e strutturalmente meno opprimente consente alla luce solare di entrare all’interno di essa e di illuminare efficacemente le pareti rocciose. Inoltre le ridotte dimensioni di queste ultime hanno un effetto attrattivo meno polarizzante e consentono allo sguardo di lasciarsi catturare non solo dalla bellezza delle architetture naturali ma anche dalla bellezza dei materiali che le compongono, ossia dai colori e dalle forme delle rocce che delimitano le sponde fluviali. La “naca” racchiusa da questa terza gola è inoltre meno profonda delle precedenti due e permette al visitatore di continuare a camminare all’interno del letto del fiume senza mai uscire da esso e senza mai allontanarsi troppo dalla scenografia che la incornicia. Le rocce della gola qui mostrano forme più armoniose e colori molto forti e intensi. Le pareti laterali, specie la parete destra ha un andamento sinuoso che disegna piccoli fiordi con modeste insenature separate tra di loro da una serie di promontori paralleli. Il gioco naturale delle sponde arricchisce notevolmente la bellezza di questo contesto e unitamente al colore acceso delle rocce recupera in bellezza ciò che qui manca in grandiosità. Pertanto questa terza gola non colpisce per le sue misure e per le sue articolazioni, ma per la rilassante e piacevole eleganza del suo ambiente. La natura ferrosa degli ossidi presenti nelle rocce conferisce a queste ultime colori spettacolari che virano dall’arancio acceso al rosso, dal granato al viola, in una combinazione di sfumature non comune. Gli ossidi sembrano sgorgare dal cuore interno dei massi, ove le vene ferrose raggiunte dalle infiltrazioni di acqua liberano all’esterno colate consistenti ed evidenti di colore. Colpisce in modo particolare la presenza di alcuni punti fissi, che come sorgenti, lasciano sgorgare verso l’esterno le colate di ruggine. Gli ossidi sembrano così grondare dalle rocce come volumi eccedenti che le strutture interne non riescono a contenere a causa della loro sovrabbondanza. Questi colori forti si inseriscono nella gola con prepotenza e le conferiscono grande fascino, essi inoltre si specchiano con forza sul fondale scuro delle acque disegnando riflessi che diffondono nell’aria un’atmosfera dorata e calda. Dalla combinazione delle rocce con le “nache” ne viene fuori un ambiente naturale armonioso e interessante che con la sua avvenenza attrae il visitatore al punto da indurlo a sostare in esso per accogliere gli stimoli contemplativi dallo stesso indotti. All’interno delle “nache” le acque perdono la loro velocità e si appiattiscono in larghe piscine, aiutando così lo spirito a immergersi nella pace e nella dolcezza di questa incantevole natura. L’esperienza viene effettuata dopo l’attraversamento dei precedenti tratti, anch’essi molto ricchi di importanti stimoli emotivi, e rappresenta perciò la sublimazione di un cammino interiore molto intenso e profondo che immerge l’anima nella dimensione cosmica e la lancia verso la meta divina per l’incontro centrale con il Creatore.
Capo d’Orlando, 06/12/2013
Dario Sirna.
Con la collaborazione di Sebastiano Mirici
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