FIUME POLLINA – IL CANYON SULL’AFFLUENTE DI CASTELBUONO – TERZO TRATTO

FIUME POLLINA – AFFLUENTE CHE SCENDE DA CASTELBUONO – LA PRIMA GOLA DOPO IL CANYON

Nei reportage precedenti sul Canyon dell’affluente del Fiume Pollina che scende da Castelbuono abbiamo documentato la bellezza del canyon che si trova nella zona iniziale del relativo vallone, in questo reportage faremo vedere invece la “naca” successiva. Uscendo dal Canyon dopo poche decine di metri il vallone si restringe nuovamente, questa volta però solo nella sua parte più bassa, ove  forma una nuove gola, all’interno della quale le acqua si allargano e si distendono per formare una profonda “naca”.

L’altezza dell’acqua all’interno del canale è tale da non consentire il suo attraversamento a piedi, neanche con l’uso degli stivali alti. Per continuare la risalita del fiume occorre arrampicarsi sul costone destro, il più basso e il più facile da superare. Questo tragitto permette di passare ad una quota di circa dieci metri sopra il livello del canale e di godere pertanto di un’eccellente visuale aerea. La veduta guadagnata in tale posizione lancia il campo ottico ben oltre i limiti di questa gola e lo proietta sul canyon precedente e sulla gola seguente, continuando a regalare così grandi emozioni. Le difficoltà di cammino sono leggermente inferiori rispetto al tratto precedente, in quanto gli ostacoli da superare sono più bassi e meno impervi. Ciò non significa che il percorso si fa facile, ma solo che esso richiede meno fatica fisica e prestazioni più semplici e meno pericolose. La gola mantiene comunque inalterata la sua straordinaria bellezza e ricercatezza. In questo tratto di fiume ciò che colpisce non sono le evoluzioni compiute dal passaggio dell’acqua all’interno del greto, ma lo scenario all’interno del quale il torrente si muove verso il mare. In particolare spicca la bellezza delle rocce, dei massi e degli strapiombi che compongono la struttura del fiume. Una caratteristica tipica di questa zona è il colore rosso arancio della pietra, dovuto quasi sicuramente agli ossidi di ferro. In alcune parti il fenomeno è talmente intenso che la roccia sembra grondare ruggine fusa. In questa zona, tra i punti più accesi e quelli meno forti esiste ovviamente una gamma completa di toni differenti, aventi tutti un interessante effetto cromatico. Il colore delle rocce vira perciò dal bianco al grigio, dal senape al rosa, dall’albicocca all’arancio, dal ruggine al rosso. L’allargamento del vallone e lo “spaesamento” del greto fluviale permettono inoltre alla vegetazione di tornare ad occupare le sponde del torrente. Tra gli arbusti primeggiano in particolare tamarici, oleandri e canne.  La gola ha un aspetto molto selvaggio in quanto a causa della sua inaccessibilità e a causa dell’impraticabilità del territorio circostante non ci sono segni evidenti dell’attività umana che interferiscono direttamente con essa. In verità sul costone che si innalza dalla sponda di destra, in mezzo alla fitta vegetazione della macchia mediterranea, si possono scorgere diversi tratti muniti di staccionate in legno.  Tali staccionate hanno tutto l’aspetto di parapetti montati a protezione di un sentiero. Da un sopralluogo effettuato all’esterno della gola è emerso che si tratta proprio di un sentiero, avente sicuramente funzione naturalistica, vista la sua posizione dominante su tutta la vallata, ma le sue pessime condizioni di conservazione testimoniano chiaramente che tale percorso è abbandonato ormai da diversi decenni. Unica via di accesso alla gola rimane pertanto il greto del  torrente, il quale deve essere utilizzato sia come via di accesso che come via di rientro. La conservazione naturale dell’ambiente della suddetta gola, dovuta alle sue condizioni di impraticabilità, ha permesso pertanto la formazione di una piccola oasi naturale all’interno della quale animali e piante mantengono indisturbato il loro modo di essere e di esprimersi. L’unico modo attraverso il quale questa zona del fiume può essere contaminata è costituito dalle acque stesse del fiume che, se a monte  sono usate come mezzo attraverso il quale smaltire rifiuti e scorie, diventano un veleno micidiale e incontrollabile che uccide l’habitat sottostante. Per questo motivo, considerato che a nostro avviso nel fiume questo problema si è già verificato  e vista l’importanza dell’ambiente naturale e  delle bellezze in esso contenute, ci sentiamo in dovere di appellarci al sensibilità di tutte le persone e di tutte le autorità competenti perché si vigili con serietà sulla salute delle acque e sulla difesa dell’ambiente attinente a questo luogo.  Dal punto di vista contemplativo questa seconda gola non ha nulla da invidiare al precedente canyon sia per la bellezza del posto, sia per la suggestione delle atmosfere in cui esso è immerso. I rumori  del mondo non riescono a penetrare all’interno di questo spazio la cui acustica risulta totalmente dominata e gestita dalla voce delicata e generosa della natura. Una sola melodia riecheggia tra le pareti di queste rocce, essa è il risultato di un’orchestra naturale, le cui note, scritte sul pentagramma della valle dal fragore delle acque, dal canto degli uccelli, dal sibilo delle brezze, dal fruscio degli alberi, dal battito d’ali delle farfalle, dal ronzio degli insetti, alzano  un inno di lode e di gioia al Creatore.   In silenzio ci mettiamo in ascolto di tale canto ed edificati dall’esperienza impariamo che per entrare in comunione con  il mondo occorre sentirsi in pace con il creato  e amati dal Signore.

Capo d’Orlando, 22/11/2013 Dario Sirna. Con la collaborazione di Sebastiano Mirici Articoli Correlati: https://camminoin.it/2013/11/08/fiume-pollina-il-canyon-dellaffluente-che-scende-da-castelbuono/ https://camminoin.it/2013/11/14/fiume-pollina-canyon-sullaffluente-di-castelbuono-secondo-tratto/

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