SAN MARCO D’ALUNZIO – LE SORGENTI DEL FIUME PLATANI
Dopo l’escursione effettuata nel canyon del fiume Platani, oggi abbiamo deciso di risalire la parte iniziale dello stesso fiume, saltando il suo tratto intermedio, al quale, viste difficoltà di percorso, ci siamo riservati di dedicare in futuro un giorno intero. Il ramo del fiume esplorato in questa escursione è proprio la sua diramazione di origine, quella cioè che scaturisce direttamente dalle sorgenti del fiume. |
Queste si trovano in località San Basilio di San Marco D’Alunzio, sul versante nord delle Rocche del Crasto, alle spalle dei rilievi che si innalzano sopra Frazzanò, ed esattamente sui versanti che prospettano su San Marco e sul Tirreno meridionale. Il vallone visitato si chiama vallone Platona e si sviluppa in direzione Nord/Sud, ad sotto dello strapiombo ovest di Pizzo Poppano, all’interno della zona B del Parco dei Nebrodi, che con una lingua abbastanza sottile e allungata si stacca dal massiccio delle Rocche proprio per estendersi alla zona in questione ed includerla al suo interno. Per giungere sul posto abbiamo sfruttato una stradina interpoderale che si innesta sulla strada intercomunale che collega San Marco D’Alunzio e Frazzanò. Dopo aver raggiunto il centro di San Marco e aver superato la Badia Grande, si prosegue in discesa verso Frazzanò per poche centinaia di metri, fino ad incontrare sulla destra la deviazione di cui sopra. Si prosegue per circa un chilometro fino al primo tornante in salita. Qui conviene parcheggiare l’auto e continuare a piedi lungo un percorso che all’inizio si presenta orizzontale e poi alterna tratti in salita a tratti pianeggianti. La direzione da seguire è quella che centra l’asse del Vallone. All’ingresso di quest’ultimo si giunge in pochi minuti, mentre proseguire oltre è piuttosto impegnativo per vari fattori concomitanti. In primo luogo per la fitta e intricatissima vegetazione fluviale, costituita da un miscuglio di essenze arboree e di essenze di macchia, come rovi e arbusti vari. Secondariamente per il difficile percorso seguito dalle acque, quasi sempre caratterizzato dalla presenza di grandi ostacoli come rocce e massi dalle dimensioni considerevoli, che sbarrando il corso del fiume, creano vari dislivelli, difficili e pericolosi da superare. Il greto del fiume è completamente nascosto dalla fitta vegetazione che cresce in mezzo ad esso. La copertura ombrosa è talmente spessa da rendere impossibile lo scatto delle fotografie a mano libera. Inoltre, la invasiva presenza di macchie di rovo, oltre ad aumentare notevolmente le difficoltà di cammino, impedisce al campo visivo di allargarsi fino ad un’angolatura panoramica, rendendo perciò poco efficaci le inquadrature. Questa circostanza ci ha impedito di effettuare scatti fotografici d’effetto e realisticamente rappresentativi del posto visitato. La documentazione fotografica prodotta si limita, perciò, alla descrizione delle pareti laterali del vallone, specie di quelle del Pizzo Poppano, che presentano lunghi e alti strapiombi, quasi sempre spogli di vegetazione e comunque facilmente fotografabili. Il vallone è molto affascinante sia per la sua natura selvaggia e rocciosa, sia per la sua particolare conformazione. Osservando attentamente la sua struttura sembra evidente che esso sia la fase iniziale di formazione di una nuova gola, molto stretta e abbastanza sviluppata anche in lunghezza. La portata del fiume a questa altezza è notevolmente più bassa per cui l’azione erosiva delle acque sulle rocce incontrate è meno incisiva, pur tuttavia abbiamo notato che in alcuni tratti, abbastanza lunghi, l’acqua, anche se in minima quantità, riesce ugualmente a scorrere verso valle. Il fondale di questo greto particolarmente ricco di grandi massi e quindi molto drenante, favorisce la dispersione dell’acqua nel sottosuolo, da cui poi la stessa acqua riemerge più valle in vari tratti, a seconda della tenuta del fondale fluviale. Altro fattore che ha impedito lo scatto di fotografie di interesse naturalistico è la presenza nel greto del fiume di numerose condotte in polietilene nero, che nell’ambiente naturale attraversato creano un forte e spiacevole contrasto, difficile ad armonizzarsi con la bellissima natura del posto. Potenzialmente se questo Vallone fosse liberato da queste condotte volanti in plastica, se fosse decespugliato dalle macchie infestanti che ne hanno invaso il letto, e fosse ripulito dai numerosissimi detriti vegetali generati e trasportati dalle piene del fiume, esso potrebbe acquisire un altissimo valore ambientale e una validissima attrattiva per il territorio locale. Comunque, nonostante ciò, il vallone ha ugualmente un grande fascino dovuto alla sua eccezionale e particolare bellezza. In alcuni tratti esso ricorda il canyon sottostante, specie nelle zone ove il greto risulta completamente sommerso dai grandi macigni staccatisi dalle rocce laterali. Inoltre, la conformazione rocciosa del vallone è veramente singolare e non ha nulla da invidiare ai valloni più in basso. Colpisce in modo particolare la conformazione delle pareti rocciose arancio dei bellissimi strapiombi che da Pizzo Poppano si buttano giù, fino al greto del fiume, con pendenze perfettamente verticali e con dislivelli di qualche centinaio di metri. I colori di queste pareti sono particolarmente accesi, tanto da sembrare innaturali. Su di essi la vegetazione ha notevoli difficoltà ad attecchire sia per la mancanza di terreno che per l’instabilità di un equilibrio praticamente assente. Solo le parti più alte degli strapiombi risultano ospitare perciò esemplari interessanti di verdissimi lecci. Il Vallone corre stretto-stretto per diverse centinaia di metri o addirittura per qualche chilometro e poco prima delle sorgenti esso si riallarga nuovamente per trasformarsi in una vera e propria conca, al centro del cui fondale si raccolgono le acque. L’attuale grave e prolungata siccità ha abbassato notevolmente il livello dell’acqua tanto che in numerosissimi tratti il fiume è del tutto asciutto. Anche questo fattore non contribuisce a migliorare l’aspetto dei vari scorci naturalistici, anche se agevola notevolmente la sua praticabilità. Torneremo comunque nel periodo di piena del fiume, quando sarà possibile ammirare numerosi salti d’acqua ed altri effetti particolari, che potrebbero cambiare notevolmente il volto e l’attrattiva del Vallone.
Alla fine dell’escursione ringraziamo Dio per averci fatto conoscere queste bellezze nascoste e lo lodiamo per i grandi spunti contemplativi che i vari scorci naturalistici ci hanno permesso di cogliere e di approfondire nel nostro continuo movimento di crescita interiore e cristiana.
Capo d’Orlando, 26/09/2012
Dario Sirna