“FILTRATE IL MOSCERINO E INGOIATE IL CAMMELLO”

MATTEO  23, 23-26

Buongiorno a tutti,

il nostro cammino oggi è illuminato dai seguenti versi del Vangelo di Matteo  :

“ 23Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. 24Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
25Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. 26Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!”

Il brano del Vangelo di oggi è la continuazione del brano di ieri. Qui il Signore entra nei dettagli del richiamo rivoltoci ieri. Il brano di oggi ci permette di approfondire quanto già intravisto ieri ed in particolare ci permette di trovare qual è la relazione che collega le opere fatte  da un fedele con la condanna cui esso va incontro. Il Signore oggi ci mostra in maniera inequivocabile che solo le nostre opere sono all’origine dei nostri guai. Il Signore non gode assolutamente dei nostri peccati, delle nostre mancanze e delle nostre offese, né Egli gode se essi procurano a noi il grave danno di restare esclusi da Regno dei Cieli, al contrario Egli soffre tantissimo per il male che le nostre opere ci procurano e cerca in tutti i modi possibili ed immaginabili di farci comprendere che nella natura malvagia delle nostre opere sta l’unica vera ragione della nostra mancata salvezza. Le opere da noi compiute sono l’unico vero giudice della nostra persona e lo sono nella misura in cui esse stesse in sé ci procurano il male cui andiamo incontro nel praticarle. E’ il male delle nostre opere che ci allontana da Dio e dal grande beneficio dell’Amore, non è Dio che per il male fatto da noi ci allontana da Lui, relegandoci nell’inferno e togliendoci la possibilità di ogni fruttuosa conversione. Il male delle nostre opere porta già in se stesso la pena da scontare per averlo assecondato e tale pena consiste nell’allontanamento dall’Amore.  Se operiamo in pieno contrasto con l’Amore non possiamo certo pensare che la nostra persona cammini verso la direzione dell’Amore, essa, piuttosto camminerà nella direzione del male, da cui non possiamo attenderci altro che guai. I guai da cui il Signore vuole salvarci non sono dunque i guai della condanna della nostra persona da parte di Dio, perché è nella volontà di Dio salvare tutti e non condannare nessuno, ma sono i dolori procuratici dal male fatto da noi stessi con le nostre opere. Tali opere vengono condannate da Dio, in quanto esse ci allontanano da Lui. Questo punto è molto importante perché ci permette di capire che la salvezza donataci da Dio consiste proprio nella cancellazione di tutti i danni procurati dalle nostre azioni alla nostra persona. Dio dunque non ci vuole condannare a restare lontani da Lui, ma vuole indicarci due modi per evitare questo grave danno alla nostra persona. Il primo modo consiste nel rifiutarsi di compiere le opere malvagie, quelle opere cioè che sono all’origine dei veri guai della nostra vita, il secondo consiste, invece, nel ricorrere al suo immenso amore per trovare la strada efficiente per rimediare al male fatto e per essere liberati dalla condizione di schiavitù, sofferenza e morte cui ci sottopongono le nostre cattive azioni. Entrambe queste opportunità devono essere accolte e messe in opera contemporaneamente e continuamente. Accogliamo dunque l’esortazione del Signore a stare lontani dalle cattive opere, a riconoscerne i frutti negativi e a cercare solo in Lui e nelle opere da Lui indicateci con la sua Parola e la Sua testimonianza la via della nostra salvezza eterna.

Capo d’Orlando, 27/08/2013

Dario Sirna.

 

 

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