SALMO 42
Buongiorno a tutti,
il cammino di oggi è tracciato e illuminato dal Salmo 42, di seguito riportato:
Fammi giustizia, o Dio, †
difendi la mia causa contro gente spietata; *
liberami dall’uomo iniquo e fallace.
Tu sei il Dio della mia difesa; †
perché mi respingi, *
perché triste me ne vado, oppresso dal nemico?
Manda la tua verità e la tua luce; †
siano esse a guidarmi, *
mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore.
Verrò all’altare di Dio, †
al Dio della mia gioia, del mio giubilo. *
A te canterò con la cetra, Dio, Dio mio.
Perché ti rattristi, anima mia, *
perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, *
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.
In questo Salmo colpisce immediatamente la lamentazione con cui l’Orante si rivolge a Dio, sentendosi abbandonato proprio nel momento difficile e triste in cui tutti suoi nemici gli si accaniscono brutalmente contro, attentando persino alla sua vita. E’ un’esperienza umana comunissima a ogni persona. Tutti, infatti sperimentiamo il dolore profondo e sconvolgente dell’abbandono e della solitudine da parte delle persone più care e vicine proprio nei momenti difficili, come la malattia, la povertà, la debolezza, la sopraffazione, il lutto, etc. Qui l’accento è posto sul dolore procurato all’uomo dalla spietata cattiveria dei suoi simili e sul concomitante abbandono da parte di tutti, compreso Dio. Il dolore oscura il cielo della vita, confonde il cuore e mette a dura prova la fede. Fino a quando tutto procede secondo i nostri desideri ci sentiamo forti della nostra fede, del nostro credo e del nostro Dio. Nel momento in cui tutto è evidentemente contrario al nostro interesse siamo pronti a vacillare e a cercare l’aiuto di chiunque può soccorrerci, anche di una religione diversa, di una fede contraria a quella professata per tutta la vita, o più semplicemente di un idolo, di un mago, di uno stregone. Così succede che per anni custodiamo nel nostro cuore il tesoro più grande della nostra vita e poi nel momento in cui esso ci serve, invece di utilizzarlo, lo gettiamo via come la cosa più povera e inutile che abbiamo e con esso gettiamo via anche la nostra stessa vita. Il Salmista ci aiuta al riguardo fornendoci le indicazioni da seguire in queste ben precise situazioni. Se ci sentiamo respinti da Dio per non essere stati accolti nelle nostre richieste e per avere dovuto subire il peso schiacciante dell’umiliazione, del dolore, della fame, della povertà, della malattia, il Salmista ci invita a ricorrere all’unica arma sempre disponibile presso Dio e per la quale le porte del Signore si riaprono nuovamente davanti a noi per accoglierci a braccia aperte nella dimora del suo cuore, l’arma invincibile dell’amore. L’esempio di Cristo crocifisso e abbandonato è la testimonianza più grande del potere invincibile di questa arma. Il Signore innalzato sulla croce è stato spogliato di tutto, sia fisicamente che moralmente, ma Egli ha vinto la croce, il male e la morte grazie all’amore con cui ha dato se stesso per noi. Il momento del dolore è allora il momento in cui possiamo e dobbiamo mettere alla prova il nostro amore. La presenza di qualsiasi aiuto esterno a noi è di impedimento a questa prova, ecco perché in questo momento restiamo completamente soli. La luce della fede giunge nel cuore portandoci la speranza di uscire vincitori dalle tenebre in cui siamo immersi proprio grazie alla forza invincibile dell’amore. E’ questa, allora l’occasione unica per crescere nella nostra vita ad imitazione di Cristo, somigliandogli sempre più nell’esercizio dell’amore ablativo. Restare saldi a questa realtà del cuore è l’unico modo per potere continuare a lodare Dio, contro ogni evidente contrarietà. Cristo ci ha insegnato che per portare frutto occorre morire a se stessi e rinascere in Lui. Il primo passaggio, quello della morte a se stessi, è il passaggio più doloroso della vita, ma come il Salmista ci ha indicato e come Cristo ha successivamente confermato e realizzato, affidandoci a Dio con l’esercizio ininterrotto dell’amore, a questo passaggio segue la vera vita, quella della gioia senza fine.
Capo d’Orlando, 08/09/2012
Dario Sirna