DA PIANO PROVENZANA AL PIANO DELLE CONCAZZE
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L’inverno appena conclusosi a noi siciliani ha lasciato una grande nostalgia delle sue valorose gesta. Il grande generale, infatti, quest’anno ha spiegato le sue truppe sui rilievi più importanti dell’Isola e, anche se non ha mai voluto occupare le quote basse, ha però largamente spadroneggiato sopra i 1.000 m. slm., prova ne è la persistente presenza, tutt’ora, di una Dama Bianca di eccezionale bellezza e consistenza. Testimoniano le sue valorose gesta le seguenti immagini scattate sull’Etna il 24 marzo u.s., dopo oramai tante settimane di tempo soleggiato e caldo.
A Piano Provenzana, quota 1.800 m. slm, il manto nevoso ha uno spessore strabiliante, tanto da potere facilmente competere con le località più nevose delle Alpi, negli anni migliori. Le baite sono sepolte dalla neve fino al colmo del tetto e le strade sembrano trincee delimitate da muri di neve alti anche 5 metri. La neve è molto compatta e ben assestata, segno di una notevole compressione dello spessore originario e prova, quindi, di eccezionali accumuli. Lo scenario dell’Etna sotto questa grande neve è di una bellezza indescrivibile e inimmaginabile. Il giorno dell’escursione le condizioni atmosferiche non erano le migliori per potere dare testimonianza fotografica di tale pregevole bellezza, comunque, nonostante ciò le foto scattate mostrano ugualmente qualcosa di unico. Diversi sono i fattori concomitanti che contribuiscono a creare tale particolare fascino. Innanzitutto la neve, che già di per se ha una elevatissima capacità di rapire il cuore umano, poi l’altezza, che consente all’occhio di allargare verso l’infinito il campo visivo, con prospettive aeree su vastissimi territori dell’Isola, dei mari circostanti e della Calabria, ancora, il Vulcano, con il suo indiscutibile fascino, e infine le strette relazioni con il Mediterraneo e l’Africa. Quella dell’Etna è una terra di forti scontri e di grandi battaglie ove, proprio grazie a ciò, è possibile provare emozioni di particolare intensità, che non saranno mai dimenticare per tutta la vita. Si sale verso il cratere centrale incontrando lungo il percorso una infinita serie di crateri più piccoli e laterali, uno di questi, formatosi nel 2002, ha colpito duramente con un’eruzione la stazione sciistica e turistica di Piano Provenzana. Dopo tre ore di cammino, improvvisamente, un forte odore di zolfo, si diffonde in tutta l’aria e scollinando un crinale, appare una densa nube di vapore che si innalza dalla neve. Sono delle fumarole, che ci ricordano subito che sotto la spessa coltre di neve batte un cuore di fuoco fuso. Si aprono tra la neve numerosi crepacci, che mostrano gallerie, grotte, ponti, cunicoli, scavati dal calore tra la neve e le colate laviche. La salita diventa più difficile, aumenta la consapevolezza dei rischi, ma il desiderio di andare avanti è molto più forte, perciò si continua. Siamo ormai alla quota del deserto lavico, ma di esso la neve ha cancellato ogni traccia. In assenza di neve è impossibile attraversare il deserto, con la neve, invece, diventa facilmente possibile crearsi un proprio percorso. Davanti a noi gruppi di 3, 4, escursionisti con gli scii ai piedi in una salita molto impegnativa e faticosa. Più si sale e più si allarga la vista verso il basso, a Nord l’orizzonte è contenuto dalla barricata dei Nebrodi, le cui cime più alte sono ancora innevate, e dai più modesti Peloritani. Piano Provenzana appare in tutta la sua notevole estensione.
Finalmente raggiungiamo il Piano delle Concazze, a 2.800 m. slm. Di fronte a noi svetta il cratere sommitale Nord Est, una intensissima nube di vapore e fumo esce continuamente dalla sua bocca e dalle altre bocche sommitali. Il fumo è notevole, al punto da offuscare diffusamente tutto il versante Est del Vulcano e da riempire l’atmosfera con l’odore del fuoco e dello zolfo. La zona è battuta da un fastidioso e freddo vento, la superficie del mantello di neve è modellata a onde, tanto da sembrare un mare agitato e congelato. Le onde scolpite nella neve si rincorrono tutte nel medesimo verso, segno di una direzione di vento prevalente, e sembrano precipitare giù in un ripido pendio. Tutto è surreale, la neve da bianca improvvisamente diventa rosa intenso a causa delle desertiche sabbie africane sospinte quassù dallo Scirocco, poi, invece sfuma nel nero di una pioggia di lapilli di recentissima caduta. Dalla dimensione dei lapilli, percepiamo di essere entrati nel raggio di azione delle fontane di lava dei recenti episodi stromboliani. Nel cuore è una lotta intensa tra l’emozione di voler raggiungere sulla vetta il bordo cratere e la paura di venire travolti da una improvvisa esplosione. Davanti a noi un gruppo di sciatori alpinisti si avventura e ci infonde coraggio. Continuiamo a fissare la meta e proseguiamo la scalata, raggiungiamo quota 2.900, siamo a un tiro di schioppo dal cratere più alto dell’Etna, ma il freddo è intensissimo, acuito da un forte e fastidioso vento, la stanchezza comincia a reclamare il riposo. Di fronte a noi la meta si fa oscura, il cratere scompare in una intensissima nube di vapore che avvolge ogni cosa. Ci rendiamo conto che non ha più senso proseguire a causa proprio della ridotta visibilità in cima e dell’elevato rischio percepito. Ci fermiamo e valutiamo di raggiungere l’Osservatorio Vulcanologico e il sottostante Pizzi Deneri (2.847). La scelta è felicemente ricompensata dalla suggestione di una visione unica. Dal Pizzi Deneri la visione di un paesaggio straordinario e inimmaginabile che si racchiude nella sottostante Valle del Leone. Ripidissimi i pendi del versante Est dei crateri sommitali precipitano a valle in un salto di oltre mille metri,quindi degradano in un nerissimo deserto lavico, da cui si ergono, come una catena montuosa, bianchissime vette che risalgono il versante Sud del Vulcano. Le forme nere degli alti crateri sommitali, la neve a grandi macchie di leopardo sul fondo scuro del pendio che precipita nella valle, le bianche vette in basso, e tutto il contesto generale creano una fortissima atmosfera lunare.
Improvvisamente la mente vola oltre i limiti del tempo per raggiungere altre ere passate e altri mondi fino a perdersi nella scintilla della creazione. Non sai più che pensare, non sai chi ringraziare e come ringraziare il Creatore di tutto, ti senti veramente privilegiato per avere vissuto un’esperienza così grande e unica.
Capo d’Orlando, 25/03/2012.
Dario Sirna