PRIMAVERA DI NEVE SULL’ETNA
Questa escursione è stata effettuata il 19 aprile, vigilia della Pasqua del Signore, al termine di una fase di tempo perturbato che ha coinvolto la nostra Isola con precipitazioni abbondanti, freddo e nevicate in montagna.
Il giorno dell’escursione, sui Nebrodi il manto nevoso si spingeva giù fino a milleduecento metri di altezza, mentre sull’Etna lo stesso livello arrivava alla quota di 1700 metri slm.. La neve primaverile non è un’eccezione, ma comunque è una rarità, per questo motivo abbiamo voluto documentare l’evento con un’escursione dal carattere forte e tipicamente invernale. Considerata l’alta posizione dello zero termico abbiamo scelto come luogo idoneo al nostro scopo il versante Nord dell’Etna.
Il percorso che documenta la condizione climatica attenzionata è quello che sale da Piano Provenzana all’osservatorio vulcanologico passando per le Coccinelle e virando per i Due Pizzi. Abbiamo scelto questo tipo di percorso perché esso si svolge sul versante più innevato del vulcano e perché la posizione dei Due Pizzi favorisce un notevole accumulo di neve. Considerato che dall’inizio dell’inverno fino al giorno in questione lo zero termico ha superato la quota di 2.500 metri di altezza solo per pochissimi giorni ciò ci ha spinti a credere che la zona dei Due Pizzi potesse presentare un innevamento eccellente, e così effettivamente è stato.
Ognuno dei coni si trovava, infatti, avvolto da una cortina circolare di neve con muri alti quasi cinque metri. Al centro di questa conca svettavano le due cime rocciose conferendo al posto un fascino estraneo a tutto il resto del vulcano.
L’escursione presenta perciò una documentazione quanto mai rara e unica in quanto nel pieno fulgore della luce primaverile ci fa vedere immagini, situazioni e condizioni prettamente invernali. Il cammino è stato molto duro a causa della notevole quantità di neve fresca, del forte vento e delle bassissime temperature. Non prevedendo la necessità delle ciaspole ci siamo ritrovati ad affrontare la ripidissima salita e il grande dislivello affondando ad ogni passo di 70 centimetri. Le intense folate di vento e il gelo dell’aria hanno notevolmente incrementato i disagi. Tuttavia non possiamo che ringraziare Dio per averci permesso di compiere tale cammino in condizioni talmente difficili, ma estremamente affascinanti. La grande nitidezza dell’atmosfera e la forza della luce primaverile del mattino ci hanno consentito di godere di un paesaggio straordinariamente bello e lucente, come testimoniato dalle foto prodotte. Neanche le nubi che in tarda mattinata hanno invaso l’area sommitale del cratere sono riuscite a smorzare la fenomenale bellezza dell’azzurro del cielo e del suo armonioso contrasto con il candore del manto nevoso. Anzi, dal punto di vista fotografico l’effetto è stato opposto ed esaltante, al punto da creare situazioni fotografiche di grande suggestione.
La scalata del vulcano non è una semplice passeggiata ma un vero e proprio cammino in cui ad essere coinvolti non solo piedi e gambe, ma tutto l’essere, compresa la mente, lo spirito, il cuore, l’anima e tutta la vita interiore dell’individuo. Ogni passo affondato nella neve è un cancello aperto nel cuore, un cancello che libera verso il cielo le nostre paure, il nostro dolore, le nostre angosce, le nostre preoccupazioni, le nostre incertezze, i nostri sentimenti e tutto ciò che la società ci obbliga e tenere dentro o che comunque ci impone dall’esterno. Analogamente questa liberazione interiore diventa anche buona occasione per nutrire il cuore con le gioie che Dio stesso prontamente ci elargisce e che noi possiamo finalmente accogliere grazie allo spazio liberatosi. Il salire nel candore della neve, come l’ascendere nell’azzurro del cielo, è una vera e propria Pasqua, una risurrezione di tutta la persona che finalmente riesce a trovare il suo equilibrio e la sua pace relazionandosi con Dio, unica vera sorgente di bellezza, di pace, di vita e di salute.
Capo d’Orlando 15/05/2014
Dario Sirna