ETNA – LA BELLISSIMA GROTTA DI SERRACOZZO
Dopo la Grotta del Gelo la Grotta di Serracozzo è la grotta più visitata dell’Etna per la sua particolare struttura e per gli effetti prodotti al suo interno dai fasci di luce che la illuminano dall’alto. Si trova sul versante Est dell’Etna ad una quota di circa 1.900 metri slm.
E’ facilmente raggiungibile, e questo è uno dei motivi per cui è anche molto visitata, grazie ad un sentiero che parte dallo spiazzale antistante il Rifugio Citelli. Il percorso non è né eccessivamente lungo, né eccessivamente difficoltoso, e si snoda attraverso un’altalena di salite e discese con maggiore prevalenza delle prime. Lungo il cammino occorre attraversare dei piccoli torrenti, cosa molto rara sull’Etna, dove generalmente le acque meteoriche vengono inghiottite dalla notevole porosità del suolo vulcanico. Il sentiero non è particolarmente panoramico, ma in compenso si avvale della frescura del bosco. Nelle parti scoperte è possibile ammirare dal basso tutto il crinale di Serracozzo, ma essendo ad una quota ancora troppo bassa non si ha la possibilità di affacciarsi sullo spettacolare scenario della Valle del Bove. Resta invece totalmente libero l’affaccio su tutto il litorale Ionico della Sicilia e sulla punta dello stivale calabro. L’escursione richiede un tempo minimo di due ore compresa la visita alla grotta e il rientro, ma ovviamente nulla impedisce di utilizzare tempi ben più lunghi, con soste più estese. Dopo la visita alla grotta noi consigliamo di non ritornare indietro ma di raggiungere il soprastante crinale di Serracozzo e di risalirlo il più possibile mantenendosi sempre sull’orlo esterno della Valle del Bove. Il sacrificio richiesto per allungare il tragitto verrà ampiamente ricompensato dalle vedute panoramiche offerte dalla posizione guadagnata. E se le condizioni meteo e le proprie forze fisiche lo consentono, l’ideale sarebbe risalire tutto il crinale fino ad arrivare ai Pizzi Dineri e all’osservatorio vulcanologico ( il dislivello complessivo è di oltre 1.100 metri) . Per il rientro è sufficiente ridiscendere il crinale e non perdere mai di vista il Rifugio Citelli, verso il quale occorrerà ad un certo punto deviare la triettoria. Durante il cammino in salita le pendenze impennano sempre di più e in alcuni punti il crinale appare talmente ripido da somigliare a una parete verticale, è solo un effetto ottico, in quanto, sebbene eccessivamente ripido, il sentiero esiste e permette di scalare il pendio senza pericolo alcuno.
La grotta di Serracozzo è una grotta di scorrimento lavico, come le pareti stesse testimoniano, ma rispetto alle altre grotte di stessa origine ha un fascino molto più grande grazie alla sua particolare struttura. Somiglia moltissimo a un canyon chiuso con pareti verticali altissime e molto vicine l’una all’altra. L’impressione è di entrare in un corridoio sotterraneo serpeggiante ove le tenebre della terra sono improvvisamente debellate dai fasci di luce che entrano da alcuni fori esistenti sulla volta della grotta. Si tratta di piccolissime aperture originatesi in seguito a un parziale cedimento della crosta di lava che forma il tetto della grotta. Questi fasci di luce si accentuano maggiormente quando la direzione dei raggi del sole batte perpendicolarmente al suolo e quindi nelle ore centrali del giorno. La grotta in queste ore assume varie sfumature luminose che degradano mano mano che ci si allontana dalla sorgente. A ogni sfumatura luminosa corrisponde anche una diversa percezione sia del colore, sia della porosità superficiale delle pareti verticali che stringono questo strano budello. Gli effetti sono davvero suggestivi e hanno un gusto fortemente esotico, richiamando alla mente gli ambienti fantastici delle favole di “Mille e una notte”. Definire questa grotta un canyon sotterraneo non è poi affatto sbagliato se si pensa che esso è stato generato da un fiume, non di acqua ovviamente, ma di lava fluida. Una genesi molto diversa da quella dei canyon scavati dall’acqua nella roccia, ma il parallelismo funziona ugualmente se si considera che sia l’acqua che la lava sono due fluidi che scorrendo erodono le pareti laterali con cui toccano. La cosa straordinaria nel caso delle grotte di scorrimento è che le pareti laterali erose sono della stessa sostanza del fluido che le erode, ma allo stato solido anziché liquido. E non solo, perché tali pareti in realtà non sono preesistenti al flusso che li scava ma sono originate dallo stesso flusso lavico, il quale nelle zone più esterne, quelle cioè a più stretto contatto con l’aria e il terreno inerte, raffreddandosi si solidifica e forma le pareti esterne del tunnel al cui interno scorre il magma. Finita l’alimentazione della colata parte degli spazi occupati dal fluido rimangono vuoti. Ecco perché la percezione che si ha visitando questa grotta è proprio quella di essere in un canyon e non in una classica grotta. La particolarità della Grotta di Serracozzo, rispetto a tutte le altre grotte di scorrimento è che evidentemente la sezione trasversale del fluido magmatico che la ha originata era molto sviluppata in altezza e pochissimo in larghezza, mentre generalmente tali sviluppi si equivalgono, quindi una sezione molto più simile a un rettangolo con lato maggiore in verticale che a una circonferenza. Non sappiamo trovare una giustificazione a tale fenomeno se non quella di un convogliamento naturale della lava all’interno di un vallone preesistente avente già una struttura simile.
Capo d’Orlando 25/10/2014
Dario Sirna