ETNA – DAL MONTE FRUMENTO DELLE CONCAZZE ALL’OSSERVATORIO

LA RISALITA DEL VERSANTE EST DELL’ETNA – SECONDA PARTE – CRATERE FRUMENTO DELLE CONCAZZE – PIZZI DENERI – OSSERVATORIO – PIANO PROVENZANA

Etna - Dal Cratere Frumento Concazze all'Osservatorio-0766Questo reportage è la documentazione della seconda parte del cammino effettuato sull’Etna nel mese di gennaio per raggiungere i Pizzi Dineri e l’Osservatorio Vulcanologico partendo dal Monte Baracca.

In questa seconda e conclusiva tappa dell’escursione il percorso mostrato è quello compreso tra il Monte Frumento delle Concazze e l’arrivo a Piano Provenzana. A coloro che volessero cimentarsi in questa bellissima e affascinante impresa precisiamo che l’escursione in questa seconda parte è molto impegnativa, presenta caratteristiche tipiche dell’alpinismo, deve essere affrontata con una adeguata preparazione. Lasciato il cratere del Frumento delle Concazze ci si avvia sul ripidissimo pendio del versante Est dell’Etna, nella porzione geografica compresa tra la Valle del Bove, immediatamente a sinistra, e Piano Provenzana, in fondo a destra. Il fondo naturale sul quale si svolge il cammino è costituito da una mistura di sabbie vulcaniche sciolte intervallate ad affioramenti rocciosi e a vaste aree innevate e ghiacciate. In queste condizioni è conveniente sfruttare al massimo gli affioramenti rocciosi, sui quali il piede si muove con maggiore agilità, minore fatica, e discreta sicurezza. Da evitare assolutamente le aree innevate, spesso gelate e quindi insicure a causa delle forti pendenze, non consigliati neanche i ramponi da ghiaccio a causa della disomogeneità del fondo. Nella vasta area attraversata per risalire la china del vulcano noi ci siamo mossi sul suo limite sinistro, quello più prossimo alla Serra delle Concazze, ma senza mai sconfinare verso la Valle del Bove, se non in cima, nei pressi della Valle del Leone. Questo percorso offre spunti paesaggistici di eccezionale bellezza. Le vedute aeree si allargano su tutta la costa ionica della Sicilia fino a oltrepassare lo Stretto di Messina per raggiungere la punta dello stivale italico. La fatica affrontata per risalire i ripidissimi pendii è completamente smorzata e vinta dall’emozione offerta da questo volo paesaggistico. Il vulcano, apparentemente dolce e accessibile, mostra in questa zona i suoi potenti muscoli di montagna dura e ostile, costringendo il piede a sollevarsi rapidamente verso il cielo, quasi come nella scalata di uno strapiombo roccioso. Questo incredibile spostamento ascensionale è ulteriormente confermato dalle vertiginose vedute che lo accompagnano durante il suo evolversi. Come quando si sale su una scala a pioli presto il punto di partenza si fa piccolo, lontano, quasi irriconoscibile, mentre il campo ottico si allarga sempre di più fino a sconfinare negli orizzonti più distanti dell’isola. Il vulcano si trasforma in una rampa di lancio per il cielo che immette l’anima su un parallelo quotato di straordinaria bellezza. Un’onda di azzurro, impetuosa come uno tsunami, ma festosa come  la pace, si solleva dallo Ionio fino al firmamento e nella sua freschezza travolge ogni cosa portandoci sulle ali della leggerezza. La fatica scompare, a essa si sostituiscono la gioia e la beatitudine, il cammino si trasforma in un  gioco, la salita diventa agile come un piano, lo spazio perde i suoi confini, l’anima non è più prigioniera del corpo, la libertà si appropria dei nostri movimenti, tutto l’infinto improvvisamente è stretto nel pugno della nostra mano. Ci rendiamo conto che non siamo più schiacciati dal peso dell’atmosfera che ci sovrasta, ma che stiamo camminando sciolti su di essa, calpestando il pavimento del cielo. Tutto è sotto i nostri piedi, le città, i monti, le campagne, la gente, il mare sono come catturati dagli inferi terrestri mentre noi scorazziamo liberi nello spazio senza peso, senza ostacoli, senza vincoli. Per un attimo percepiamo la sensazione di non essere più schiavi del mondo, ma di essere  cittadini e signori di una realtà in cui la bellezza è gratuita e tutta ci è donata con amore, come a figli.  E’ la volta celeste, che infiammata di Paradiso, ci avvicina a Dio e ci appaga già da lontano con la dolcezza dei suoi profumi.  Ci piace restare immersi in questa atmosfera di gaudio e di luce in cui la solitudine non esiste e il mondo è vinto dalla pienezza dell’amore, che allaga e riempie il cuore.

Capo d’Orlando 03/05/2014

Dario Sirna

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