MUNCIBEDDU – LA SCALATA DEL VULCANO
A distanza di un anno di tempo siamo ritornati sul Monte Etna per riproporvi la bellezza affascinante e irresistibile del vulcano più alto di Europa. Punto di partenza dell’escursione è stato Piano Provenzana, la stazione sciistica di Etna Nord, da qui ci siamo arrampicati sulle pendici del Mongibello seguendo un percorso diverso da quelli effettuati l’anno precedente. La meta finale del cammino compiuto è stata sempre la bocca sub-terminale di Nord Est, detta anche bocca del 1911, posta alla quota altimetrica di 3.330 m slm. |
Il reportage di oggi illustra il cammino compiuto fino a I Due Pizzi, il restante cammino con l’escursione al cratere di Nord Est sarà oggetto di un successivo articolo. Il percorso scelto per effettuare l’escursione è quello che da Piano Provenzana collega direttamente con il Monte Nero e da qui passa attraverso il piano su cui si ergono il Monte Timpa Rossa, il Monte Cacciatore, il Monte Frumento e il Monte Pizzillo. Tale tipo di percorso presenta notevoli vantaggi rispetto ai diversi cammini che è possibile scegliere per raggiungere la vetta del Vulcano. Il vantaggio principale è offerto dalle minori difficoltà di percorso e dalla minore pesantezza dello stesso. Questo itinerario, infatti, allunga notevolmente la lunghezza della strada e ripartisce i dislivelli da coprire su distanze maggiori, riducendo conseguentemente le pendenza. Ricordiamo che l’Etna, apparentemente molto semplice da scalare, presenta invece notevoli difficoltà, dovute a vari fattori, tutti concomitanti e tutti rilevanti. Sottovalutare uno di essi può diventare non solo causa di insuccesso per l’escursione, ma soprattutto può essere cagione di pericoli molto seri. Tali pericoli sono dovuti sia alla notevole distanza da coprire, sia alla grande differenza di quota da superare, sia all’altitudine, sia alle insidie che la natura vulcanica del posto nasconde sotto la neve. Nel caso in questione, in un solo giorno è stato coperto un dislivello di ben 1.530 metri, ossia il dislivello esistente tra la quota di 1.800 metri di Piano Provenzana e la quota di 3.330 metri del Cratere di Nord Est. L’altitudine del cammino effettuato espone il corpo a un notevole stress dovuto a fattori climatici estremi, quali il freddo intensissimo e il sole accecante. A ciò bisogna aggiungere l’insidia pericolosissima di un fondo fortemente instabile dovuto ad un’attività vulcanica perenne, la quale si manifesta anche attraverso il fenomeno delle fumarole e dei crepacci. Queste due manifestazioni generano nello spesso manto di neve che ricopre il Vulcano delle vere e proprie trappole che possono inghiottire l’escursionista meno accorto in profondi baratri. Il percorso da noi effettuato da questo punto di vista è il meno rischioso e il meno faticoso, esso, inoltre offre il grande vantaggio di attraversare una zona ricca di bocche vulcaniche e di crateri laterali inattivi aventi un fascino irresistibile. Inoltre svolgendosi quasi per intero su un costone esterno permette di godere una vista panoramica eccezionale e di attraversare un ambiente naturale la cui bellezza è indescrivibile. Per questo tipo di escursione raccomandiamo ai partecipanti di preparasi ad uno sforzo fisico costante e prolungato, anche se non eccessivo. L’Etna sfianca non tanto per le sue difficoltà di cammino quanto per il prolungamento nel tempo delle stesse. L’effetto della neve, la linearità delle forme, la totale scopertura del suolo, l’assenza di vegetazione arborea e le dimensioni del Vulcano spesso ingannano l’escursionista sulla effettiva valutazione delle distanze, delle pendenze e delle difficoltà di cammino. Può accadere, perciò, che trovandosi nei pressi del Monte Pizzillo, ad una quota di 2.600 circa si abbia l’impressione di essere prossimi all’arrivo e di avere superato la parte più lunga e difficile del cammino, questa considerazione è una pura illusione che inganna sfavorevolmente il visitatore, il quale deve infatti tenere presente che la parte più difficile e più faticosa della strada da compiere deve ancora arrivare. Ma raggiungere il Monte Pizzillo, passare da I Due Pizzi è già una grandissima soddisfazione, che regala grandi emozioni e importanti gratificazioni. In assenza di neve fresca sconsigliamo l’uso delle ciaspole. Gli scarponi da Trekking sono, invece, da preferire a qualsiasi altra soluzione. Interessante è la scelta degli scii, ma bisogna saperli utilizzare e inoltre hanno il grande inconveniente di essere scomodi in tutte quelle occasioni in cui volendo scattare delle foto particolari o volendo raggiungere zone non innevate si è costretti a toglierli per camminare senza. Nonostante le bassissime temperature registrate sul vulcano e nonostante l’abbondanza di precipitazioni nevose accade che nelle zone esposte ai fortissimi venti che si abbattono su di esso la neve viene volata via. A ciò bisogna aggiungere la presenza diffusa su tutto il territorio del Vulcano di estese coperture di lapilli che vengono eruttate periodicamente dalle bocce terminali durante il fenomeno delle fontane di lava e delle esplosioni. Si tratta di ampie zone ricoperte da uno spessore considerevole di lapilli aventi le dimensioni delle pietre e del pietrisco. Questo fenomeno quest’anno è stato molto frequente e ha contribuito a modificare le sembianze della coltre di neve, dandole spesso i colori e le forme dell’elegante mantello di un Dalmata. Queste macchie nere sono uno degli spettacoli incontrati durante il cammino compiuto. Il fascino del forte contrasto tra il bianco candidissimo della neve e il nero intenso e cupo della lava crea un pregevole effetto che si arricchisce ulteriormente dei disegni tigrati e gheopardati della pioggia di lapilli. Il cammino illustrato oggi ci propone, inoltre, la bellezza indescrivibile delle bocche laterali poste tra i 2.000 metri del Monte Nero e i 2.400 metri di Monte Pizzillo. In questa fascia altimetrica sul versante di Nord Est esistono tanti crateri non attivi, tra cui citiamo le bocche del 1809 e i crateri Umberto e Margherita. Ciò che affascina di questa zona è l’eleganza delle linee, la bellezza delle geometrie, la perfezione delle forme, il contrasto dei colori, la raffinatezza della vegetazione, lo stupore dei paesaggi, la grandiosità dei panorami. Tutto questo insieme di effetti, di per sé già ricchi e sufficienti per destare meraviglia in chiunque, si avvale inoltre della grande ed insuperabile suggestione del bianchissimo e alto cono centrale, dell’inseparabile e misterioso pennacchio di fumo che fuoriesce da esso, della luminosa trasparenza della volta celeste e della profumata aria che sale dall’azzurro intenso del Tirreno e dello Ionio. Tutto il cammino compiuto è stato accompagnato dai benefici effetti di questi fenomeni e dalla gioia di un sole sempre splendente e caldo. Inoltre, in tarda mattinata una estesa coltre di nuvole si è impossessata dei cieli delle piana di Catania, mantenendosi ad una quota inferiore ai 1.400 metri. Il letto di nubi scorreva sotto i nostri occhi, lontano da noi, senza rubarci neanche un po’ dello splendore dell’azzurro e assolato cielo, ma dandoci l’impressione di camminare nel firmamento, laddove non piove mai e il sole è sempre raggiante. In serata, sulla via del ritorno, abbiamo attraversato tale strato nuvoloso costatando con grande stupore che esso effettivamente dava luogo a una sottile e lenta pioggia. Tra le bellezze incontrate nel cammino illustrato non possiamo non citare il paesaggio trovato in prossimità de I Due Pizzi. Qui due formazioni di lava, aventi la geometria di due piccoli coni vulcanici improvvisamente si innalzano dal deserto lavico creando un ambiente singolare, reso ancora più affascinante da un accumulo di neve avente lo spessore di quasi dieci metri. La spessa coltre bianca avvolge i due coni formando una trincea di neve a forma di anello al centro della quale si innalzano i due pizzi. L’ambiente creato dalla neve ci riporta a quelle atmosfere artiche che sono caratterizzate dalla presenza di enormi strapiombi di ghiaccio. La posizione raggiunta ci apre davanti il grande pendio da cui si innalza il bellissimo cono del cratere di Nord Est. Siamo a metà percorso e la notevole bellezza dei paesaggi incontrati ci ha già riempito di grandi soddisfazioni e di forti emozioni. Il nostro cuore sente la forza viva di una natura sempre attiva che pulsa sotto i nostri piedi e che obbedisce al comando divino della creazione. Sotto la spessa e gelida coltre di neve calpestata pulsa un motore che ci riporta al primo giorno della creazione, il giorno in cui furono fatti i cieli e la terra, facendoci sperimentare la potenza inarrestabile e incontrastabile della parola di Dio. Una Parola che non smette mai di essere operativa e che continua ancora oggi a esprimere attraverso la bellezza del creato l’amore di Dio per l’uomo. Il fascino del vulcano ci unisce immediatamente al mistero di questo amore e ci conduce alla contemplazione delle sue innumerevoli e diverse manifestazioni.
Capo d’Orlando 26/03/2013
Dario Sirna