ETNA – DA MONTE DAGALOTTO A PUNTA LUCIA

ETNA – LA SCALATA DEL VULCANO E LA CONQUISTA DEL CRATERE CENTRALE – TRATTO COMPRESO TRA MONTE DAGALOTTO E PUNTA LUCIA

Il percorso di oggi è la continuazione dell’escursione effettuata sull’Etna  il 6 aprile 2013. Nella scalata del Vulcano, finalizzata alla conquista del Cratere Centrale, dopo aver raggiunto il Monte Dagalotto alla quota di circa 2.600 metri di altezza ci siamo diretti verso Punta Lucia, posta alla quota di circa 3.000 metri, seguendo un percorso pressoché lineare.

Superato il ripido costone del versante orientale il cono vulcanico dell’Etna si addolcisce trasformandosi in un grande falso piano. Come già detto in  altri articoli, le dimensioni notevoli delle grandezze in gioco schiacciano le altezze facendo sottostimare le distanze, i dislivelli e le pendenze. L’impressione ottica è di trovarsi su un piano e non in un pendio,  e che il cono sommitale sia vicinissimo. Gli sforzi e le difficoltà di cammino, invece, dimostrano tutta la pesantezza di questo interminabile tratto. Nonostante la immutabilità del ricco panorama di alta quota e nonostante la monotonia del piano e delle grandi distese di neve, la zona attraversata regala inaspettate emozioni dovute principalmente ad una fortunata  combinazione di elementi diversi quali la neve, il gelo, il vento e la sabbia vulcanica. Le bocche laterali sono ormai lontane e  a distanza appaiono piccole e poco significative, acquista invece sempre più importanza   una lunga serie di piccolissimi coni di lava, si tratta di numerosi pizzi conici costituiti da roccia lavica totalmente ricoperta di neve. La particolare disposizione a catena di questi piccoli coni disegna sul piano da cui emergono l’ossatura di una catena montuosa in miniatura che avvicinandosi al cono centrale si  intreccia e si innalza formando un bellissimo costone roccioso armoniosamente sagomato e ondulato. Questa struttura montuosa corre sinuosa verso il cratere di Nord Est, alla cui base si ferma per formare il piano di appoggio del relativo cono. Essa conferisce all’ambiente circostante un fascino particolare che colpisce l’escursionista sia per l’eleganza delle sue linee e delle sue forme, sia per il candore dello spettacolare manto di neve che la ricopre. Gli agenti atmosferici formano su queste strutture di lava delle vere e proprie sculture di ghiaccio. Il ghiaccio e la neve impastati insieme dalla forza modellante dei freddi venti che spirano dai quadranti occidentali esaltano a vicenda il loro biancore, assumendo una conformazione simile a quella dello zucchero montato per la decorazione dei dolci. L’effetto è singolare, pregevole  e molto interessante. Il fenomeno si presenta in tutte le strutture rocciose che si innalzano dal suolo verso l’alto trasformando questo angolo del Vulcano in un vero e proprio museo naturale di arte moderna. La lavorazione del manto nevoso non riguarda solo tali elementi, particolari molto interessanti, infatti, possono notarsi anche sullo strato di neve che ricopre il suolo. In alcune zone è possibile osservare una bellissima struttura a sfoglie. Le lamine di neve, spesse anche meno di un centimetro si sovrappongono l’una sull’altra come in una millefoglie dando vita ad una struttura stratificata particolarmente bella, messa in evidenza dall’azione erosiva e  modellante del   vento che scava in esso mettendo in rilievo con una prospettiva fortemente tridimensionale ogni singolo strato del guscio nevoso. L’effetto è molto simile a quello osservabile in alcune rocce stratificate, ma a causa dell’intenso candore della neve assume qui un fascino ancora più esaltante. Altrettanto belli e meritevoli di attenzione sono i lavori intessuti dalla stesse forze sulla superficie esterna di alcune parti del manto nevoso. In queste zone la raffinatissima  lavorazione della pelle della neve ricorda il prezioso lavoro dei ricami effettuato dalle nostre nonne sui copriletto di lino. La bellezza di questi particolari è tale che danneggiare con le orme dei piedi questi capolavori della natura ci sembra un vero e proprio sacrilegio, per questo cerchiamo di passare all’esterno di queste aree, pur mentendoci nelle loro strette adiacenze. L’osservazione di queste preziose opere della natura ci trasferisce immediatamente nella magia del mondo della neve e del ghiaccio. Mentre a poche centinaia di metri da noi il calore del magma fuso dal cento della terra risale fino alla superficie esterna del pianeta, noi siamo completamente immersi nel fantastico mondo del gelo e delle sue originalissime manifatture. Altro particolare molto interessante è costituito dalla affascinate colorazione maculata e tigrata delle attigue aree del cono di Nord Est. Qui grazie ad una consistente miscelatura di neve e polvere vulcanica la superficie della coltre nevosa si presenta fortemente variegata come in un raffinato  melange di bianco, nero e grigio. Anche questo effetto zebrato rapisce l’attenzione e suscita forti emozioni. Improvvisamente il bellissimo cielo blu della montagna di alta quota si comincia a popolare di nubi e di banchi di nebbia, nel giro di pochi attimi il tempo cambia bruscamente e ci troviamo in compagnia di imponenti cumulonembi. Questi signori del cielo sembrano venirci addosso per inghiottirci nelle loro bianche e splendenti fauci. Il sole viene oscurato, l’azzurro del cielo si tappezza di bianco, sulla neve corrono veloci le ombre delle nuvole trasportate dal vento mentre noi abbiamo l’impressione  di camminare in mezzo alle vie del cielo. Contemporaneamente dalle bocche terminali del vulcano inizia una intensissima attività di degassazione che innalza nel cielo imponenti colonne di candido fumo. La leggerezza dei vapori viene trascinata dal soffio costante di del vento proveniente da occidente. Nubi, fumo e vapori si alternano e combinano tra di loro dando luogo ad uno spettacolo naturale di grande effetto. Il palcoscenico dell’Etna, come per magia, diventa misteriosamente velato e le immagini dei crateri sommatali scompaiono e ricompaiono in mezzo ai banchi di vapore  e di nuvole. La notevole mutevolezza del tempo e la costante emissione dei gas rendono molto più difficile la prosecuzione dell’escursione in quanto a causa delle ridottissima visibilità spesso il cammino diventa un brancolare nel buio. Fortunatamente a questi istanti di oscurità si succedono attimi di chiarore e nitidezza che permettono di correggere la traiettoria e di raggiungere la Punta Lucia, appena sotto alla zona dei coni sommitali. Immortalare la bellezza delle immagini osservate diventa molto difficile a causa della costante presenza di un velo di nebbia che offusca la nitidezza dell’aria anche nei momenti in cui brillano i raggi solari. Ciò si ripercuote sfavorevolmente su moltissimi scatti, ma senza sminuire l’emozione all’interno del nostro cuore per  le meraviglie osservate e l’incantevole atmosfera creata dalle condizioni meteorologiche e dalla indiscutibile bellezza dell’ambiente attraversato. La presenza delle nubi ci rende vicini al cielo facendoci sentire pellegrini che cammino sulle azzurre vie che conducono verso la purezza degli angeli. Ci sembra quasi quasi si sentire il fresco profumo della loro presenza e la seducente melodia del loro canto di lode a Dio. Anche noi veniamo coinvolto nel coro celeste e pieni di fervore e entusiasmo ci uniamo all’angelico canto per proclamare la bellezza del nostro meraviglioso Creatore e Signore.

Capo d’Orlando 10/04/2013

Dario Sirna

 

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