ETNA – CRATERE CENTRALE E OSSERVATORIO – ESPLOSIONI AL CRATERE SUD EST
Nel racconto di oggi continuiamo a illustrare il cammino compiuto per portare a compimento l’escursione alle aree terminali dell’Etna e per raggiungere l’osservatorio geofisico di Pizzi Deneri.Il cammino documentato nel reportage pubblicato ieri si ferma a Punta Lucia, zona panoramicissima dell’Etna e punto di accesso ai crateri sommitali. Da questa zona sono visibili sia il cratere di Nord Est, sia il cratere Centrale ed è possibile perciò scegliere se raggiungere l’uno o l’altro. |
Nostro obiettivo prefissato è il cratere Centrale e tutta la zona ad esso circostante, per cui non abbiamo alcun dubbio nell’impostazione del percorso successivo. La quota raggiunta a Punta Lucia è di 3.000 m slm, le condizioni meteorologiche sono molto diverse rispetto a quelle delle zone percorse precedentemente. Il freddo è molto intenso, il vento è più sostenuto, il cielo è continuamente offuscato da rapidi e improvvisi annuvolamenti dovuti a deboli nebbie e alla ingente colonna di vapore eruttata dalle bocche di tutti i crateri. L’attività vulcanica sommitale è evidente e intensa, essa alle bocche del cratere di Nord Est, della Voragine e della Bocca Nuova si esplica attraverso una intensa e ininterrotta degassazione che sprigiona nell’atmosfera volumi enormi di vapori e gas di colore bianco. Il vento teso, spirante dai quadranti settentrionali, fortunatamente convoglia tali emissioni in direzione opposta alla nostra presenza, favorendo così il nostro cammino. Ma l’attività sommitale del Vulcano non si esaurisce attraverso le emissioni delle bocche su citate, infatti, la quiete sonora della quota raggiunta è interrotta a intervalli regolari dai boati delle esplosioni che interessano il terzo cratere terminale, quello del versante di Sud Est, segno di una fase attiva molto più importante. Lentamente, costeggiando il fianco occidentale del cono di Nord Est, risaliamo la china del Vulcano fino a raggiungere il bordo del cratere Centrale. Anche qui le condizioni atmosferiche sono fortemente disturbate dalla presenza di banchi di nebbia e dalle folate di vento che trascinano nelle loro spire ingenti volumi di gas vulcanici. Raggiunto il bordo del cratere siamo completamente avvolti dai gas, per fortuna poco piccanti. All’interno delle due grandi bocche che si trovano nella immensa conca del cratere centrale non si vede nulla. Il fumo, il vapore, i gas e la nebbia invadono questo enorme pentolone, trasformandolo in una caldaia piena di misteri. Le esalazioni e i vapori traboccano dal cratere in abbondanza nascondendo al loro interno la causa di tale fenomeno. L’atmosfera che avvolge il cratere è davvero affascinate, il terreno gelato è sostituito da un tiepido, morbido e giallo pavimento di zolfo da cui si sprigionano continuamente vapori e gas. Lungo la linea esterna del circolo craterico la forza del vento ha la capacità di spianare la montagna di vapore emessa dal vulcano facendo emergere da esso il bordo merlettato della bocca. Il netto contrasto esistente tra il colore scuro ed intenso del bordo esterno del cratere e il vapore bianco che riempie la cavità interna della bocca disegna sul profilo del vulcano il limite che non deve essere oltrepassato. Affacciarsi oltre questo limite significa sporgersi con il corpo dentro le viscere calde e fiammeggianti del pianeta. Percorriamo a piedi il bordo settentrionale del cratere ma in ogni suo punto la visibilità all’interno delle bocche è nulla, cerchiamo gli attimi di maggiore soleggiamento per sfruttare l’effetto benefico della luce sulla vivacità dei bellissimi colori che dipingono l’orlo del cratere e le zone attigue. Successivamente raggiungiamo anche l’area del vulcano compresa tra le bocche del cratere Centrale, il cono di Nord Est e il cono di Sud Est. Quest’ultimo in questa posizione rimane sempre oscurato dalla notevole mole di vapore eruttato dalle altre bocche, ma la sua presenza è fortemente evidenziata dal rimbombo sordo dei boati che provengono dalla sua direzione. L’ambiente attraversato è dominato dalle sagome offuscate e misteriose dei due coni laterali, mentre a valle si sporge sulle voragini interne del Cratere Centrale. L’atmosfera delle aree terminali è molto suggestiva per una serie di motivi concomitanti che conferiscono al posto un fascino non indifferente. Lo spettacolo naturale è comunque fortemente compromesso dalla scarsissima visibilità, ma bisogna entrare nella logica della natura per comprendere che questo aspetto del vulcano fa parte del gioco e che esso è partecipazione diretta alla vita e all’attività di questo colosso di forze e di potenza. Il pianeta al suo interno è vivo e in continuo movimento, esso ha un respiro profondo che è evidenziato dalle colonne di vapore espulse verso l’esterno, dai ruggiti delle esplosioni e dai rigurgiti di magma liberati sulla sua faccia. Ci è impossibile documentare la zona attraversata a causa della elevatissima concentrazione di gas e della ridotta visibilità. Queste condizioni ci costringono a desistere dal tentativo di approfondire l’escursione in vetta e ci spingono a intraprendere la discesa. L’occasione delle esplosioni dalla bocca di Sud Est ci suggerisce di cambiare il percorso di rientro deviandolo sul fianco settentrionale e orientale del cono di Nord Est con lo scopo di avvicinarci all’Osservatorio Geofisico. Questo cammino in discesa ci offre nuove suggestioni paesaggistiche che si concretizzano soprattutto nella zona dell’osservatorio, sul Piano delle Concazze, e sui Pizzi Deneri. Qui il Vulcano oltre allo spettacolo di un paesaggio grandioso e fantastico, dai toni tipicamente marziani, ci dà la possibilità di assistere alle esplosioni che interessano l’attività del cratere di Sud Est. Queste esplosioni si distinguono dall’attività di degassazione per il colore scurissimo della nube che si innalza sulla bocca del cratere. Nell’esplosione infatti, oltre ai gas vulcanici, sono coinvolte grandi quantità di polvere e materiale solido, oltre che bombe di magma di varie misure. Le esplosioni sono continue, ma non eccezionali, le nuvole di sabbia da esse sollevate vengono immediatamente incorporate alle colonne di vapore emesse dalle altre bocche terminali e scompaiono verso sud ovest prima ancora di essere innalzate in cielo. L’Osservatorio Geofisico si trova in una posizione strategica che consente di tenere sotto monitoraggio l’attività di queste bocche, senza esporre le sue strutture al pericolo diretto delle colate laviche. I pizzi su cui esso è costruito, oltre allo spettacolo dei coni sommatali dell’Etna, offrono il pregio di un bel vedere eccezionale che dalla Valle del Leone si allarga su tutta la piana di Catania e sullo Ionio. A malincuore lasciamo questa posizione di grande privilegio e ci dirigiamo verso Piano Provenzana dando le spalle al Vulcano ma con gli perennemente fissati sulla bocca di Sud Est. Siamo contenti di essere riusciti a compiere questo grande giro e la nostra gioia non può trovare altra soddisfazione che nel ringraziamento elevato a Dio per la bellissima giornata donataci, per il regalo di una natura stracolma di meraviglie indescrivibili e soprattutto per il gusto insuperabile della comunione fraterna che unisce gli uomini tra di loro, alla natura e al Creatore.
Ringraziamo di cuore il Prof. Zed e l’amico Filippo per averci deliziato con la loro piacevole e preziosa compagnia.
Capo d’Orlando 23/04/2013
Dario Sirna