LUCA 9, 51-56
Buongiorno a tutti,
il cammino di oggi è guidato dai seguenti versi del Vangelo di Luca:
“51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.”
Il Vangelo di oggi ci mostra due aspetti differenti del cuore umano. Dio ha inviato il Figlio nel mondo per avvicinare il nostro cuore al Suo. Questo tentativo da parte del Signore di creare una comunione di amore tra se stesso e l’uomo si scontra con i tanti limiti del cuore umano. In questo brano del Vangelo ne emergono almeno due. Da una parte abbiamo i Samaritani i quali secondo la spiegazione fornitaci dal Vangelo non rifiutano Gesù come persona, ma lo rifiutano perchè “chiaramente in cammino verso Gerusalemme”. Dall’altra parte abbiamo i discepoli, i quali, cammino insieme a Gesù, hanno cioè il privilegio di stargli accanto e di goderne la sua presenza e tutti i vantaggi che essa comporta all’anima, allo spirito e al corpo, ma messi alla prova nel cuore dimostrano limiti molto pericolosi. I Samaritani con il loro rifiuto richiamano alla mente gli atteggiamenti di risentimento, di superbia, di invidia, di gelosia e di protagonismo che albergano nel cuore di ogni uomo di fronte alle scelte altrui. Ognuno di noi vorrebbe essere al centro dell’universo, come un astro che brilla di luce propria e che attira e subordina a sé ogni altro corpo celeste esistente. Analogamente ognuno di noi non accetta amicizie che contrastano con le proprie idee, cosicché se non condividiamo il comportamento, le fede, le teorie, le scelte e i principi di un nostro fratello, rifiutando lui rifiutiamo anche tutti coloro che con lui si relazionano. I Samaritani con avevano buoni rapporti con Gerusalemme e di conseguenza, per riflesso rifiutano Gesù che era diretto verso Gerusalemme. Questo atteggiamento di chiusura è un forte limite di azione nel campo dell’amore, il quale offre sempre al prossimo il cuore di chi lo esercita, indipendentemente dalle logiche del proprio tornaconto, del rancore, dell’orgoglio o dell’amor proprio. La reazione dei discepoli di fronte al rifiuto dei Samaritani non è meno grave. Essi, infatti si sentono feriti nell’orgoglio e conseguentemente reagiscono in maniera brutale, seguendo non il moto dell’amore, ma gli istinti della vendetta. Sia i Samaritani che i Discepoli dimostrano di avere un cuore immaturo, di essere lontani dall’amore di Cristo, come d’altra parte lo siamo anche noi, che di fronte a situazioni analoghe reagiamo con comportamenti completamente opposti all’amore. L’esempio da seguire e da imitare è quello fornitoci da Cristo nello stesso brano del Vangelo. Egli, pur essendo rifiutato da Gerusalemme, non nega il suo cuore a questa città, ma è pronto e deciso a dare la vita per essa. Egli, pur prevedendo la reazione dei samaritani, non passa davanti alle loro case tirando dritto, senza dare confidenza, ma offre loro se stesso e il suo cuore. Inoltre, di fronte al loro rifiuto non reagisce con violenza, ma comprende, attende, usa pazienza e misericordia, perché sa che il cammino di conversione non è un cammino facile e immediato, ma è un cammino lento fatto di piccoli progressi, di cadute, di riprese. Un cammino che richiede da parte di Dio pazienza infinita e attenzione. Anche noi con la stessa fede di Cristo siamo chiamati ad amare tutti i fratelli del mondo alla sua stessa maniera indipendentemente dai loro peccati, dal loro rifiuto, dalle loro convinzioni, dalla loro fede. Ciò significa che occorre usare sempre rispetto per la persona altrui, pur non condividendone le scelte di vita, e, saldi nella nostra fede, bisogna essere sempre pronti a porgere loro la mano qualora siano nel bisogno. Il nostro Amore deve brillare di fronte agli per indicare loro non noi stessi ma Dio e la salvezza offertaci da Gesù Cristo.
Capo d’Orlando, 01/10/2013
Dario Sirna.