PROVERBI 30, 5-9
Buongiorno a tutti,
il nostro cammino oggi trae indicazioni dai seguenti versi del libro dei Proverbi:
“ 5Ogni parola di Dio è purificata nel fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
6Non aggiungere nulla alle sue parole,
perché non ti riprenda e tu sia trovato bugiardo.
7Io ti domando due cose,
non negarmele prima che io muoia:
8tieni lontano da me falsità e menzogna,
non darmi né povertà né ricchezza,
ma fammi avere il mio pezzo di pane,
9perché, una volta sazio, io non ti rinneghi
e dica: «Chi è il Signore?»,
oppure, ridotto all’indigenza, non rubi
e abusi del nome del mio Dio.”
In queste poche righe del libro dei Proverbi sono concentrati alcuni degli insegnamenti più grandi che riguardano la vita dell’uomo. Non si tratta di precetti, ma di indicazioni di vita che tengono conto della nostra natura fallace. Tale natura è fortemente messa in evidenza dal comportamento tenuto da ciascuno di noi in certe situazioni.
E’ vero infatti che ogni parola da noi acquisita, compresa la parola di Dio, arrivata in noi non mantiene più il suo significato di provenienza, significato per la quale essa è stata emessa, significato che esprime il contenuto del messaggio da essa trasportato, ma viene pesantemente ricucita e adattata all’idea che noi abbiamo delle nostre necessità personali. Attenzione che non stiamo parlando delle nostre effettive necessità, ma dell’idea che noi ci facciamo di esse, idea che nella maggior parte dei casi non coincide affatto con il nostro benessere e con la ricerca vera della nostra pace. Quando questo nostro comportamento viene adottato nei confronti della Parola, il rischio grosso che corriamo è di mettere a tacere Dio, facendogli pronunziare discorsi che Lui non ha mai detto e facendogli consegnare messaggi che sono contrari alla sua volontà. Tutti, ma proprio tutti, abbiamo questa cattiva tendenza a personalizzare un concetto altrui e a storpiare le Verità consegnateci da Dio. Dunque al riguardo, specie nella elaborazione della Parola, non utilizziamo la nostra interpretazione personale, ma lasciamoci guidare dallo Spirito Santo, il quale ha parlato e parla continuamente nella Chiesa per venirci incontro e per rispondere a tutte le nostre esigenze. La santa Madre Chiesa è l’unica fonte a cui accedere per entrare in possesso del significato autentico della Parola di Dio. Se tale significato non è conforme alle nostre aspettative, non significa che la sua elaborazione è errata, ma che la nostra spiritualità necessita di un forte processo di conversione e di un solido cammino di purificazione.
La Parola di oggi ci pone, inoltre, di fronte alla nostra tendenza incontrollabile a sapere gestire le situazioni in cui la vita ci pone riguardo ai beni materiali. Un possesso eccessivo di tali beni allontana l’uomo da Dio, in quanto lo fa sentire completamente autonomo e pienamente soddisfatto, mentre in realtà tale percezione è solo un’illusione che nuoce gravemente alla spiritualità. Non sentire il bisogno di Dio a causa dell’appagamento materiale significa non avere affatto vita spirituale, ossia negare alla propria anima il benessere dell’amore divino. Tale benessere non ha niente a che fare né con le soddisfazioni corporali, né con quelle materiali. Si tratta infatti di un benessere legato esclusivamente al cuore, non dipendente dalla sessualità, non sottomesso alla materia. Analogamente può succedere che la povertà danneggi la vita interiore dell’uomo a causa dei disagi materiali vissuti. Ciò si verifica quando la colpa della nostra miseria viene rigettata su Dio. Anche in questo caso il nostro cattivo rapporto con i beni materiali ci allontana dalla vita interiore, interferisce negativamente con Dio e ci procura solo gravi danni.
Il libro dei proverbi ci insegna quindi a correggere questi nostri errati comportamenti mirando su un unico obiettivo, il nostro rapporto con Dio. Tale rapporto va posto al centro della nostra vita, attorno ad esso devono gravitare tutte le altre cose.
Capo d’Orlando, 24/09/2014
Dario Sirna.
