SALMO 37
Buongiorno a tutti,
vogliamo iniziare questo nuovo giorno recitando il Salmo 37, di seguito riportato:
Signore, non castigarmi nel tuo sdegno, *
non punirmi nella tua ira.
Le tue frecce mi hanno trafitto, *
su di me è scesa la tua mano.
Per il tuo sdegno non c’è in me nulla di sano, *
nulla è intatto nelle mie ossa per i miei peccati.
Le mie iniquità hanno superato il mio capo, *
come carico pesante mi hanno oppresso.
Putride e fetide sono le mie piaghe *
a causa della mia stoltezza.
Sono curvo e accasciato, *
triste mi aggiro tutto il giorno.
I miei fianchi sono torturati, *
in me non c’è nulla di sano.
Afflitto e sfinito all’estremo, *
ruggisco per il fremito del mio cuore.
Signore, davanti a te ogni mio desiderio *
e il mio gemito a te non è nascosto.
Palpita il mio cuore, †
la forza mi abbandona, *
si spegne la luce dei miei occhi.
Amici e compagni
si scostano dalle mie piaghe, *
i miei vicini stanno a distanza.
Tende lacci chi attenta alla mia vita, †
trama insidie chi cerca la mia rovina. *
e tutto il giorno medita inganni.
Io, come un sordo, non ascolto †
e come un muto non apro la bocca; *
sono come un uomo
che non sente e non risponde.
In te spero, Signore; *
tu mi risponderai, Signore Dio mio.
Ho detto: «Di me non godano,
contro di me non si vantino *
quando il mio piede vacilla».
Poiché io sto per cadere *
e ho sempre dinanzi la mia pena.
Ecco, confesso la mia colpa, *
sono in ansia per il mio peccato.
I miei nemici sono vivi e forti, *
troppi mi odiano senza motivo,
mi pagano il bene col male, *
mi accusano perché cerco il bene.
Non abbandonarmi, Signore, *
Dio mio, da me non stare lontano;
accorri in mio aiuto, *
Signore, mia salvezza.
Questo Salmo penitenziale è la preghiera di supplica innalzata al Signore da un lebbroso, che nella condizione di dolore fisico e interiore in cui versa, riconosce la sua situazione di peccato e si rivolge a Dio per ottener perdono e guarigione. Il Salmo rispecchia in tutto la teoria della retribuzione secondo la quale esiste una stretta correlazione tra malattia e peccato. Ma il messaggio contenuto nel Salmo deve essere inteso in maniera molto più profonda. Gesù ci insegna che nessun uomo è senza peccato: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Dunque questa diretta correlazione tra malattia e peccato è vera in solo nel senso in cui nel momento della malattia ogni uomo si ricorda del male compiuto. La malattia dunque non deve essere vista come la diretta conseguenza di un castigo divino meritato per i propri peccati. Tutti siamo peccatori e i sani lo sono non meno degli ammalati. La malattia non è uno strumento che ci consente di individuare nella società quali sono gli individui peccatori per metterli al margine di essa, per evitare che con la loro infermità infettino il cuore dell’uomo sano. Un altro verso del Vangelo afferma “Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi.”
Dunque, superata la teoria della retribuzione, il Salmo 37 diventa una preghiera in cui la malattia, grave o meno grave che sia, è un mezzo utilissimo per ritornare a Dio, per prendere coscienza dei propri peccati, per chiedere e ottenere perdono dal Signore. Infatti, le parole chiave del Salmo sono:”Ecco, io confesso la mia colpa, ho paura per il mio peccato.” Nella condizione del lebbroso l’uomo sperimenta la solitudine umana, il decadimento fisico, la debolezza, l’umiliazione, i suoi limiti, il dolore, la tristezza, l’afflizione e tutte quelle condizioni che essendo molto più grandi di lui, egli non può affrontare né personalmente né con l’aiuto di altre persone. La condizione di bisogno è talmente estrema che all’uomo non resta che rivolgersi a Dio per trovare ristoro. Ma quando l’uomo è costretto a rivolgersi a Dio, automaticamente egli sente il bisogno di ottenere il perdono per le proprie mancanze e i propri infiniti peccati. Dunque non è il peccato che arreca la malattia, ma è la malattia che ci fa riconoscere peccatori e ci fa chiedere perdono. L’immagine di Gesù nel Vangelo che sana i lebbrosi è una delle immagini più belle del Vangelo. Essa sembra la risposta pronta ed efficace di un Dio premuroso e sensibile all’invocazione del lebbroso contenuta in questo Salmo. Se, dunque, la malattia ci consente di ottenere un così grande beneficio, essa allora non è un castigo ma una vera e propria grazia.
Oggi pregheremo per tutte quelle persone colpite gravemente dalla malattia, perché possano sperimentare le amorevoli attenzioni del Signore ed essere sanate nel corpo, nel cuore e nell’anima.
Capo d’Orlando 17/07/2012
Dario Sirna