“DOV’E’ IL LORO DIO?”

SALMO 113 B

Buongiorno a tutti,

nel nostro cammino di oggi ci lasceremo guidare alle parole del Salmo 113 B, di seguito riportate:

Non a noi, Signore, non a noi, †
ma al tuo nome da’ gloria, *
per la tua fedeltà, per la tua grazia.

Perché i popoli dovrebbero dire: *
«Dov’è il loro Dio?».
Il nostro Dio è nei cieli, *
egli opera tutto ciò che vuole.

Gli idoli delle genti sono argento e oro, *
opera delle mani dell’uomo.
Hanno bocca e non parlano, *
hanno occhi e non vedono,

hanno orecchi e non odono, *
hanno narici e non odorano.

Hanno mani e non palpano, †
hanno piedi e non camminano; *
dalla gola non emettono suoni.

Sia come loro chi li fabbrica *
e chiunque in essi confida.

Israele confida nel Signore: *
egli è loro aiuto e loro scudo.
Confida nel Signore la casa di Aronne: *
egli è loro aiuto e loro scudo.

Confida nel Signore, chiunque lo teme: *
egli è loro aiuto e loro scudo.

Il Signore si ricorda di noi, ci benedice: †
benedice la casa d’Israele, *
benedice la casa di Aronne.

Il Signore benedice quelli che lo temono, *
benedice i piccoli e i grandi.

Vi renda fecondi il Signore, *
voi e i vostri figli.

Siate benedetti dal Signore *
che ha fatto cielo e terra.
I cieli sono i cieli del Signore, *
ma ha dato la terra ai figli dell’uomo.

Non i morti lodano il Signore, *
né quanti scendono nella tomba.
Ma noi, i viventi, benediciamo il Signore *
ora e per sempre.

L’interrogativo “Dov’è il loro Dio?”, presente all’inizio di questo Salmo, spesso risuona forte anche ai nostri giorni per mettere in  dubbio l’esistenza del Signore e far vacillare la fede di  chi crede. Questo interrogativo esce dalla bocca dei non credenti, rappresentati nel Salmo dalle genti (popoli) non appartenenti al popolo eletto ed è diretto ai fedeli e al loro modo di vivere la fede e di credere. Spesso, infatti, con la bocca professiamo la nostra fede nel Dio unico che ha creato ogni cosa, che tutto mantiene in essere, che può tutto e che realizza tutto ciò che vuole. Di fatto, invece, con il nostro operato quotidiano sconfessiamo il nostro credo dimostrando di appoggiarci nelle nostre questioni umane, non al Dio professato, ma a degli inutili e inanimati idoli. Siamo noi che accusiamo i non credenti in Cristo di seguire una via errata che non conduce alla salvezza e che procura la dannazione, siamo noi che accusiamo di stupidità coloro che praticano l’idolatria, ma poi, alla fine siamo sempre noi, con il nostro agire e operare, contrario alla fede proclamata e molto più vicino all’idolatria,  i primi a cadere nella trappola dei nostri giudizi. La verità è che l’uomo è debole di carattere e di fede, si lascia facilmente guidare dal suo spirito di sopravvivenza materiale e con grande facilità passa da una scelta all’altra pur di trarre dalle scelte effettuate un vantaggio immediato, un tornaconto strettamente personale. Così il cuore dell’uomo è frequentemente sobillato dalla seduzione del potere, del denaro, del comando, della vanità, della superbia, della lussuria e della gloria, i cui “benefici” immediati destabilizzano la fede, facendo vacillare l’amore per Cristo.  Molto spesso gli occhi dei fratelli non credenti o ancora in cerca di una fede sono puntati non su una vera ricerca di Dio, ma sull’operato dei fratelli che si professano credenti, per cogliere dalla loro vita l’autenticità, il valore e la forza della fede professata. Questo tipo di ricerca è senza risultato e spesso serve solo per giustificare se stessi, il proprio sbagliato operare, le proprie scelte contrarie a Dio.  Il Salmo ci invita ad avere fede e a confidare nel Signore, a guardare a Lui solo che non abbandona mai. Il Salmista, infatti, attira l’attenzione non sul comportamento e sulla fedeltà del popolo eletto, ma sui benefici, sull’aiuto e sulle benedizioni che Dio elargisce a questo popolo. Il Salmista, ben consapevole che la sua fede non è da esempio per nessuno, porta, come testimonianza dell’esistenza di Dio, la prova dei grandi benefici elargiti da Dio al popolo eletto e a tutti coloro che ricorrono al suo aiuto, alla sua protezione e al suo amore per ottenere benedizioni. Per rispondere all’interrogativo iniziale, il Salmista professa la sua fede in Dio quale creatore del cielo e della terra, due distinte realtà legate e collegate tra di loro dall’amore divino. Dio, infatti abita i cieli e “ha dato la terra ai figli dell’uomo”, ma i suoi occhi e il suo cuore sono continuamente rivolti a questi “figli” per soccorrerli, aiutarli, amarli, ricolmarli di gioia e custodirne la vita dal peccato, dal male e dalla morte, con lo scopo di realizzare un’eterna comunione celeste. Cristo è il segno più grande dell’amore di Dio per l’uomo e del suo obiettivo di innalzare la terra nei cieli. Se gli idoli e i morti non possedendo in sé la vita non  possono benedire Dio, noi, i viventi, riscattati dal sangue di Cristo, lavati e purificati nell’acqua del battesimo, cresciuti con i sacramenti amministrati dalla Santa Madre Chiesa, guidati dallo Spirito Santo, nutriti dalla SS. Eucaristia, dobbiamo avere, non l’obbligo, ma il desiderio di benedire ora e sempre Dio per il suo immenso amore per noi.

Capo d’Orlando, 05/09/2012

Dario Sirna

 

 

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