DIO, NON RESTARE MUTO

SALMO 82

Buongiorno a tutti,

il cammino di oggi segue le vie tracciate dai versi del Salmo 82, di seguito riportato:

Dio, non startene muto,
non restare in silenzio e inerte, o Dio.

3 Vedi: i tuoi nemici sono in tumulto
e quelli che ti odiano alzano la testa.

4 Contro il tuo popolo tramano congiure
e cospirano contro i tuoi protetti.

5 Hanno detto: «Venite, cancelliamoli come popolo
e più non si ricordi il nome d’Israele».

6 Hanno tramato insieme concordi,
contro di te hanno concluso un patto:

7 le tende di Edom e gli Ismaeliti,
Moab e gli Agareni,

8 Gebal, Ammon e Amalèk,
la Filistea con gli abitanti di Tiro.

9 Anche l’Assiria è loro alleata
e dà man forte ai figli di Lot.

10 Trattali come Madian, come Sìsara,
come Iabin al torrente Kison:

11 essi furono distrutti a Endor,
divennero concime dei campi.

12 Rendi i loro prìncipi come Oreb e Zeeb,
e come Zebach e come Salmunnà tutti i loro capi;

13 essi dicevano:
»I pascoli di Dio conquistiamoli per noi».

14 Mio Dio, rendili come un vortice,
come paglia che il vento disperde.

15 Come fuoco che incendia la macchia
e come fiamma che divampa sui monti,

16 così tu incalzali con la tua bufera
e sgomentali con il tuo uragano.

17 Copri di vergogna i loro volti
perché cerchino il tuo nome, Signore.

18 Siano svergognati e tremanti per sempre,
siano confusi e distrutti;

19 sappiano che il tuo nome è «Signore»:
tu solo l’Altissimo su tutta la terra.

Questo Salmo contiene delle utilissime indicazioni che ci permettono di affrontare la tematica del male subito ad opera di altri uomini. Nel caso in questione il popolo di Isdraele si lamenta con il Signore per la minaccia dell’invasione di popoli stranieri. Vengono citate dieci nazioni tutte coalizzate contro il popolo di Dio per distruggerlo e cancellarlo dalla faccia della terra. Una cospirazione internazionale che muove guerra contro il popolo di Dio per  eliminarne la fede. Isdraele, cosciente del grave pericolo che incombe sulla nazione, non si lascia scoraggiare dalle minacce di guerra, né si rassegna di fronte all’apparente silenzio e immobilismo di Dio, ma, unito in un solo corpo, alza la sua preghiera collettiva al Signore e presenta la sua supplica. Di fronte alla minaccia seria e pericolosissima di essere annientato Isdraele, che apparentemente potrebbe sembrare chieda l’aiuto per sconfiggere i suoi nemici sotto forma  di vendetta, in realtà non si abbandona a tale  male, ma si adegua esattamente e perfettamente alla volontà di Dio, chiedendo la salvezza per se stesso e per i suoi nemici. Questo passaggio è il vero messaggio del Salmo, nonostante tutte le immagini di violenza che colorano questi versi e che sembrano incitare alla vendetta.  La conclusione del Salmista, infatti, è pienamente conforme all’amore del Signore per tutti gli uomini del mondo. Egli, allineandosi a tale volontà, comprende che per vivere la vera pace, per prosperare nell’amore e per conoscere la serenità di una realtà senza nemici è necessario che tutti gli uomini riconoscano Dio, la sua Signoria, la sua Altezza e si convertano a Lui, cercando  unicamente il suo nome. La salvezza dei nemici di Isdraele diventa allora anche  la salvezza di Isdrale. Questo messaggio è attualissimo e deve essere proposto e rinnovato nella preghiera di ogni giorno perché solo aspirando alla conversione dei nostri nemici possiamo  sperare nella realizzazione di una pace duratura e stabile. Cosa significa tutto questo nella vita personale di ognuno di noi? Significa che Gesù Cristo è e sarà sempre per noi l’unico modello da seguire nel corso di tutta la nostra vita. Proprio dalla testimonianza di Gesù impariamo ad amare i nostri nemici, a pregare per la loro salvezza e a riporre in Dio tutte le nostre speranze. Cristo sulla croce dona la propria vita per tutti gli uomini, ossia per tutti i nemici di Dio, e lo fa per riconciliarli con Lui. Abbiamo cacciato dal mondo il Figlio di Dio inchiodandolo sulla croce e uccidendolo su di essa, non possiamo certo considerarci amici del Signore, gli amici si amano reciprocamente e non conoscono l’odio. Noi invece abbiamo ucciso con odio Colui che è venuto solo per amarci e per farci conoscere l’amore. Alla nostra logica del male Dio contrappone l’Amore. E’ Cristo colui contro il quale si coalizza  l’intera umanità per  eliminarlo dalla faccia della terra. La sorte lamentata nel Salmo da Isdraele, diventa la sorte di Cristo, sorte che si realizza effettivamente sulla croce. Cristo in Croce è uno spaccato della realtà umana, spaccato che con la inconfutabile chiarezza di una sezione radiografica ci mostra la verità dei fatti. Tutti gli uomini si sono coalizzati contro di Lui e lo hanno ucciso appendendolo al legno della croce, mentre Egli era venuto per annunciare il regno dell’Amore e per indicarne la via. A questa cruda verità che altro non fa che rinfacciarci la nostra natura malvagia, egoistica, individualistica, superba e omicida, Dio contrappone la grazia del perdono e della riconciliazione, attraverso il grande cammino della conversione. Il Salmo è una grande preghiera di conversione, una preghiera in cui, nonostante le immagini violente e forti che vengono rappresentate, si propone al fedele di confidare solo ed esclusivamente nell’aiuto del Signore, il quale ha come obiettivo la conversione del mondo intero e la salvezza di tutte le anime. E’ importante comprendere il tema della conversione per vivere la gioia dell’unità. La nostra fede non è una fede personale in cui possiamo pensare di trovare un Dio che ama solo noi e che provvede solo alle nostre esigenze locali e interiori, ma è una fede fondata su un Dio che mira alla salvezza di tutte le anime perché ama ognuna di esse e non vuole rinunciare a nessuna di esse. Quando la nostra vita quotidiana ci mostra i suoi lati più difficili, specie nei nostri rapporti con il prossimo, la nostra reazione non può e non deve essere quella di pensare al nostro intimo interesse, all’interesse egoistico del nostro io, ma deve necessariamente trasportarci verso l’interesse di un corpo che non è il nostro singolo corpo ma il corpo dell’unione di tutti gli uomini. Così come il popolo di Isdraele si affida totalmente al Signore per ottenere vendetta dai suoi nemici, allo stesso modo noi dobbiamo affidarci a Cristo, a Lui dobbiamo affidare la nostra difesa, a Lui dobbiamo affidare la vendetta di chi ci fa il male. Qual è la vendetta di Cristo? La vendetta di Cristo contro i nostri nemici è la loro conversione. Noi dobbiamo dunque diventare strumento nelle mani del Signore per operare la conversione dei nostri fratelli. Vivere il dramma di un male ricevuto da un amico, da un fratello, da un vicino, da un collega o semplicemente da uno sconosciuto, significa trasformarlo in croce che salva noi e il nostro nemico, alla stessa maniera di Cristo. Cristo è il nostro esempio da seguire e Lui solo dobbiamo imitare nell’esercizio delle nostre azioni, delle nostre facoltà, della nostra fede e dei nostri sentimenti. Non possiamo perciò rispondere al male col male, ma dobbiamo continuare ad amare anche quando il nostro amore viene espressamente rifiutato e ricambiato solo con altro male. Nel nostro cuore il male non deve assolutamente entrare, esso deve essere sempre osteggiato con la forza invincibile dell’amore. Ciò comporta enormi sofferenze e grandi sacrifici, ma ci garantisce il perpetuarsi del gusto insuperabile ed inimitabile dell’amore vero. La sofferenza e il dolore, infatti, per quanto forti, non possono assolutamente togliere al cuore la gioia dell’amore. Sembra quasi un controsenso, una contraddizione insostenibile, mentre invece è l’unica vera realtà che nessuno può contestare perché esplicitamente presente in Dio. Quando il cuore è puro e ricolmo solo di amore, come in Dio,  la forza e la gioia che ne scaturiscono da esso sono capaci di affrontate e sostenere qualsiasi dolore senza mai cedere o soccombere ad esso. L’Amore diventa, invece, lo strumento efficace tramite il quale tutto il dolore della vita viene convertito in bene e in gioia. Questa Via, il cui nome è Cristo, permette all’uomo di restare sempre saldo nella gioia e di potere affrontare qualsiasi avversità.

Capo d’Orlando, 11/02/2013

Dario Sirna.

 

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