MATTEO 7, 14-20
Buongiorno a tutti,
oggi camminiamo sotto la guida dei seguenti versi del Vangelo di Matteo :
“15Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! 16Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? 17Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; 18un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. 19Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. 20Dai loro frutti dunque li riconoscerete.”
Siamo giudicati dai nostri fratelli in base alla bontà dei nostri frutti. Possiamo essere carismatici, bravi oratori, acuti osservatori, penetranti nella meditazione e grandi nella teologia, ma ciò non serve a esplicare la nostra testimonianza, perché in base a quanto ci dice il Vangelo tutti questi mezzi non sono utili a dare esempio ai nostri fratelli, sono, invece, le nostre opere e i loro frutti che parlano della nostra fede in Dio e della nostra fiducia nell’amore. Questo principio vale per tutti ed è una regola con cui il Signore ci invita a fidarci solo di chi produce frutti buoni. Siamo paragonati a degli alberi. Ogni uomo è un albero buono, perché ogni uomo è creato da Dio, ogni uomo è amato da Dio, ogni uomo è redento da Dio. Ma la bontà di Dio in noi non può restare chiusa ed inefficace, essa produce frutti che si esprimono nel campo dell’amore. L’assenza di questi frutti denunzia l’inquinamento del nostro cuore ad opera del male. Quando ciò avviene i frutti prodotti dalla nostra vita sono cattivi e causano altro male. Dunque in base alla bontà dei frutti che produciamo possiamo essere valutati dagli altri, e, con lo stesso principio, possiamo riconoscere gli altri. Gesù ci indica così un modo per metterci in guardia da coloro che possono arrecare danno alle nostre vite. Il mondo è pieno di bravissimi oratori e incantatori, ma spesso dietro le belle parole e i discorsi perfetti si nasconde un’intenzione malvagia, un’intenzione che non corrisponde alla verità di quello che si proclama. Le parole possono essere trappole pericolose che attirano con l’inganno il cuore sincero in situazioni difficili e pericolose. Prima dunque di affidare il nostro cuore e le nostre vite ad altre persone impariamo a riconoscere dai lori frutti la bontà e onestà dei loro cuori. Questa prudenza è utile perché ci permette di riconoscere nelle guide cui ci affidiamo la presenza di Dio. Cristo è l’unico pastore che dobbiamo seguire, per riconoscere la sua voce che ci chiama e ci orienta è necessario valutare bene i frutti di chi dichiarandosi suo servitore si mette sulla via della nostra vita per insegnarci il cammino da percorrere.
Capo d’Orlando, 26/06/2013
Dario Sirna.