DA SAN BASILIO AL CATAFURCO – I TRATTO

GALATI MAMERTINO – TUTTI I SEGRETI DEL CATAFURCO 1

Oggetto dei prossimi tre reportage è il percorso del fiume che scende dalla gola del Catafurco e arriva in corrispondenza della frazione San Basilio di Galati Mamertino. Al di sotto di questo punto la fiumara è stata già ampiamente visitata e presentata in tutti i reportage dedicati alla Stretta di Longi.

Oggetto dei prossimi tre reportage è il percorso del fiume che scende dalla gola del Catafurco e arriva in corrispondenza della frazione San Basilio di Galati Mamertino. Al di sotto di questo punto la fiumara è stata già ampiamente visitata e presentata in tutti i reportage dedicati alla Stretta di Longi. Il fiume nel tratto in questione prende il nome di fiumara Milè, mentre nel tratto ricadente nella Stretta di Longi o del Paratore prende il nome di Fiumara Galati e, infine, dall’uscita della Stretta fino alla foce  Zappulla, prende il nome di Fiume Fitalia. Per l’escursione di oggi siamo partiti dalla frazione San Basilio e risalendo la fiumara ci siamo fermati in corrispondenza del borgo Molisa, all’altezza del ponte in c.a. che qui collega le due sponde. Per scendere nel fiume abbiamo sfruttato una pista carrabile realizzata direttamente nel letto del fiume e raggiungibile dal collegamento stradale tra la strada provinciale Galati – Longi e la strada comunale San Basilio – Portella Gazzana. All’inizio del percorso il fiume è imbrigliato e scorre in mezzo ad una fitta vegetazione arborea costituita in prevalenza da ontani e salici, poco dopo le briglie lasciano spazio ad un ambiente naturale intatto e  affascinante, sempre molto ricco di verde, ma più aperto alla luce solare. La natura del fiume è molto simile a quella della sottostante Stretta, da cui differisce solo per le dimensioni più contenute degli elementi fondamentali, quali la sua portata, l’imponenza del suo greto, l’altezza e la vicinanza dei due versanti della vallata, l’altezza delle sponde, la dimensione delle piscine, l’apertura delle gole, le pareti rocciose laterali, i massi  tra cui si rincorrono e si nascondono le acque, i salti e le cascate. Tutti questi elementi sono qui presenti come nella Stretta ma con dimensioni e proporzioni meno imponenti, anche se sempre molto importanti. La bellezza del fiume comunque non finisce di stupire e regala nuove e indimenticabili emozioni con sorprendenti scorci. Il percorso all’interno della fiumara non è eccessivamente pericoloso e difficile, tuttavia, anche se il livello dell’acqua in questo prolungato periodo di forte magra è molto basso, per proseguire fino in fondo è spesso necessario bagnarsi le gambe. Si incontrano, infatti, vari punti in cui il fiume si stringe notevolmente, passando all’interno di canali scavati tra le rocce e delimitati lateralmente dalle stesse. In queste situazioni l’aumento di velocità del flusso ha scavato e modellato le rocce e il greto generando vari salti in corrispondenza dei quali si formano le classiche piscine. L’ostacolo da superare, costituito dallo sbalzo roccioso, è perciò notevolmente aggravato dalla contemporanea presenza della piscina, ove le acque sono profonde anche più di un metro. In questa situazione alcuni passaggi diventano obbligati ed è impossibile non bagnarsi. D’altra parte la ricerca di stratagemmi  alternativi potrebbe non solo produrre notevoli ed inutili perdite di tempo, ma potrebbe, altresì, aumentare i rischi di pericolose cadute. Ricordiamo che camminare nel fiume richiede sempre molta prudenza e pazienza. E’ una vera e propria avventura che a causa delle notevole mutevolezza del posto richiede un’attenzione sempre molto alta. Ma questi luoghi così difficili da superare, nonostante le difficoltà di cammino e nonostante la loro pericolosità, sono i punti più caratteristici e più belli del fiume. Infatti, è  proprio in corrispondenza di questi contesti che  si osserva la concomitante presenza di suggestive pareti rocciose laterali, di grandi massi rotolati nel greto del fiume, di cascate, vasche, piscine e giochi d’acqua di ogni tipo. E’ sempre in corrispondenza di questi luoghi che, a causa dell’accumulo dell’acqua nelle piscine, si possono facilmente ammirare le varie specie animali e ittiche  che popolano riccamente le acque, nonché le specie vegetali fluviali che crescono abbondantemente nelle fresche e soleggiate acque di questi punti di ristagno. Il fiume procede così verso valle con un andamento presso a poco orizzontale, in cui i vari tratti retti sono tra di loro collegati dagli sbalzi verticali e da qualche piccola ansa. Il dislivello coperto è, infatti, distribuito tra i vari salti, cosicché l’impressione è che il fiume scorra come all’interno di una gradinata naturale. Non si capisce, infatti il motivo per cui la zona a valle sia stata trasformata con l’inserimento delle briglie in cemento, che, oltre a modificare notevolmente l’aspetto naturale del fiume, con un suo conseguente deturpamento, ha comportato uno spreco inutile di denaro pubblico, in quanto l’assetto e la struttura  stessa della vallata e del greto naturale che accoglie il fiume erano sufficientemente sicuri. Fortunatamente le zone meno accessibili e quindi più selvagge sono state risparmiate da questo gravissimo danno ambientale arrecato al territorio. Lo spreco di denaro effettuato con la costruzione di tali opere è, infatti, ingiustificato e gravemente condannato dagli effetti negativi che ha prodotto sulle bellezze del posto. Per il futuro dobbiamo imparare da questi gravi errore ad evitare di deturpare e danneggiare l’ambiente. Dobbiamo ricordarci che l’ambiente in cui viviamo ci è stato donato dall’amore e dalla grazia di Dio, il quale non ci ha consegnato “un’orrida regione”, ma un paradiso che con le sue bellezze, le sue particolarità, le sue manifestazioni di forza e di dolcezza, ci comunica sempre e solo Dio. Mettere la mano su queste opere è un sacrilegio che cancella l’impronta impressa su di esse dal Creatore, la quale diffondendosi come un silenzioso messaggio  ci comunica l’amore di Dio. Occorre, invece, prendersi cura di tutto ciò che Dio ha creato, anche di ciò che apparentemente è insignificante o meno gradevole, rispettando e proteggendo la natura per poterne ammirare la sua continua mutevolezza e sua sempre fresca bellezza. In particolare, in posti come questo, ove c’è un continuo richiamo alla contemplazione e  dove è possibile rinascere nello spirito, riappropriandosi del contatto diretto con la natura e quindi con Cristo, la mano dell’uomo dovrebbe essere molto meno attiva e sempre più vigile.

Grazie, come sempre, al Creatore che anche oggi ci ha offerto i frutti prodotti dalla  ricchezza di una meravigliosa giornata trascorsa in mezzo ad uno scenario di incomparabile bellezza.

Capo d’Orlando, 09/09/2012

Dario Sirna

 

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