“DA LUI USCIVA UNA FORZA CHE GUARIVA TUTTI”

LUCA 6, 6 – 11

Buongiorno a tutti,

il nostro cammino oggi riceve indicazioni e luce dai seguenti versi del Vangelo di Luca:

12In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. 13Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: 14Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, 15Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; 16Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.

17Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, 18che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. 19Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.”

 

Questo brano del Vangelo ci mostra Gesù impegnato sia di notte che di giorno. La notte trascorsa in preghiera, il giorno trascorso ad insegnare  e guarire. Preghiera e azione, contemplazione e insegnamento. Dio e le folle. Cristo diventa un anello di collegamento di queste realtà, mettendole, tramite la sua persona, l’una al servizio dell’altra. La preghiera è incontro con Dio, incontro che non resta infruttuoso, incontro che non si esaurisce in una lista di richieste da presentare, incontro che non è luogo per celebrare se stessi, né luogo per sfogare i propri bisogni, né luogo per risolvere i propri problemi, né luogo per edificare i propri desideri personali, né luogo per insegnare a Dio, ma luogo per vivere l’amore, luogo per entrare in comunione con Dio, luogo per imparare da Dio, luogo per diventare piccoli e misurarsi nel proprio nulla con la dimensione incontenibile dell’amore di Dio. La preghiera non è un sostare su se stessi, ma un camminare, un progredire verso Dio. Questo cammino è simile a quello compiuto da chi si reca alla fontana per attingere acqua. Vi arriva con l’anfora vuota, magari affaticato, magari assetato, magari bisognoso. Giunto alla sorgente pone questo contenitore vuoto nella direzione del flusso della grazia e immediatamente lo riempie, portando con sé e in sé una parte della sorgente. Questa brocca piena di acqua verrà consumata nel corso del tempo senza mai sprecarla, senza mai buttarla, ma utilizzandola sempre con grandissimo frutto. Il suo contenuto, ci porta la sorgente a casa nostra e ci permette di farne uso in ogni istante in cui la sete ci assedia. Allo stesso modo è della preghiera. Quando ci mettiamo in preghiera, raggiungiamo quella meravigliosa fonte d’amore che è Dio. Inutile andarci se la brocca della nostra anima non è vuota. Se il nostro spirito è pieno di sé, in esso non c’è posto per Dio. Occorre avere sete, molta sete di amore e desiderio, molto  desiderio di soddisfare questa sete. Questo desiderio deve essere tale da farci identificare con la brocca vuota, più la brocca del nostro spirito è vuota e più grande è la necessità e il desiderio di incontrare Dio, di stare in comunione con Lui, di abbeverarci alla sorgente dell’amore. Durante la preghiera l’anima si pone nei confronti di Dio esattamente come la brocca vuota nei confronti del getto della sorgente. Essa cerca di centralo, di raccoglierne tutte le gocce, di non perderne neanche una e velocemente si riempie di amore. Questo amore sazia l’anima e la dà una scorta sufficiente per nutrirsi di esso anche fuori del tempo della preghiera. L’anima porta dunque in sé e con sé una parte della sorgente e con essa trascorre tutto il tempo a sua disposizione. L’amore prelevato da Dio tramite la preghiera diventa un carburante che mette in moto il cuore dell’uomo e lo dirige nell’azione dell’amore. Preghiera e azione diventano allora due realtà che si completano, che si mettono al servizio l’una dell’altra, che agiscono nella medesima direzione. L’amore non è statico, ma dinamico, l’amore non può restare fermo, esso deve agire, mettersi all’opera, costruire, realizzare, edificare, fruttificare. Ma senza la preghiera esso non ha la linfa della Sorgente da cui proviene. Questa linfa la si acquisisce nella preghiera per grazia di Dio e ci è donata per essere vissuta nella grazia della comunione d’amore. L’amore non può esistere senza Dio e Dio non è tale senza l’amore. Dio e amore viaggiano insieme e sono realtà inseparabili, non possiamo mai pensare di amare veramente, cioè nel significato pieno e vero del termine, se non abbiamo Dio in noi, se non siamo in comunione con Dio, se non incontriamo Dio nella preghiera. Analogamente non possiamo pensare di essere in comunione con Dio e di averlo incontrato nella preghiera se il frutto di questa comunione  e di questo incontro non è una vita vissuta nell’amore, ove il significato di questa parola è ben testimoniato dall’esempio fornitoci da Gesù nel Vangelo di oggi.    Affinché la nostra preghiera abbia l’effetto di farci incontrare la Sorgente dell’amore per farci riempire da essa, occorre che in noi sia Cristo a pregare. Egli, infatti, come detto all’inizio è l’anello che congiunge  queste due realtà. Se questo anello è in noi, se cioè permettiamo a Cristo di entrare in noi e di trasformare la nostra preghiera e la nostra presenza di fronte a Dio nella sua preghiera e nella sua presenza, ciò si realizza, viceversa è tempo vissuto male.

Capo d’Orlando, 10/09/2013

Dario Sirna.

 

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