“CHI HA ORECCHI ASCOLTI”

MATTEO 13, 1-9

Buongiorno a tutti,

oggi sposteremo i nostri passi nella direzione indicata dai seguenti versi del Vangelo di Matteo:

1 Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare.4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono.5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti»”

 

Siamo stati tratti dalla terra e siamo perciò uomini di terra, ma, come è scritto nel libro della Genesi (il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente) su questa terra il Signore ha alitato il suo spirito, donandoci la vita. Questa terra è stata poi da Dio messa in produzione attraverso la semina della Parola, come ci dice il Vangelo di oggi. Il terreno in questione è il cuore dell’uomo sulla cui fertilità il Signore ci invita a riflettere mettendoci di fronte alle seguenti realtà. Spesso questo cuore si trasforma in strada, in luogo cioè che dà ospitalità a tutti e a tutto, compreso il Maligno, che si vende per un niente, che non conosce padrone, che corre dietro al primo che passa, che non sa custodirsi, che non riesce a sentirsi proprietà di Dio, che non percepisce l’importanza e il valore di tale appartenenza, che non conserva i doni eterni donati dal Signore da cui dipende la sua immortalità, che permette a chiunque di distruggere tali doni, di appropriarsene, di rubarli, di calpestarli, di farli scomparire dalla sua vita, tanto che persino gli uccelli del cielo riescono ad accaparrarsi questo seme incustodito senza alcuna difficoltà. In altri casi il cuore è un terreno ricco di pietre, un terreno poco profondo, un terreno incapace di dare accoglienza e nutrimento alle piante germogliate dai semi. L’indurimento del cuore, il suo inaridimento, la sua superficialità, la sua pigrizia sono dovute alla sua parziale chiusura al linguaggio dell’amore. Un cuore che non genera amore, un cuore che non si nutre e non produce amore è un cuore spento, un cuore che non batte più, un cuore che diventa del tutto insensibile agli affetti, ai sentimenti, alla gioia, al dolore, alla vita. Questo cuore è ridotto allo stato vegetale per cui non è in grado di recepire in profondità la Parola di Dio, infatti, dopo averla accolta si pente immediatamente lasciandosi convincere dalle difficoltà incontrate. Ciò avviene perché appunto avendo rifiutato il linguaggio dell’amore e avendo dimenticato la sua forza e potenza è debole e rinuncia immediatamente ad approfondire le relative argomentazioni non trovando in sé il vigore necessario per accoglierle. Anche in questo caso il seme della Parola di Dio rimane improduttivo nel cuore in cui esso è stato seminato. C’è poi un terreno che non dà accoglienza alla Parola. Esso è rappresentato da quei cuori che sono totalmente pieni di se stessi, che cioè effettuano scelte radicate contrarie all’amore, in netto contrasto con Dio e con la Parola. In questi cuori inariditi dall’egoismo, dalla vanità, dalla superbia, dalla brama di  potere e di successo, la Parola trova un terreno già occupato da piantagioni spinose, selvagge, impenetrabili, piantagioni che non danno spazio al seme della Parola di Dio, ma lo soffocano già nel momento stesso della sua germinazione. Infine ci sono i terreni buoni, fertili, fruttuosi. Questi terreni sono rappresentati da tutti quei cuori all’interno dei quali l’amore prospera, è attivo, è fecondo, si moltiplica, si dona, vive intensamente. In questi cuori la Parola è ascoltata, riconosciuta, accolta, messa in atto e fatta fruttificare. Nel cuore in cui l’amore fermenta sempre, quando la Parola fa il suo ingresso Essa è immediatamente riconosciuta, amata, cercata, curata, indagata, approfondita, sperimentata, assaporata, gustata, assimilata fino a farla diventare parte fondamentale  di se stesso. Un cuore che vive nell’amore non può non riconoscere nella Parola di Dio il suo nutrimento, la sua gioia, la sua vita, la sua crescita, per questo motivo esso la accoglie e la assimila facendola fruttare nel grande campo dell’esperienza  e della vita. Il nostro cuore appartiene ad una di queste quattro categorie di terreno, ma esso all’origine è stato tratto da Dio dalla terra perché accogliendo l’alito di Dio in essa, potesse diventare terreno di crescita del seme sparso dal Seminatore. Certamente non possiamo rimproverare a Dio di non avere seminato o di non averlo fatto per bene, né possiamo  lamentarci di non avere un cuore e una mente capaci di accogliere e comprendere la bellezza della Parola, né possiamo sostenere di avere ricevuto da Dio per cuore una strada, o un terreno sassoso, o un terreno pieno di spine, perché il Signore ci ha sempre amati, ci ama, lo fa per primo e non ci fa mancare mai la possibilità di convertire il nostro cuore da terreno improduttivo a terreno fertile, da terreno inanimato a terreno esuberante di vita e di amore.  Spetta a noi ridestare il cuore, rispondere ai suoi richiami, rispolverarlo, purificarlo, rimetterlo in sesto e renderlo nuovamente attivo, operante e fertile, pronto a crescere grazie alla semina della Parola.

Capo d’Orlando, 24/07/2013

Dario Sirna.

 

 

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