GALATI MAMERTINO: IL CATAFURCO E LE QUATTRO GOLE A MONTE
Già in passato abbiamo ampiamente documentato quel tratto del torrente Galati compreso tra la Marmitta dei Giganti e la zona sotto Dagara. Le varie pubblicazioni effettuate hanno esaminato nel dettaglio tutte le bellezze ricadenti all’interno di questa vasta area ed in particolare: la Marmitta dei Giganti, la Cascata del Catafurco, la Gola sopra il Catafurco, la Cascata delle Ninfe, e le due bellissime gole che si trovano a monte di questo settore ed esattamente, la prima nella zona centrale, la seconda alla fine.
Questo reportage è unico nel suo genere in quanto è relativo ad un’escursione effettuata in un solo giorno nel corso della quale sono state visitate tutte queste grandi bellezze, esso pertanto pur non essendo dettagliato dà una visione globale abbastanza coerente della zona visitata.
L’escursione di cui stiamo trattando è impegnativa, sia dal punto di vista fisico, in quanto richiede moltissime ore di cammino, fino a dodici, sia per le difficoltà, che sono sempre molto alte, e talvolta, veramente grandi. Si consiglia pertanto di non avventurarsi da soli o senza persone che conoscano bene tutto il tragitto e la via di ritorno, di prepararsi atleticamente alle difficoltà opposte dal territorio e di acquisire prima di questo cammino una certa esperienza con il torrentismo, dedicandosi a percorsi meno impegnativi.
In macchina, con l’uso di un fuoristrada, ma anche di una robusta utilitaria, è possibile raggiungere il sentiero che dà accesso diretto alla Marmitta dei Giganti e quindi al Catafurco. Questa prima parte dell’escursione è molto semplice, proponibile a tutti, poco faticosa e abbastanza breve. Tornati indietro dal Catafurco e raggiunto il punto di partenza iniziale, a piedi occorre incamminarsi sullo sterrato che risale il versante est del vallone Galati. Salendo di quota ci si mantiene prossimi al costone montuoso che genera il Catafurco, in corrispondenza di un tornante si trova il sentiero che conduce su tale costone e che permette di risalirlo completamente e di scavalcarlo per ridiscendere nel fiume, all’interno della gola alla cui uscita parte il salto del Catafurco.
In questa gola il fiume subisce una brusca virata che lo riallinea con l’asse della Marmitta dei Giganti. In corrispondenza di questa ansa, sulla sinistra, si incontrano le acque di un piccolo affluente, seguendole ci si immette all’interno di una stretta e alta gola fortemente colorata di giallo, sulla parete frontale di questa gola scende la cascata delle Ninfe. Un salto di circa venti metri, molto bello dal punto di vista naturalistico, ma poco spettacolare per la sua modesta portata. Il ruscello che alimenta questa cascata a monte della stessa produce una sequenza di salti molto alti e interessanti, ma di difficile accesso, sia per la presenza degli strapiombi, sia per l’intricatissima vegetazione che occupa la sede della gola. Di questi salti i più accessibili sono il primo in alto, ma la sua lontana e difficile posizione lo rende quasi irraggiungibile, e l’ultimo in basso, il più vicino e il più facile da visitare.
Andando oltre la piccola gola delle Ninfe il fiume prosegue in orizzontale per poi sprofondare di colpo nell’abisso del Catafurco. Il punto di partenza del salto è sicuramente il più bello di tutta la gola in quanto permette di inquadrare sia la prospettiva inferiore che quella superiore alla cascata. L’escursione prosegue tornando indietro e andando oltre il punto in cui si è entrati nel fiume dall’alto, ovviamente ciò significa che da ora in poi il fiume viene solo risalito mantenendosi sempre nel suo letto.
Dopo circa un’ora di cammino si entra nella gola intermedia. L’accesso alla gola è molto complicato e pericoloso a causa di una serie di ostacoli piuttosto difficili, specie nel periodo invernale in cui la portata dell’acqua è considerevole e il flusso principale è costretto a dividersi in vari flussi secondari che con le loro cascate rendono tutti i passaggi impraticabili.
La gola in questione è interessante non solo per la sua affascinate natura, ma perché al suo interno le rocce delle due pareti laterali si stringono fino quasi a toccarsi, lasciando tra di loro un varco di solo un metro circa, nel punto più stretto.
Superata questa gola il vallone si allarga di nuovo, ma proseguendo ancora per circa cinquanta minuti di cammino esso regala nuovamente eccezionali emozioni con una serie di evoluzioni molto interessanti. Il tutto si svolge all’interno dell’ultima gola da visitare. Qui si possono ammirare nuove cascate e soprattutto un canalone roccioso verticale che crea un effetto davvero spettacolare.
Considerato che il tragitto e le cose da vedere sono davvero tante consigliamo di tornare alla macchina sfruttando il soprastante costone di Pritti. Per accedere ad esso occorre ridiscendere il fiume per un breve tratto per poi abbandonarlo e immettersi sul versante est del vallone. Il punto di accesso è individuabile a causa di alcuni smottamenti del terreno, grazie ai quali è possibile lasciare il fiume e incamminarsi verso lo sterrato di Pritti. Per un lungo tratto questa parte di cammino è in salita, raggiunta la sella del costone esso prosegue in quota prima e in discesa poi. Seguendo la strada e orientandosi con i torrioni del Catafurco in breve si giunge alla macchina.
Per la descrizione paesaggistica e naturalistica dei posti visitati nel corso di questa escursione rimandiamo a tutte le pubblicazioni specifiche presenti nel sito.
Capo d’Orlando, 30/06/2014
Dario Sirna.