LA CASCATA DEL CATAFURCO VISTA DALL’ALTO
Abbiamo prodotto tantissimi reportage di documentazione naturalistica sulle bellezze di questa cascata, che nel territorio del Parco dei Nebrodi, ma anche nel restante territorio della Sicilia, è tra le più conosciute, visitate e amate.
L’esperienza ci mostra che non bastano mai visite, fotografie ed esplorazioni per conoscere fino in fondo un posto, c’è, infatti, sempre qualcosa che sfugge o che al momento non può essere documentato. E’ sufficiente cambiare la prospettiva degli scatti fotografici, un angolo, la postazione, l’ora di esposizione o la stagione dell’anno per avere di un posto immagini diverse, nuove, sempre interessanti, con effetti sconosciuti. Nel caso in questione lo scopo del reportage è quello di documentare la bellezza della cascata del Catafurco da un punto di vista unico e difficilissimo da raggiungere, il bordo superiore da cui si gettano le acque nella marmitta dei giganti. Questo punto di osservazione si trova al centro della scena, sull’asse verticale della cascata, in posizione dominante, e con il grande vantaggio di non essere sottoposti all’inconveniente degli schizzi e del vapore acqueo prodotti dall’impatto delle acque del fiume con le rocce. Da questo punto di osservazione, grazie a un obiettivo grandangolare o meglio ancora, con l’ausilio di un fish-eye è possibile riprendere l’ambiente della cascata nel suo sviluppo tridimensionale, senza escludere nulla di ciò che compone la scena. Quindi l’inquadratura è allargata a tutto ciò che si trova nello sviluppo verticale del piano orizzontale e considerato che tali ambienti sono di alto pregio naturalistico è un gran vantaggio riuscire a riunirli tutti in un unico fotogramma. Si ha così la percezione di non perdere nulla di ciò che compone l’armonia dell’ambiente e, nel contempo, di trovarsi immersi totalmente in esso come se si fosse realmente sul posto. Un viaggio semi-virtuale che senza fatica dà giusto merito alla bellezza che il luogo offre.
L’orlo di roccia da cui le acque della fiumara Galati si gettano nella Marmitta dei Giganti è un palcoscenico spettacolare, un belvedere di grandi emozioni. Al brivido dell’altezza e alle vertigini del vuoto si sostituisce immediatamente lo stupore per le meraviglie godute dall’occhio. I visitatori che si trovano ai piedi della cascata appaiono piccoli come formiche e sembrano inghiottiti dalla morsa delle rocce che circondano il fiume. La scenografia naturale di tutto il contesto è abilmente impreziosita dall’accostamento dei colori con cui la natura contraddistingue ogni elemento, al fine di creare un’armonia compositiva che mette in giusto risalto ogni elemento esistente. Nulla è lasciato al caso e nulla rimane escluso dal gioco paesaggistico, ma tutto è abilmente combinato per concorrere a ottimizzare il risultato finale con lo scopo di regalare all’uomo un crescendo di emozioni sempre più forti.
Entrare nel Catafurco è come percorrere un tragitto che avanza superando una serie di sipari rocciosi che contengono all’interno uno scrigno al cui centro si trova un tesoro nascosto. I sipari incontrati si aprono magicamente davanti al visitatore lasciando al desiderio di scoprire il compito di demolire i muri del timore di cadere e farsi male. Sono le rocce stesse con le loro spettacolari e colorate forme a trasformarsi in veli trasparenti che lasciano intravedere le luci dello spettacolo che si svolge sul palcoscenico centrale, ove senza mai stancarsi si esibiscono le acque della cascata.
Il palcoscenico del piano superiore della cascata offre una prospettiva ampia ma incompleta a causa di uno sbarramento roccioso che impedisce all’occhio di vedere la cascata, occorre superare tale sbarramento per riuscire a godere tale scenografia. L’impresa è ardua e molto pericolosa, consigliata solo a escursionisti esperti e allenati. Gli spazi disponibili sono davvero piccoli e il rischio di farsi male è molto alto, inoltre le acque della piscina formata dal primo salto della cascata sono freddissime ed è necessario attraversarle per raggiungere lo spettacolare salto finale.
Anche il percorso che occorre affrontare per raggiungere il piano superiore della cascata e il baratro da cui parte il salto è molto impegnativo, lungo, e pericoloso. Si consiglia di non avventurarsi da soli, ma di ricorrere a guide specializzate. Le fatiche da superare sono comunque ampiamente ricompensate dalle meraviglie che la natura nasconde all’interno di questo intestino roccioso intagliato nel ventre dei Nebrodi.
Capo d’Orlando, 20/10/2015
Dario Sirna