CARONIA – VALLONE CARDONETA 3 – II PARTE

CARONIA – IL VALLONE CARDONETA A VALLE DELLA FONTANA DELL’ANGELO – SECONDA PARTE

Il reportage di oggi chiude temporaneamente l’esplorazione del magnifico torrente Cardoneta, ma è nostra viva intenzione ritornare tra breve in questi posti per ultimare la documentazione dell’intero corso d’acqua, dalle sue scaturigini alla sua foce e di effettuare questo lavoro proprio nel prossimo periodo primaverile, quando la portata del fiume avrà raggiunto il suo massimo livello e la luce solare sarà sufficiente per illuminare gli stretti e bui valloni che caratterizzano questo percorso.

Oggi riprendiamo il nostro cammino proprio dal punto in cui ci eravamo fermati nell’ultimo reportage su questo torrente. Il cammino effettuato mantiene le stesse identiche caratteristiche e difficoltà del cammino descritto negli articoli precedenti, in particolare segnaliamo la costante presenza lungo il torrente di grandi massi di arenaria che con il loro imponente e ingombrante volume  movimentano il paesaggio e allo stesso tempo aumentano le difficoltà di cammino. Queste grandi rocce, finemente modellate e levigate dall’erosione dell’acqua corrente e dagli agenti atmosferici, sono accavallate l’una sull’altra formando delle importanti gradinate naturali attraverso le quali il fiume conduce le sue acque verso valle. Ovviamente trattandosi di rocce sovrapposte e incastrate proprio nella parte centrale del letto del fiume la corrente di quest’ultimo è costretta a rimbalzare, carambolare, deviare, saltare e frantumarsi sulle varie sporgenze dei massi, creando un piacevole effetto cascata. Il fiume scorre immerso nel verdissimo bosco di sugheri e lecci, percorre l’intera montagna lasciandosi alimentare da piccoli affluenti laterali che contribuiscono ad accrescerne sempre di più la portata e a conferirgli maggiore importanza durante la discesa a valle. Ogni segmento di fiume è un ambiente nuovo, realizzato con gli stessi materiali e con le stesse tecniche degli ambienti precedenti, colorato con le stesse tinte, abbellito dalla stessa vegetazione, ma comunque diverso e sorprendentemente accattivante e nuovo. Scalare le rapide in cui precipitano queste acque e raggiungere i tratti più a valle è un’emozione che alimenta continuamente la curiosità del visitatore al punto da indurlo a non fermarsi mai, a continuare nell’esplorazione, ad andare avanti per scoprire cosa si nasconde dietro un’ansa, a vedere come evolve il letto del fiume, a cercare nuovi scorci, a rubare nuove immagini spettacolari. Il fiume, in tal senso, non delude mai, anzi con il suo continuo rinnovarsi e riproporsi in bellezza, non finisce mai di stupire e di stimolare nuovo cammino e nuova esplorazione. Il tutto è ampiamente esaltato dalla particolare traiettoria dell’alveo, il quale non scende secondo un percorso rettilineo, ma si snoda attraverso un sinuoso percorso che chiude il campo visivo entro limiti molto ristretti, impedendo di scorgere l’evoluzione successiva. In queste particolari condizioni la voglia di fermarsi è costantemente frenata dal desiderio di capire e di ammirare cosa si trova nei tratti successivi del fiume e come esso evolve nella zona più a valle.  Unico ostacolo a questa nostra grande voglia di andare avanti è il tempo, esso stringe le ultime ore di luce in un intervallo sempre più ristretto costringendoci a fermarci nella nostra corsa a valle e a utilizzare il tempo utile rimasto per tornare indietro, prima che il buio ci blocchi definitivamente in mezzo al vallone. Le difficoltà di percorso sono molto grandi e non possono essere affrontate di notte, è necessario, sia per l’orientamento, che per i pericoli, muoversi in pieno giorno. Raggiungiamo così l’ennesima formazione rocciosa e decidiamo di fermarci per tornare indietro. Non sappiamo come il fiume evolve nella zona a valle, non riusciamo a vederne il percorso, ma presumiamo che esso possa riservare delle importanti e piacevoli sorprese, con tratti caratterizzati da rocce e salti d’acqua di rilevante bellezza. Questo nostro pensiero ci lascia con il desiderio e l’intenzione  di tornare in questa vallata e di esplorarla anche nelle zone rimaste interdette per verificarne e documentarne tutta la straordinaria bellezza.  Nel punto in cui ci fermiamo abbiamo la fortuna di potere ammirare un nuovo effetto dovuto all’accavallamento dei macigni che popolano il fiume. Uno di esso, di forma allungata e piatta, simile a una trave, trasportato da correnti impetuose è rimasto adagiato sulle estremità di due pilastri opposti  di roccia, creando così un piccolo ponte naturale sotto il quale scorrono le acque del torrente.  Fortunatamente il cammino all’interno del fiume è sempre libero, essendo la vegetazione spontanea della macchia confinata dalla corrente dell’acqua all’esterno delle sue sponde. Ciò, facilita gli spostamenti e lascia libero il campo visivo, permettendoci di effettuare gli scatti senza troppi problemi e senza  ostacoli visivi. Il viaggio nel Cardoneta ci regala sempre grandi emozioni e soprattutto continui spunti contemplativi che ci permettono di scalare le vette del cielo e di cogliere tutta la bellezza dell’amore divino. Più volte abbiamo cantato  il fascino di questo fiume evidenziando come esso ci consenta di entrare immediatamente in stretta relazione con il Signore facendoci gustare la superiore dolcezza del Paradiso, di cui questa valle sembra essere una delle vie di accesso privilegiate. L’incontro con il Signore qui infatti è inevitabile, perché tutto parla di Lui e ogni cosa invoca la sua presenza. Noi, attraverso la preghiera, ci uniamo alla lode della natura e in mezzo alle incontaminate bellezze di questo posto ritroviamo lo splendore di una creazione, ora non più decaduta, il cui Signore è Cristo risorto.

Capo d’Orlando 20/02/2013

Dario Sirna

P.S.: Ringraziamo di cuore il Sig. Domenico Turrisi per averci indicato queste meraviglie.

 

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Time limit is exhausted. Please reload the CAPTCHA.