CARONIA – ULTIMO TRATTO DEL TORRENTE RUBINO

CARONIA – LA ZONA ALTA DEL TORRENTE RUBINO

In questo ultimo reportage sul torrente Rubino documentiamo la bellezza di un piccolo tratto di questo fiume ed esattamente di quella parte che si trova a monte dell’attraversamento forestale e  a monte dell’affluente con la cascata.

Questa zona è servita da viabilità forestale ed è perciò facilmente fruibile con l’utilizzo di un fuoristrada. La pista che la raggiunge  nel suo tratto finale ha un fondo molto irregolare per cui sconsigliamo  l’uso di utilitarie e di altri mezzi comunque non adatti a percorsi del genere. Chi non è munito di autovetture idonee può raggiungere il punto di partenza dell’escursione a piedi, lasciando la macchina in corrispondenza del bivio che scende sul Ponte Rubino. Proseguendo a piedi  sull’arteria principale in poco meno di un’ora si raggiunge il fiume. In tal caso il cammino da effettuare è molto piacevole in quanto non comporta grandi fatiche, né si svolge su vie accidentate o ripide, ma passa  quasi tutto in mezzo al bosco. L’unico inconveniente che può verificarsi è lo spiacevole incontro con branchi di cani pastore, i quali stazionano generalmente nei pressi delle fattorie situate lungo il percorso. Tale via di accesso al fiume può essere utilizzata anche per il ritorno se l’escursione si limita al tratto finale del fiume, altrimenti conviene utilizzarla solo all’andata scegliendo in tal caso di ritornare via fiume,  uscendo dallo stesso in corrispondenza del Ponte che divide il Torrente Rubino dal Torrente Sampieri. Per chi si limita ad  esplorare la parte finale del torrente l’escursione può essere arricchita con la visita  alla cascata che si trova sull’affluente sinistro, in corrispondenza dell’intersezione della pista forestale con il Torrente Rubino. Comunque tutte le notizie relative a tale affluente e ai tratti precedenti del fiume Rubino sono disponibili nelle pubblicazioni precedenti, riportate nell’elenco degli articoli correlati. Di questo tratto finale del Torrente Rubino segnaliamo solo che esso, pur trovandosi nella zona più alta del vallone, ove la portata del fiume si riduce notevolmente a causa della forte diminuizione della superficie del bacino che la alimenta, esso mantiene inalterate tutte le caratteristiche dei tratti precedenti, anzi il suo aspetto parecchio selvaggio e accattivante sembra indicare nella zona per noi rimasta inesplorata la presenza di ulteriori bellezze e di interessanti evoluzioni, tuttavia le informazioni a noi pervenute in merito spengono il nostro entusiasmo trattenendoci dall’organizzare apposite spedizioni. Sembra infatti che nella parte alta del vallone il torrente si divida in tante vene secondarie di scarso interesse e sommerse da una vegetazione alquanto intricata e impenetrabile. Comunque, dovendo ritornare sul posto per documentare la bellezza invernale del salto della cascata pensiamo di sfruttare tale occasione per farci un’idea  personale della reale situazione del torrente. Intanto possiamo certificare che questo quinto tratto del Torrente Rubino, sebbene molto breve, presenta ancora interessantissimi scorci creati dalla fortunata combinazione di grossi raggruppamenti di grandi massi con cascatelle, piscine e canali rocciosi parecchio gradevoli. La notevole riduzione dell’ampiezza del vallone e il contemporaneo incremento della vigorosità del bosco e delle piante che lo formano conferiscono a questo ambiente già molto violento e selvaggio un’immagine ancora più rovinosa che tradisce l’aspetto quieto delle acque per evidenziane la loro natura piuttosto pericolosa nei periodi di piena. La risalita del fiume presenta in questo tratto notevoli difficoltà di avanzamento dovute sia all’ostacolo dei grandi macigni che ne occludono completamente l’alveo, sia all’assenza di sponde laterali praticabili. In alcuni punti per andare avanti è necessario arrampicarsi su dei pendii laterali molto scoscesi. Gli stivali alti sono obbligatori, ma non sono sufficienti a oltrepassare determinati inconvenienti. Diverse piscine profonde scavate da cascate di piccola altezza si frappongono tra un passaggio e l’altro rendendo inaccessibili i megaliti meno alti. In tale contesto l’ambiente naturale risulta popolato da varie specie di animali e da una ricchissima flora. La vigorosità del regno vegetale qui diventa talmente elevata da imporsi nello scenario complessivo con grande prepotenza. L’effetto finale è talmente accentuato e forte da incutere timore al visitatore. Il bosco assume le caratteristiche di una selva misteriosa e oscura, intricata e impenetrabile, che nasconde al suo interno ombre tenebrose e inafferrabili, foriere di immagini e fantasie poco confortanti. L’armonia naturale è quasi turbata da questo aspetto un po’ tetro dovuto alla sovrabbondanza  di angoli bui e chiusi. In tale circostanza il fiume si impone su tutto il contesto come fonte di luce, di ossigeno e di spazio, diventando una via rassicurante, oltre che bella e armoniosa.   Il cammino nel torrente apre comunque una breccia nello spirito capace di smontare la durezza del cuore e di ingentilire l’animo,  rendendolo particolarmente sensibile al fascino seducente del creato. Un fascino che, come sempre, trova il suo punto di convergenza nell’incontro con il Signore. In questa ottica di luce  e di amore, improvvisamente, tutto il mondo si offre al nostro cuore non con la violenza della sua forza, ma con la delicatezza e la dolcezza della sua bellezza guidando l’anima verso la tanto desiderata  dimensione contemplativa.

Capo d’Orlando, 04/12/2013

Dario Sirna.

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