CARONIA – TORRENTE SANBARBARO – SECONDO TRATTO – SECONDA PARTE

CARONIA – TORRENTE SANBARBARO NICOLETTA – SECONDO TRATTO -SECONDA PARTE

Questo reportage è la continuazione dell’ultimo reportage pubblicato sul torrente Sanbarbaro. La bellezza di questo fiume è talmente grande e ripetuta che non è stato possibile racchiudere la documentazione del secondo tratto in una sola pubblicazione. Abbiamo così spezzato tale reportage in due parti di cui la prima è stata pubblicata la settimana scorsa, mentre la seconda parte è oggetto del presente articolo.

Non ripetiamo le indicazioni necessarie per raggiungere il posto o per percorre in sicurezza in fiume, a tal riguardo, chi volesse approfondire trova tutte le delucidazioni utili nell’articolo relativo alla prima parte. Relativamente alla descrizione del tratto in questione e delle sue meraviglie possiamo affermare con certezza assoluta che le occasioni offerte questo tratto del torrente sono alla stessa altezza di quelle offerte dai tratti precedenti. Il fiume dal punto di vista strutturale, ambientale e naturalistico evolve molto poco, se una variazione può essere segnalata in merito essa è sicuramente in positivo. Il ritmo delle zone di pregio è talmente alto e ravvicinato da poterlo considerare uniformemente esteso a tutta la zona, vista nella sua notevole estensione e vastità. Si tratta dunque di un’escursione senza tempi morti, senza perdite di tempo, senza abbassamenti di toni, senza pause o intermezzi nella continua e prolungata esaltazione dello stupore. Chi visita questo fiume e la sua notevole ricchezza e varietà di materiale scenografico naturale rimane talmente colpito da restare sedotto dalla sua unicità. Questa seduzione si manifesta attraverso lo stimolo continuo della curiosità, la voglia di andare avanti, il desiderio di voler ritornare il più presto possibile in tali luoghi, la ricerca negli altri torrenti di ambienti analoghi, il superamento di ogni limite fisico nell’esplorazione del fiume, l’auspicio che nulla possa mai turbare le bellezze racchiuse all’interno di questo forziere sconosciuto, la lode a Dio per il grande valore di questo immenso dono naturale, l’importante funzione contemplativa e spirituale che il creato esprime in questo posto. Sembra poco, ma non lo è affatto. Il Nicoletta Sanbarbaro ha la capacità di entrare nel cuore e di restarvi per sempre, ma non tanto con il ricordo della sua bellezza, quanto con il desiderio di poterla rivedere e rivivere.  La bellezza è veramente tale se essa oltre a stimolare i sensi del corpo e a suscitare grandi emozioni ha la capacità di scuotere l’anima, rendendola attenta ai segni di Dio. Il creato è uno dei segni straordinari con cui Dio manifesta all’uomo il suo amore e il suo desiderio di comunione con lui. La funzione del creato non è solo quella di ospitare l’uomo nella sua esperienza terrena, offrendogli riparo e nutrimento, ma è anche quella di esaltare nella persona umana  l’importante aspetto spirituale, aprendo il cuore dell’uomo verso le sublimi realtà celesti. Trattandosi di un’esperienza con il Sublime essa stessa porta la sua inconfondibile impronta, ragion per cui il creato per mezzo di Dio si fa riflesso della vita del Paradiso e sua indicazione. In tale tipo di esperienza l’anima viene così sollecitata ad aspirare alla bellezza, alla pace, all’armonia, alla perfezione, all’amore e alla comunione divina. Queste esperienze è possibile effettuarle sia nell’infinito mondo della perfezione microscopica che nella ristretta cornice di un ambiente macroscopico. Nel caso in questione ad attirare il cuore umano verso Dio è il mondo ordinario, visto nella sua perfetta conservazione naturale, esente da modifiche drastiche dovute agli interventi umani, inalterato e inviolato nella sua originaria bellezza. Ci piace pensare a questo posto vedendolo sempre in una perenne condizione di isolamento, una condizione che tutela ottimamente le sue bellezze e le sue funzioni.  Tali bellezze sono il frutto di un lavoro continuo affidato da Dio alle forze della natura le quali sotto la guida della sapienza divina hanno qui prodotto grandi effetti nella interferenza tra la roccia e l’acqua. La potenza della roccia si esprime attraverso le enormi dimensioni dei monoliti che si accalcano sul greto del fiume come sassolini improvvisamente ingranditi dal sortilegio di un mago. Hanno le forme levigate, rotonde, armoniose e dolci  dei piccoli ciottoli del fiume, ma le loro dimensioni sono quelle dei monoliti. La loro bellezza è ulteriormente accresciuta dai colori rosati e delicati dell’arenaria di cui sono composti. Quasi sempre le rocce sono nude e solo negli esemplari di grandissime dimensioni ospitano sulle loro superficie colonie di muschi e licheni, che hanno il piacevole effetto di conferire loro un aspetto antico. Le pareti laterali del Vallone all’interno del quale si sposta il fiume, con le ripide scarpate di terra che li delimitano mostrano la dinamica evolutiva di questo ambiente. In esso la forza rovinosa delle piene e l’effetto destabilizzante dei movimenti franosi estraggono  dalle pendici delle montagne gli enormi monoliti, i quali a loro volta, soggetti al rotolamento e alla spinta gravitazionale, si gettano nel fiume lasciandosi levigare dalla forza dell’acqua. Il greto del torrente si popola così di questi monumentali blocchi rocciosi, che a loro volta sono causa di deviazione del corso d’acqua e di formazione di cascate, piscine, gole. etcc.. Una dinamica semplice che  produce grandi risultati grazie alla copiosa presenza della roccia, alla conformazione dei versanti montuosi e all’abbondanza delle precipitazioni atmosferiche.

Capo d’Orlando, 27/05/2013

Dario Sirna.

 

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