CARONIA – FIUME CARDONETA – DOPPIA CASCATA A MONTE DEL PONTE CILENTO
Negli articoli pubblicati in precedenza sul Fiume Cradoneta di Caronia abbiamo mostrato l’evoluzione del fiume nel suo tratto a valle del ponte che attraversa il suddetto fiume in località Cilento. Il reportage di oggi è invece dedicato alla parte del torrente che si sviluppa a monte dello stesso ponte. Le indicazioni necessarie per giungere sul posto sono le stesse di quelle fornite negli articoli precedenti, aggiungiamo solo che una volta raggiunto il ponte occorre scendere nel fiume e immettersi nel suo greto risalendolo fino ad arrivare alla doppia cascata. |
E’ necessario avvertire gli appassionati che hanno intenzione di effettuare tale tragitto che le difficoltà di percorso non sono indifferenti. L’attrezzatura necessaria deve prevedere l’uso di stivali alti fino all’inguine. Senza stivali è impossibile risalire il greto del fiume, molti passaggi richiedono l’attraversamento delle acque e queste spesso sono profonde anche più di un metro. Il fiume è imprigionato all’interno di uno strettissimo canale circondato da una fitta e impenetrabile vegetazione, costituita da macchie di rovi e di arbusti vari, tipici dell’area mediterranea. Questa circostanza impedisce di camminare parallelamente al fiume ed esternamente ad esso, gli unici passaggi liberi sono proprio all’interno del greto. Ciò vale per tutto il tragitto del Cardoneta, ma a maggior ragione per la parte in questione. A monte del ponte Cilento il vallone Cardoneta diventa molto stretto e impervio, ricco di vegetazione spontanea, immerso in una natura incontaminata e selvaggia. Le difficoltà di cammino sono amplificate dalla struttura stessa del vallone che obbliga il fiume, e quindi anche l’escursionista che lo risale, a saltare da una roccia all’altra attraverso una infinita serie di piccole cascatelle. Le rocce che movimentano questo percorso e ne scandiscono i passaggi sono di arenaria gialla e spesso si presentano muschiate e quindi scivolose. L’escursione richiede un tempo non inferiore a quattro ore, in tale intervallo è incluso il tempo necessario per scattare le foto e il tempo richiesto per risalire la cascata e per raggiungere la parte del fiume a monte del salto. Questo percorso è molto interessante e regala grandi emozioni, ma richiede anche un leggero spirito di avventura e una discreta preparazione fisica. Sin dall’inizio il torrente offre numerosi spunti fotografici dovuti alla costante e ripetuta presenza di piccoli salti che si succedono con il ritmo incalzante di una scalinata ininterrotta. Le acque del fiume sono costrette a rimbalzare da una roccia all’altra e a frantumarsi in continuazione creando piacevoli effetti dovuti all’abbondanza e frequenza degli spruzzi. Il letto del fiume è costruito quasi sempre dalla nuda roccia, scavata e modellata dalla forza erosiva della corrente fluviale. All’interno dell’alveo la visuale del campo ottico è ridotta dalla stretta e tortuosa conformazione del vallone, ciò impedisce al visitatore di avere una prospettiva di insieme utile per l’orientamento e per le distanze da coprire. Succede così che il fiume svela la bellezza e le sue difficoltà passo dopo passo, attraverso un cammino costituito da una sequenza continua di piacevoli sorprese. Le varie anse del torrente non permettono di avvistare l’andamento dello stesso nel percorso a monte e lasciano perciò l’escursionista sempre all’oscuro dalla meta da raggiungere. Come accade in molte delle cascate del nostro territorio, anche in questo caso l’avvistamento della doppia cascata avviene solo nel momento in cui ci si ritrova davanti alla stessa, nell’atrio fluviale che la precede. Con il termine doppia cascata intendiamo indicare non un doppio salto delle stesse acque, ma una divisione di queste ultime in due salti separati, ossia lungo due percorsi divisi, sebbene attigui. La cascata in questione è generata da un muro di roccia alto circa venti metri che come il bastione di una diga attraversa il corso del torrente perpendicolarmente allo stesso, costringendo così le sue acque a precipitare nel vuoto. Il contesto naturale che incornicia la cascata è molto bello ma anche particolarmente instabile sui due fronti laterali. Il versante di levante è stato recentemente interessato da una ingente frana che ha fatto precipitare grandi rocce proprio davanti alla cascata. In conseguenza di questa frana il letto del fiume si è riempito di una notevole quantità di materiale inerte sollevandosi e accorciando così l’altezza del salto. Il materiale franato, inoltre, ponendosi davanti alla cascata, oltre a deviarne il corso sulla sinistra, ne ostruisce la visuale. Occorre portarsi proprio ai piedi del grande salto per apprezzarne tutta la sua imponenza. Anche il versante di ponente del Vallone risulta fortemente eroso e instabile, ma contrariamente a quanto accaduto sul lato opposto, qui l’erosione invece di generare movimenti franosi scolpisce e sgretola la montagna dandole un aspetto singolare e affascinate. Una lunga cresta di terra mista a pietrisco si interpone tra il fiume e la cascata deviando il tragitto del corso d’acqua e chiudendo la cascata all’interno di una ristretta conca. In prossimità della cascata le pareti del versante ovest del vallone, sebbene apparentemente molto ripide e instabili, sono scalabili senza troppe difficoltà e senza correre grandi pericoli. Esse rappresentano l’unico modo per accedere velocemente al piano alto della cascata e per raggiungere il punto in cui le acque precipitano nel salto. La piccola fatica richiesta per affrontare questo passaggio è largamente ricompensata dalla bellezza della posizione guadagnata. La vista dall’alto apre l’orizzonte permettendo allo sguardo di uscire oltre gli stretti confini del Vallone per abbracciare la veduta di tutta la sottostante valle, fino al blu del Tirreno. Nel contempo la cascata vista dall’alto rende con maggiore effetto l’altezza del salto e ne evidenzia la bellezza. Questo passaggio, effettuato con grande cautela per i rischi che esso comporta, è consigliato a chi vuole aggiungere all’escursione il gusto finale di un boccone che sazia e che appaga totalmente. L’escursione è molto entusiasmante non solo per le emozioni dell’avventura che ad essa è correlata, ma anche per la grande bellezza dell’ambiente naturale attraversato e per la spiritualità a cui esso richiama. Le montagne attraversate durante l’escursione sono ammantate di fitti boschi di latifoglie sempreverdi e si presentano lussureggianti, la quasi totale assenza di segni di civiltà contribuisce ad accrescere il fascino naturale del posto. Nel Vallone si avverte un grande senso di pace e di equilibrio generato dall’armonia di un creato ancora intatto e puro, espressione di un legame d’amore tra l’uomo, la natura e Dio. L’escursione offre così la possibilità al visitatore di scoprire alcuni aspetti dell’esistenza cancellati dalla nostra vita quali il rapporto con la natura e il rapporto con Dio. In questa ottica è possibile comprendere l’errore commesso dall’uomo nel chiudersi in se stesso e nel rendersi signore del proprio io. Uomo, natura e Dio sono tra di loro indivisibili, negarsi a tali realtà significa restare incompleti e fuggire la pienezza dell’amore.
Capo d’Orlando 04/04/2013
Dario Sirna
Con la collaborazione di Sebastiano Mirici