CASCATA SUL TORRENTE CANNELLA DI CARONIA
Il reportage di oggi sul torrente Cannella ci conduce nel cuore più interno di questo selvaggio torrente. La zona in questione può essere raggiunta dal basso, seguendo le indicazioni fornite con i precedenti articoli, o dall’alto sfruttando la pista forestale che passa dal ponte sul torrente rubino e che serve la località Sambuco e le fattorie di contrada La Noce. |
In questo secondo caso dopo aver raggiunto il torrente occorre muoversi in discesa e poi ritornare indietro. Questo tratto del fiume, come tutti gli altri percorsi che si sviluppano al suo interno, presenta notevoli difficoltà di cammino a causa di una geografia dei luoghi molto accidentata e a causa di un’altrettanto selvaggia natura. Raccomandiamo perciò attrezzatura idonea, disponibilità di tempo, pazienza, prudenza e allenamento fisico, non consigliamo il percorso a bambini. Il torrente non presenta portate grosse, ma in corrispondenza delle cascate e dei salti origina delle profonde piscine che risultano difficili da superare e che spesso costringono l’escursionista ad attraversarle, per questo motivo gli stivali cosciali sono indispensabili. La bellezza del tratto in questione è determinata soprattutto dalla presenza di una cascata e del contesto che la caratterizza. Il salto è di circa cinque metri e si getta all’interno di una stretta gola preceduta da un profondo canale. La lunghezza di questo canale è di circa venti metri e la sua profondità scende sotto i due metri, per questo motivo è possibile avvicinarsi alla cascata solo fino ad una certa distanza, mentre è del tutto impossibile arrivare sotto di essa. Il canale roccioso è costituito dal letto di una gola le cui pareti sono formate dalla roccia del versante ovest della montagna e da alcuni massi di enormi dimensioni che occupano le pertinenze del versante est della valle. Tra la roccia dei massi e la roccia della parete montuosa esiste un’evidente differenza strutturale che risalta subito all’occhio e che mostra la duplice morfologia di questa regione dei Nebrodi. I grandi massi di arenaria sono molto compatti e duri, con superfici levigate, lisce e arrotondate, forme sferoidali, colori uniformi. Le pareti della montagna, invece, sono stratificate con fogli di roccia di piccolo spessore, paralleli e sovrapposti. Le loro superfici sono pertanto scabre, mai levigate, sempre discontinue, con evidenti segni di frattura, e con disomogeneità di tono nei colori. La presenza dei massi di arenaria nel territorio di Caronia, specie nelle valli e negli alvei dei torrenti è una costante che in alcuni casi assume proporzioni considerevoli. Viste le dimensioni e la concentrazione di questi monoliti sembra difficile attribuire la loro presenza all’erosione delle montagne operata dai corsi d’acqua e dagli agenti atmosferici, è più facile invece ipotizzare una più antica formazione degli stessi, una formazione precedente a quella dell’attuale orografia, all’interno della quale essi risultano inglobati a seguito di un processo successivo. Ciò significa che i monoliti potrebbero essere testimonianze di rocce e di vicende più antiche, relative a una precedente geografia della zona. Successivamente essi sarebbero stati coinvolti nel processo di elevazione dell’attuale orografia, venendo così intrappolati all’interno dei volumi emersi. L’erosione dei torrenti li riporterebbe in superficie laddove essi vengono liberati dalla terra che li ricopre. E’ possibile dunque pensare ad essi come a enormi ciottoli inglobati nel cuore della montagna e dall’acqua restituiti alla luce. La cascata del torrente Cannella, nonostante le sue modeste dimensioni ha un fascino non indifferente. Il contesto naturale in cui essa è inserita, infatti, è di grande pregio ambientale. Contrariamente a quanto accade per alcune cascate, specie quelle di grandi dimensioni, qui il salto compiuto dalle acque del torrente non è presentato dalla natura come unico elemento della scena, ma come elemento principale di una scenografia comunque ricca di tanti componenti, tutti molto interessanti e altrettanto belli. La composizione di questi elementi, formati da rocce, massi e vegetazione all’interno dell’architettura della valle avviene secondo modelli estetici che riescono a garantire un risultato eccellente e armonioso, tanto da conferire al quadro di insieme l’aspetto di un piccolo Eden. Questa bellezza non appartiene solo alla scena relativa alla cascata, ma si estende anche al resto del torrente, specie alle zone che si trovano a monte, ove massi, acqua, salti, piscine, bosco, e verde continuano a comporsi tra di loro per dipingere nuovi e interessanti paesaggi, diversi nella forma, ma identici nello stile e nei colori. Dal punto di vista contemplativo il posto incute allo stesso tempo timore, soggezione e stupore. Il timore è giustificato dal senso di impotenza, di piccolezza e di isolamento generato da una natura la cui forza qui impone il suo comando. La soggezione è dovuta al senso di rispetto che il creato trasmette all’uomo. Un rispetto indotto dal mistero dell’ignoto che appartiene alla nostra stessa esistenza. Lo stupore fiorisce dalla contemplazione della grazia e della bellezza che manifestano la presenza dell’onnipotenza e della misericordia di Dio. Il cammino nel torrente proietta l’uomo verso l’essenziale e lo guida alla ricerca dei valori importanti della vita, quelli che danno senso all’esistenza e che guidano verso l’amore eterno del Signore.
Capo d’Orlando, 23/12/2013
Dario Sirna.
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