CARONIA – DAL TORRENTE NICOLETTA AL TORRENTE SANBARBARO

CARONIA – TORRENTE  SANBARBARO  – PRIMO TRATTO

Risalendo il Torrente Nicoletta in uscita dalla gola scavata dalla cascata omonima il fiume riprende a camminare in maniera piuttosto tranquilla scorrendo su un letto apparentemente pianeggiante, racchiuso tra due versanti laterali obliqui, molto ripidi, tipici dei valloni della zona di Caronia.

Il reportage di oggi è dedicato alla zona del torrente a monte della cascata. Durante questo percorso il fiume perde la denominazione di torrente Nicoletta per assumere la denominazione di Torrente Sanbarbaro. In realtà si tratta sempre dello stesso corso d’acqua, che nella zona a monte assume il nome della località Sanbarbaro. Questa zona del territorio di Caronia dal punto di vista naturalistico è una delle zone più belle, ricche ed  interessanti del Parco dei Nebrodi. Si tratta di un vallone molto ampio e profondo che risale la dorsale dei Nebrodi fino a raggiungere le sue quote più alte. Il bacino che alimenta il torrente è molto ampio ed è caratterizzato da una sequenza continua di vallate e conche minori che con i lori impluvi alimentano la portata del corso d’acqua in questione. Dopo un percorso pressoché orizzontale o in leggera salita, la parte terminale del vallone si inerpica sul ripido e verdissimo pendio che scende dalla dorsale, scomparendo sotto una vegetazione lussureggiante di querce, faggi, agrifogli etc. Le bellezze naturalistiche di questo fiume sono davvero immense e possono essere comprese solo visitandolo tutto. Col reportage di oggi documentiamo il primo tratto di questo lungo e affascinate percorso del Nicoletta/Sanbarbaro. Questo tratto di fiume può essere annesso all’escursione del primo tratto. Avendo a disposizione una giornata intera da dedicare a questo cammino è possibile esplorare tutto il percorso compiuto dal fiume dal ponte fino alla contrada Sanbarbaro. Vi consigliamo a tal proposito di utilizzare due macchine, una da lasciare in contrada Sanbarbaro e una da lasciare sul ponte Nicoletta. Con questo stratagemma è possibile esplorare il lungo tratto in questione senza dovere poi ritornare indietro nel fiume. Per le indicazione sul ponte Nicoletta vi rinviamo agli articoli precedenti, mentre per quanto riguarda la località Sanbarbaro le indicazioni da seguire sono le seguenti. Proseguendo sulla strada ESA che sale da Badetta di Caronia, dopo il ponte sul torrente Nicoletta, unico grande ponte in c.a. che si incontra nel percorso, occorre andare avanti per circa 7-8 Km. Durante questo tragitto la strada in questione in un primo tempo si proietta sul torrente San Fratello, gemello del Sanbarbaro, poi attraversa nuovamente il bosco e torna a camminare sul versante di levante del torrente Nicoletta. In questa zona, immediatamente prima di un grande tornante, c’è una deviazione asfaltata sulla destra che sembra dirigersi verso il fiume. In corrispondenza si trovano dei bei  fabbricati in pietra, in parte ristrutturati e in parte diroccati. La zona in questione si chiama San Nicola. Imboccata la deviazione sulla destra,  alla fine del tratto asfaltato conviene lasciare l’auto e proseguire a piedi. Dopo circa dieci minuti di cammino in discesa si raggiunge il fiume. Anche se più faticoso, noi consigliamo di fare il percorso inverso. Ossia di lasciare un auto sul posto e di tornare sul ponte Nicoletta, da dove immettersi nel fiume per affrontarlo in salita. Questo consiglio ci sembra utile ai fini di una  ottimale fruizione  delle bellezze del torrente. La prospettiva in salita aiuta a comprendere molto meglio l’evoluzione del fiume e propone i vari scorci secondo un punto di vista più efficace. Ciò è dovuto all’effetto della gravità terrestre che spinge i corpi di maggiore peso verso il basso. Al maggiore peso qui corrisponde anche una maggiore dimensione. Inoltre, procedendo dall’alto verso il basso la prospettiva schiaccia i corpi, facendoli apparire piccoli, tozzi e meno importanti, parte della loro bellezza viene inghiottita dall’effetto prospettico. Procedendo in senso inverso, la prospettiva enfatizza le dimensioni dei corpi incontrati consentendo di ammirare tutta la loro bellezza, diluita ed esaltata  dalle grandi misure dell’altezza. A nostro avviso un fiume va sempre esplorato e visitato in risalita, a meno che non si tratta di una zona perfettamente orizzontale. Ma è anche vero che a questo vantaggio corrisponde lo svantaggio di una fatica più intensa e, soprattutto, di maggiori  difficoltà di avanzamento. Determinati ostacoli naturali sono più facili da superare in discesa e meno in  salita.  Nel tratto in questione la bellezza del fiume è caratterizzata dalla presenza di effetti diversi. In un primo tratto il vallone si allarga molto e il fiume si divide in due bracci di cui il più interessante è il braccio ove scorre meno acqua. Questa biforcazione del fiume ha scavato il suo tragitto all’interno di un terrapieno pianeggiate, creando così un piccolo canyon di terra, lungo circa duecento metri, alto circa 5 metri e stretto circa tre metri. Il canyon è frutto di un’intensa erosione, ma non presenta caratteristiche di particolare rilievo. A monte  del canyon il fiume ricompone i suoi bracci in un unico letto e comincia a scorrere su di un greto di roccia scura e compatta. Questo tratto è molto lungo e conserva questa sua  caratteristica ininterrottamente per tutto il tragitto. Il letto roccioso conferisce al torrente un fascino particolare dovuto soprattutto alla assenza di ghiaia, ciottoli e pietre, confinati sui bordi esterni del fiume. Acqua e roccia si esaltano a vicenda nel forte contrasto esistente tra questi due stati fisici della materia. La prima senza forma e trasparente si spande sulla seconda, rigida, statica, compatta e opaca, lucidandola come una vernice brillante, raffinandola  come la mola di una levigatrice e ravvivandone i colori, le sfumature e le tonalità, come il pennello di un pittore.  Dopo questo lungo tratto, improvvisamente la sagoma dell’orizzonte all’interno dell’alveo comincia a movimentarsi fortemente. Enormi massi rocciosi delle dimensioni di vere e proprie rocche invadono prepotentemente il letto del fiume. Lo spettacolo comincia nuovamente a ripresentarsi con fasi molto esaltanti. I massi sono alti dai dieci ai venti metri. Sono accavallati l’uno sull’altro, rovinosamente strappati nel corso del tempo dalla furia dell’acqua ai versanti laterali del vallone. Le loro forme sono compatte e tondeggianti, le loro superfici sono levigatissime, tanto da non presentare appigli e prese utilizzabili durante la loro scalata. I loro colori sono quelli tipici e affascinati dell’arenaria dorata. I toni del marrone virano dal giallo al rosa, passando talvolta anche per il rosso, il grigio e il nero. Il tutto è dovuto alla colorazione conferita alla roccia dai diversi ossidi minerali che li compongono. Lo spettacolo creato dai massi si avvale in parte del contributo dovuto al passaggio dell’acqua. Il fiume infatti, incontrando questi grandi ostacoli è costretto a compiere continue evoluzioni, con virate, salti di acqua e cascate che rimbalzano le correnti del flusso da una parete all’altra dei massi. In conseguenza dei salti e delle carambole formate da questi ultimi si originano piscine e stagni incastonati tra le rocce. Come smeraldi luccicanti queste conche rocciose ricolme di acqua cristallina brillano in mezzo ai monoliti attirando fortemente l’attenzione su di loro. Il verde dei fitti e lussureggianti boschi che circondano il fiume si riflette in questi piccoli specchi d’acqua accrescendo ulteriormente la loro bellezza. Tra le rocce e l’acqua del fiume sembra esserci una gara di bravura, un’esibizione di virtù e di bellezza, tutta volta a conquistare il cuore del visitatore. La nostra attenzione è lestamente  catturata dall’uno e dall’altro elemento e le nostre emozioni non fanno altro che aumentare strepitosamente e incontenibilmente. L’attraversamento del fiume diventa impegnativo e avventuroso, unendo così all’emozione dello spettacolo offerto dal vallone, l’adrenalina suscitata dal pericolo incontrato. Anche questo tratto del Fiume Nicoletta/Sanbarbaro presenta caratteristiche di bellezza rare ed eccellenti. La fatica dovuta al lungo ed estenuante cammino effettuato è largamente ricompensata dalle meraviglie incontrate e ammirate. Il fiume non smette mai di sorprendere con effetti sempre diversi e comunque fortemente affascinati. L’incantevole spettacolo offerto dalla natura è ulteriormente nutrito dalla  serenità che la stessa trasmette al cuore e all’anima. Lontano da ogni forma di contaminazione e di inquinamento il posto è immerso nella pace del paradiso terrestre, ove gli unici suoni che rimbalzano tra le montagne sono il canto del fiume e la melodia degli uccelli. La limpida trasparenza dell’aria rinvigorisce i colori accesi e smaglianti del creato, dando al visitatore la piacevole sensazione di trovarsi non in un parco naturale, ma nell’Eden di Dio. Il Signore nutre, cura, modella, impreziosisce il suo meraviglioso giardino terrestre e lo offre a noi intatto e vergine, non per essere violato, ma per essere goduto nel rispetto e nella gioia dell’incontro con Lui, unico e vero Signore della bellezza e della vita.

Capo d’Orlando, 21/05/2013

Dario Sirna.

 

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