CARONIA – TORRENTE CARDONETA – FONTANA DELL’ANGELO
L’escursione di oggi riprende il cammino nel torrente Cardoneta di Caronia ed ha lo scopo di documentare la bellezza del fiume nel suo tratto compreso tra la prima cascata e la cascata Fontana dell’Angelo, con una particolare attenzione a quest’ultima. Tutte le informazioni relative al percorso e alle indicazioni necessarie per raggiungere il posto sono state fornite nel precedente articolo sul Torrente Cardoneta e sulla prima cascata. |
Per dovere di informazioni sulla sicurezza ricordiamo che tale percorso è altamente rischioso e aggiungiamo che il cammino proposto oggi è ancora più difficile e pericoloso, per cui non consigliamo l’escursione né a bambini, né a persone che non hanno una adeguata preparazione fisica e un’alta capacità di gestire il panico e le vertigini. Parliamo di vertigini perché proprio questa è la parola adatta per descrivere il grande volo compiuto dalle acque nel salto della Fontana dell’Angelo. Che meraviglia! Dopo il salto Cardoneta, una cascata di quasi dieci metri di altezza, il fiume prosegue lentamente il suo corso incurvandosi e piegandosi nelle strette anse scavate all’interno di piccoli canyon di terra, secondo un percorso orizzontale che si mantiene in quota e che solo in pochi punti supera i piccoli salti con interessanti giochi d’acqua accompagnati da una scenografia di massi e di rocce sempre molto interessante. Il fiume continua a mantenere le sue caratteristiche iniziali, sia per quanto riguarda i colori, che per quanto riguarda l’ambiente naturale che esso attraversa. Proseguendo in discesa lungo il suo letto, dopo circa venti minuti di strada compiuta nel fiume improvvisamente la scenografia della cornice esterna assume una certa rilevanza mostrando sulla sinistra un bellissimo costone roccioso dall’intenso colore giallo. Ad esso abbiamo dedicato un reportage a parte, proprio per la sua particolare e inusuale bellezza, reportage che pubblicheremo la prossima settimana. Tale costone si erge dalla valle del fiume sollevando in quota su di esso una particolare fascia rocciosa molto colorata, visibile già da lontano. In corrispondenza di questo strapiombo il letto del fiume che scorre sotto di esso improvvisamente sprofonda in un baratro di eccezionale bellezza. Il salto è di circa quaranta metri o forse anche più. Le acque del fiume sono costrette a buttarsi giù da esso frantumandosi e polverizzandosi in milioni di piccole e luccicanti gocce. Dall’alto dello strapiombo a causa delle grandi dimensioni in gioco e della conformazione naturale della gola non si riesce a vedere il punto in cui le acque si raccolgono sulla base di arrivo. Si apprezza, invece, in veduta aerea la conformazione della sottostante gola. Dopo un percorso rettilineo le acque del fiume precipitando giù dallo strapiombo rimangono imprigionate all’interno di uno spazio chiuso che trova il suo sbocco naturale solo grazie ad una deviazione di novanta gradi a destra. L’ansa così formata, dovuta alla imponente presenza di una piega del contrafforte roccioso del versante ovest chiude il salto dell’angelo in uno spazio interno che impedisce di vedere oltre. Analogamente provenendo dal basso il salto risulta apprezzabile in tutta la sua bellezza solo quando si arriva in prossimità di esso. Ciò conferisce un forte effetto sorpresa che accresce la meraviglia del visitatore. Prima di avventuraci nella ripidissima discesa che collega il piano superiore del fiume con suo piano inferiore, decidiamo di esplorare gli scoscesi costoni laterali che fiancheggiano il versante ovest, portandoci davanti alla cascata e ad una quota superiore alla stessa. In questo modo abbiamo la possibilità di inquadrare la prospettiva del salto includendo in essa sia il piano superiore del fiume che il piano inferiore. L’impresa in questione è molto difficile e rischiosa, essa si svolge su ripidissimi pendii, molto sdrucciolevoli, delimitati in basso da strapiombi elevatissimi. La posizione raggiunta ci permette di godere una delle più belle prospettive del posto in quanto pur mantenendosi abbastanza vicina alla cascata unisce in un’unica visione tutta la dinamica del fiume prima, durante e dopo il salto. Mentre contempliamo lo spettacolo aereo delle acque in caduta studiamo il percorso da seguire per scendere alla base della cascata. Il posto non offre che un’unica scelta sul versante est. Qui si intravede l’esistenza di un vecchio sentiero, oggi travolto da una imponente frana che ha fatto precipitare a valle l’intero costone. Ciò rende molto difficile l’impresa, ma la presenza del terreno umido franato in luogo della nuda roccia costituisce una possibile soluzione. Torniamo indietro, ci portiamo sulla sponda destra del fiume, risaliamo il pendio che lo sovrasta e raggiuntane la sommità ci inseriamo sul suo fianco franato, da qui, seguendo il ripidissimo percorso di un ruscello, raggiungiamo il letto del fiume. Scesi nella stretta gola scavata dalle acque del torrente raggiungiamo la zona di collisione della cascata. Le sue acque durante le spericolate acrobazie della loro caduta libera si dividono in tanti flussi filiformi che a loro volta si spezzano in polverosi spruzzi e in nebulosi schizzi, cadendo a terra come l’intesa pioggia di un grande diluvio. Le alte pareti rocciose con il loro abbraccio avvolgente circondano il flusso della cascata chiudendolo in un altissimo cilindro di roccia. Tutta l’area racchiusa all’interno di questo cilindro è investita dagli spruzzi che la cascata libera durante la fase di impatto con il fondo roccioso su cui essa si scaraventa. Affrontiamo l’umido passaggio e attraversiamo l’intera gola portandoci sulla sue pareti opposte da dove ammiriamo dal basso lo spettacolo, immersi nel fragore delle acque che precipitano vertiginosamente. La cascata Fontana dell’Angelo è senza dubbio uno dei gioielli più preziosi di tutta la Sicilia. L’imponenza del grande salto, la struttura architettonica della gola, il contesto naturale in cui è immerso il fiume, le note paesaggistiche del verde manto della sughereta, le scenografie mozzafiato degli strapiombi, i colori intensi e caldi delle rocce e della vegetazione autunnale, la totale assenza di qualsiasi segno di civiltà, la bellezza selvaggia del territorio, lo splendore di una natura incontaminata, la pace e canto del creato, l’emozione e il brivido dell’avventura sono gli ingredienti principali di un potente cocktail capace di inebriare e di sedurre l’anima fino a condurla alle vette divine della contemplazione pura. Questa perla della natura siciliana, gelosamente custodita dalle inaccessibili vallate del territorio di Caronia è un dono di Dio, un’immagine eloquente del suo amore per l’uomo, un omaggio alla bellezza, la proiezione terrestre di un giardino celeste, un angolo del grande Parco del Paradiso le cui propaggini si estendono fin sulla Terra a testimoniare la presenza di Dio in mezzo agli uomini e a garantire da esso un accesso sicuro alla grande meta dell’Amore.
Capo d’Orlando 14/01/2013
Dario Sirna
P.S.: Ringraziamo di cuore il Sig. Domenico Turrisi per averci indicato queste meraviglie.