LA SCOGLIERA DI ARENARIA DI TESTA DI MONACO
Siamo tornati a Testa di Monaco, sulla riviera Tirrenica che si sviluppa a est di Capo d’Orlando, per continuare a documentare la bellezza della scogliera di arenaria che caratterizza la zona. Trattandosi del tratto più lontano dal porto per accedervi abbiamo preferito seguire un percorso diverso, meno lungo e, soprattutto, meno pericoloso. |
Siamo tornati a Testa di Monaco, sulla riviera Tirrenica che si sviluppa a est di Capo d’Orlando, per continuare a documentare la bellezza della scogliera di arenaria che caratterizza la zona. Trattandosi del tratto più lontano dal porto per accedervi abbiamo preferito seguire un percorso diverso, meno lungo e, soprattutto, meno pericoloso. Il percorso in questione è quello che a partire dal villaggio omonimo si sviluppa lungo la spiaggia che si estende verso ponente, ossia in direzione del centro paladino. Gli scogli antistanti il villaggio, di grande interesse per conformazione e bellezza, saranno oggetto di un successivo reportage, dedicato solo ed esclusivamente ad essi e probabilmente rinviato alla stagione estiva per la particolare collocazione delle rocce, la cui posizione si spinge all’interno del Tirreno per diverse decine di metri. All’inizio della passeggiata il paesaggio della costa, tutto proiettato a levante, non presenta alcun indizio relativo alla scogliera di arenaria. La costa, infatti, è costellata esclusivamente da rocce scure pezzate di bianco, le rocce tipiche della scogliera di San Gregorio. Un piccolo promontorio in “orlandinite” chiude completamente la vista ad est, impedendo persino di ammirare il promontorio e il Monte della Madonna. Superato questo tratto di scogliera, immediatamente il paesaggio cambia, assumendo una veste completamente nuova e molto più accattivante. La vista sulla scogliera dell’articolo sul II tratto di Testa di Monaco rimane ancora interdetta, ma il colore e la natura delle rocce cambiano drasticamente. La separazione netta tra i due ambienti è segnata proprio da questo piccolo promontorio in roccia scura. Il suo effetto è quello di un muro di separazione, di un muro che divide e distingue nettamente due ambienti completamente diversi, seppure attigui. Il cambiamento è davvero stupefacente e lascia molto sorpresi. Il tratto di spiaggia che si estende dal villaggio fino a questo punto non mostra alcuna difficoltà, in quanto si presenta, nonostante l’ingombro degli scogli, abbastanza sabbioso e percorribile, mentre il superamento del promontorio di separazione è un po’ impegnativo se non si è disposti a scendere in acqua per superare l’ostacolo. Oltre questo punto la costa ci presenta una piccola caletta, ove al posto della sabbia tra i due promontori che la delimitano si trova un letto di grandi massi tondeggianti in bellissima arenaria gialla. Aumentano le difficoltà di cammino ma contemporaneamente cresce, anche, il fascino del posto. Superata la zona dei massi si giunge ad una nuova scogliera, un altro piccolo promontorio proteso versi il Tirreno. La scogliera diventa molto interessante, ma ancora non ci mostra la bellezza del tratto seguente, la cui veduta continua a restare interdetta. Occorre spingersi sugli scogli emergenti dal mare per riuscire a superare l’ostacolo del costone e allargare così il campo ottico sulla scogliera in questione. Le maestose rocce gialle che ci separano da questa scogliera, come ossa fratturate, fuoriescono dalla pelle della montagna mostrando il cuore nudo delle viscere della terra. Un cuore comunque straordinariamente bello e disegnato. Alcune superfici rocciose sembrano essere il frutto di un taglio netto operato nella roccia per evidenziarne la sua anima interna. Ne viene fuori un gioco di colori, toni e forme inaspettato e incredibilmente interessante. La struttura del disegno si presenta come una rete a maglie geometriche irregolari, simile a un mosaico moderno, le cui tessere hanno i contorni gialli che sfumano all’interno in un grigio puro. Le sottile linee gialle sono di un materiale più duro rispetto al cuore grigio, cosicché la maglia geometrica formata dal loro intrecciarsi emerge dal fondo della superficie, come in un bassorilievo. Le rocce in questione sono perciò molto decorative e, nonostante non siano appariscenti, nel contesto in cui si trovano hanno una rilevanza dominante. Altro fattore che contribuisce ad arricchire di decori e bellezza queste rocce è dovuto alla presenza di strati obliqui di arenaria perfettamente grigia alternati a strati di obliqui di arenaria gialla e a strati obliqui di arenaria mista a disegni geometrici. La conformazione degli strati è la medesima della struttura del secondo tratto, ossia a fogli obliqui, appoggiati l’uno sull’altro e inginocchiati verso il Santuario della Madonna di Capo d’Orlando. La composizione dei fogli e il contrasto di colore tra gli stessi crea un piacevole effetto cromatico e artistico. Tra le rocce grigie e le rocce gialle sono presenti delle aggregazioni a grana grossa, molto più ruvide di quelle a grana fine e soprattutto di aspetto meno squadrato e più arrotondato. Sono principalmente alcune rocce della parte bassa del promontorio a presentare queste singolari forme, che evocano figure mitologiche e storie fantastiche di sortilegi e magie applicati da ipotetiche fate a robusti giganti pietrificati in eterno sulla battigia del tempestoso Tirreno. Tra il mare e la terra è una continua lotta, una incessante guerra fatta di giornaliere battaglie per la conquista della linea della battigia. Le onde sospinte dal vento come ruspe demolitrici alzano le loro benne contro la costa per scavare e rubare terreno alla montagna. Quest’ultima come la muraglia di una fortezza innalza argini rocciosi per contenere l’invadenza de mare e nel contempo si protende verso di esso riversando terra e pietre. Ogni battaglia lascia un segno sulle rocce che la hanno sostenuta, mentre le onde nascondono le loro ferite nelle profondità marine. Ecco così spiegata la bellezza straordinaria di queste rocce e delle loro forme. Bellezza millenaria foggiata, oltre che dalle battaglie contro le onde, anche, dalle lotte contro le tempestose bufere di vento. Ovviamente sono le rocce dispiegate nel fronte a mostrare le forme e i segni più particolari e interessanti. Dalla parte sommitale del piccolo promontorio roccioso, oltre a godere lo spettacolo appena descritto, si ammira la prospettiva più bella della scogliera del secondo tratto. Essendo, infatti, i fogli di quest’ultima obliqui l’aspetto della scogliera cambia radicalmente a seconda se si guarda da ovest verso est o viceversa. Nel primo caso la sovrapposizione piegata dei fogli ostruisce la vista sullo spettacolo creato dalla roccia della scogliera, nel secondo caso, invece, la esalta grandemente. I nostri occhi restano perciò totalmente conquistati dalla scena offerta dalla scogliera e come ipnotizzati dalle meraviglie osservate non riescono a sollevarsi da essa. Lo stupore è davvero alto, la bellezza del posto, del contesto, delle rocce, delle forme, delle architetture, dei panorami, degli scorci è notevolmente eccitante. L’anima si sente fortemente attratta sia dall’insieme, sia dai vari singoli dettagli che lo compongono, nasce un forte legame con il posto, un legame che resterà saldo e vivo per tutta la vita. I posti che regalano emozioni forti sono posti indimenticabili, posti che restano sempre vivi nel desiderio del cuore di rivederli e nel desiderio dell’anima di rigustarli. L’originalità e il fascino di queste rocce non possono che richiamare alla mente il genio creativo di Dio. Una Genialità, alta, nobile, che ha lo scopo di generare emozioni per scuotere il cuore umano e rimetterlo in dialogo con Dio. Ringraziamo il Creatore per il dono di queste straordinarie bellezze, ma soprattutto per il dono delle grandi emozioni che ci consentono di vivere intensi momenti di contemplazione.
Capo d’Orlando 13/11/2012
Dario Sirna