SCOGLIERA DI TESTA DI MONACO – TRATTO CENTRALE
Siamo tornati a Testa di Monaco, sulla costa di levante di Capo d’Orlando, per continuare ad esplorare le bellezze della meravigliosa scogliera di arenaria che dalla montagna a precipizio scende sul mare. Il tratto di scogliera visitato oggi è senza dubbio il tratto di mare più bello di tutta la costa orlandina. |
Nell’articolo precedente, relativo a Testa di Monaco, abbiamo presentato e documentato l’intervallo di costa che dal molo est del porto, in località Bagnoli, si estende fino a Testa di Monaco, ossia fino al punto da cui oggi noi riprendiamo il nostro cammino. Nel tratto che precede abbiamo visto una costa fortemente caratterizzata dalla presenza di enormi massi rocciosi di arenaria intervallati a massi di minore importanza, in un contesto comunque esclusivamente roccioso e di grande effetto. Proseguendo oltre, il paesaggio si trasforma improvvisamente e inaspettatamente, assumendo una nuova connotazione, che non si contrappone a quella già incontrata ma che ne rappresenta una sua sublime evoluzione. Ora l‘arenaria, infatti, comincia a mostrarsi più imponente e a svelare tutta la sua originalissima bellezza. I massi scompaiono del tutto e ad essi si sostituiscono grandissimi fogli di roccia paralleli e obliqui, appoggiati l’uno sull’altro, con una dinamica che ricorda quella della membrana di una fisarmonica stirata. Gli strati rocciosi sono alti oltre venti metri e hanno una larghezza che varia dal mezzo metro ai due metri. Seguono tutti la medesima inclinazione, con orientamento est-ovest. I fogli sono coricati l’uno sull’altro e riproducono il movimento in caduta delle tessere di un domino. Ogni parete rocciosa è separata dalla successiva con un tenero strato argilloso di colore verde. L’erosione marina agisce con maggiore impeto sull’argilla sgretolandola e polverizzandola più facilmente e velocemente rispetto all’arenaria, ne consegue che nelle loro parti terminali, ossia nelle parti più esterne e quindi più vicine all’osservatore, i vari fogli rocciosi emergono nello spazio aereo senza toccarsi, completamente liberi da ogni contatto reciproco. L’effetto è straordinario e difficile da descrivere. La sequenza degli strati rocciosi è lunga circa una quarantina di metri, durante i quali queste rocce grazie alla congiunta azione dell’erosione marina riescono ad esprimere una serie straordinaria di bellissimi effetti. Gli strati verticali in corrispondenza della battigia improvvisamente si piegano in avanti assumendo una forma a L che risulta più pronunziata nella parte est. Le varie pareti oblique prima di scendere a terra, essendo staccate l’una dall’altra, oltre alla loro superficie trasversale mostrano vistosamente sia la superficie inferiore che la superficie superiore, orientate rispettivamente a est e ad ovest. Quest’ultima è la più esposta all’azione degli agenti atmosferici e marini e presenta perciò le lavorazioni più interessanti e particolari. Le varie superfici rocciose, grazie alla presenza nella massa di elementi più teneri, risultano elaborate dagll’erosione secondo disegni e bassorilievi di straordinaria bellezza. Le superfici superiori non sono perciò lisce ma finemente scolpite dal vento e dal mare con motivi simili a ricami, operati con destrezza da un artista abile nel uso dello scalpello. Le lavorazioni sono una diversa dall’altra, ma tutte sono di pregevole effetto estetico. Esse, inoltre, si mostrano levigate con precisione e senza sbavature. Alla bellezza delle forme si aggiunge la altrettanto straordinaria bellezza dei colori, delle loro infinite sfumature e delle loro variazioni di tono. Ogni strato ha un colore diverso da quello che lo segue e da quello che lo precede, valorizzando così se stesso e gli strati attigui. I colori variano dal giallo rossastro al grigio, dal marrone al verdastro, dal beige al plumbeo. E’ una serie infinita di sfumature e di toni che emergono da un unico sfondo dorato di gradevolissimo effetto. Il raffinato gioco cromatico unito all’originalissima struttura rocciosa e alla certosina lavorazione delle superfici rende l’intero contesto d’indescrivibile bellezza e d’inestimabile valore. La bellezza della scogliera di arenaria di Testa di Monaco è una bellezza che emerge sia nella dimensione macroscopica, sia nella dimensione del dettaglio, sia nella dimensione del particolare. Struttura, dettagli e particolari sono tutti curati con la grande destrezza di un maestro della scultura e del gusto. Le onde e la salsedine, il vento, la pioggia e le escursioni termiche, hanno incessantemente e instancabilmente scolpito la roccia giorno dopo giorno per realizzare nel tempo un vero e proprio capolavoro. Le superfici delle rocce in alcuni tratti sono disegnate con sottili linee di separazione che tracciano sulla parete rocciosa una maglia romboidale equilatera e omogenea. I rombi, tutti della medesima scala di grandezza, si distinguono l’uno dall’altro grazie ad un concomitante gioco di colori che segue la forma delle linee e delle figure disegnate. Lungo il disegno prevale il giallo, mentre l’interno dei rombi è colorato di grigio. Gli strati rocciosi scendendo sulla battigia piegano a novanta gradi dirigendosi verso l’interno del mare. Ogni strato presenta perciò un suo piede di appoggio che si perde nelle profondità marine. Anche questi appoggi, come gli strati verticali, si mantengono distanti l’uno dall’altro, correndo tra loro paralleli nella direzione ortogonale alla battigia. Si formano così tra i vari elementi rocciosi della scogliera dei piccoli canali, i cosiddetti “canalicchi” all’interno dei quali penetrano le onde del mare. Il piede di base della scogliera è un’altra opera d’arte di eccezionale bellezza. La mano dell’artista è sempre la stessa, ma il suo estro ha dato qui origine a sculture di diversa forma ed effetto, compatibilmente alla nuova conformazione della roccia. La struttura orizzontale del piede di base della scogliera consente all’acqua marina di salire tramite i “canalicchi” sulla sua superficie superiore andando cosi a scavare al suo interno una armoniosa composizione di piscine, vasche e canali, in mezzi ai quali si innalzano vere e proprie sculture tondeggianti. Sulla schiena di questi estrose gobbe si osserva la presenza di particolarissimi bottoni di roccia che conferiscono all’ambiente un fascino originalissimo e di pregevole gusto. Muoversi all’interno di questa scultura regala sensazionali emozioni e indimenticabili momenti. Le rocce alte della scogliera in alcuni punti presentano un altro interessante fenomeno, dovuto anch’esso all’azione congiunta degli agenti atmosferici e del mare. I terminali delle rocce sommatali presentano delle strane cavità, all’interno di alcune di queste nicchie, elementi lapidei della roccia madre sono stati isolati dal vento assumendo una forma allungata che le fa somigliare molto alle corde di uno strumento musicale. Le suddette cavità hanno una struttura molto vulnerabile a causa del notevole assottigliamento delle pareti esterne a tutto vantaggio del volume interno. Questo posto è davvero un posto fantastico che offre in mezzo ad una natura selvaggia e incontaminata notevolissimi spunti di osservazione e di meraviglia. Il contesto esterno è caratterizzato dalla presenza dominante del mare. La roccia si proietta, infatti, interamente sul Tirreno chiudendosi quasi del tutto all’entroterra e all’attigua costa, come a voler dettare con la sua incantevole bellezza la supremazia su tutto il resto. Gli unici scorci panoramici visibili sono limitati alla punta di Capo d’Orlando e in particolare al Santuario, che emerge sul colle del Monte della Madonna affacciandosi su questa scogliera. Mentre il Capo si allunga nel Tirreno sfidando il mare per proteggere, come un valoroso paladino, l’intera costa, la scogliera di Testa di Monaco girandosi su stessa e inchinandosi di fronte al Santuario si orienta nella direzione nel Monte per celebrare con la sua bellezza la lode a Dio, dando, così, omaggio con il suo splendore alla Madre Celeste. Anche noi innalziamo la nostra lode al Signore e, in piena contemplazione, ringraziamo Dio per il dono di questa indimenticabile giornata.
Capo d’Orlando 29/10/2012
Dario Sirna