CAPO D’ORLANDO – PORTO VECCHIO

GLI SCOGLI DEL PORTO VECCHIO A CAPO D’ORLANDO

Siamo a Capo d’Orlando e ci proponiamo di documentare con un dettagliato reportage fotografico la bellissima scogliera del Porto Vecchio. La zona in questione è quella a ridosso del Capo, sul versante della riviera di levante. Il posto è facilmente raggiungibile dal centro, anche a piedi, percorrendo il lungomare in direzione Messina e proseguendo, subito dopo il Faro, sulla litoranea per San Gregorio.

La zona in questione è denominata “Porto Vecchio” perché nel passato, quando si decise di realizzare un porto turistico e per la pesca a servizio di Capo D’Orlando la prima scelta ricadde proprio su questa zona. Successivamente per la difficile fattibilità dell’opera l’idea venne abbandonata. Di questo tentativo restano alcuni segni riscontrabili nei frangiflutti in cemento e pietra di cava rosa, a forma di parallelepipedo, ancora presenti in mezzo alla bellissima scogliera. Noi avanziamo sulla spiaggia percorrendone la riva secondo la direzione levante-ponente e partendo dall’area antistante il laghetto, alle spalle del Monte della Madonna. In questa zona la corrente dominante proveniente dai quadranti occidentali ha accumulato, grazie alla protezione del Capo, considerevoli depositi sabbiosi che hanno dato vita ad una delle spiagge più importanti e grandi del litorale Orlandino, forse la più grande. La sabbia è grigia e silicea, con una consistenza granulare e poco polverosa. Spesso è miscelata a depositi di ghiaia naturale di piccole dimensioni. Sulla battigia, contrariamente a quanto si verifica lungo tutto il litorale che spazia da Zappulla fino a Testa di Monaco, la spiaggia è coperta, per una ampia fascia, da pietrame di cava, la cui natura è completamente diversa da quella della roccia naturale del posto. Si tratta quasi sicuramente di depositi di pietra collocati con funzione di protezione dall’erosione della costa, o per il ripascimento della spiaggia. La zona comunque dal punto di vista naturalistico non presenta gravi alterazioni o  deturpamenti del paesaggio. La prospettiva in questione ci offre un campo visivo estremamente interessante. Il capo spingendosi all’interno del Tirreno genera nella riviera di levante una sorta di golfo che da di San Gregorio si allunga a tutta la riviera tirrenica inarcandosi  e culminando, all’altra estremità, nel promontorio di Capo Calavà. Osservando l’andamento della costa dalla zona in questione si ha proprio la piacevole impressione che tutta la riviera compresa tra Capo d’Orlando e Capo Calavà formi un ampio golfo. Dirigendo gli occhi verso il mare aperto lo sguardo attraversa tutto il braccio  di mare (canale) compreso tra la costa Tirrenica e le Isole Eolie. Sono proprio queste ultime che allineate in fila indiana sagomano il profilo dell’orizzonte, spezzandone così la sua linea retta ed infinita. Alle spalle, ossia verso l’entroterra, allo stupendo scenario azzurro del Tirreno si contrappone il ripido ed impraticabile versante Nord del Monte della Madonna, da cui poi in sequenza si susseguono le colline della scogliera di San Gregorio. Sulla cima del Monte svetta l’alta parete nord del Santuario, che si innalza a strapiombo da una robusta formazione rocciosa  sommitale. L’impressione è che il Santuario, il cui frontespizio si presenta abbastanza rassicurante, sia in realtà sospeso in aria, in una condizione di equilibrio apparentemente precaria e vertiginosa, ma fortemente assicurata dalla volontà divina. La Madre celeste custodisce questa bellissima chiesa e con essa tutto il popolo Orlandino a Lei consacrato.  Alla base del Monte, tra il mare e la strada Provinciale, si estende la lingua di sabbia sopra descritta, la quale sembra formare proprio una base di appoggio alla montagna. Andando avanti nella direzione del Faro la prospettiva del Monte della Madonna si arricchisce di nuove linee che impreziosiscono ulteriormente scenario, offrendo nuovi scorci e differenti punti di osservazione. Camminando sulla battigia improvvisamente  l’aspetto della costa cambia. Alla spiaggia si sostituisce bruscamente la scogliera. Questa scende dalle pendici del Monte della Madonna con un andamento particolare. Sembra, infatti, scivolare a mare proprio come scivola a terra un drappo da un tavolo. Il suo andamento è perciò ripido sulle pendici del Monte per diventare poi morbido sulla riva del mare. Qui la scogliera si appiattisce e allargandosi, come le palme di una mano o come la pianta di un piede, si frammenta in corrispondenza dell’acqua in tantissime dita le cui unghie si infilzano sul fondale marino aggrappandosi alle fondamenta del mondo. L’impressione è che la propaggine del capo sia spinta dalla catena dei Nebrodi verso il Tirreno meridionale come la zampa allungata da un gatto per acchiappare la preda o per aggrapparsi al tronco di un albero. Questa zampata montuosa, con le unghie smaltate dal bianco spumeggiante delle onde, ha una straordinaria bellezza. La roccia è di arenaria marrone finemente lavorata dall’abile arte erosiva del mare. Gli scogli presentano, perciò, linee morbidissime e arrotondate. Si susseguono l’uno dietro l’altro con una grazia architettonica eccellente. La loro forma dolce e spianata, oltre a creare suggestivi angoli e graziose calette ove è piacevole  godersi la bellezza del mare e il calore del sole, è rassicurante e rasserenante. La scogliera presenta il  fascino di una natura incontaminata fatta di rocce, sabbia e mare. Per questo motivo essa esercita una forte attrattiva su chiunque si trovi a passargli davanti, mentre d’estate richiama la presenza di molti turisti e bagnanti. Questi scogli durante i periodi invernali hanno l’importante compito di spezzare la violenza distruttiva delle onde che qui raggiunge la sua massima potenza a causa dell’elevata esposizione del posto. Con la loro solida e imponente mole frammentano le onde del mare aperto sbriciolandole in maestosi e spettacoli spruzzi di leggerissima schiuma bianca, sollevati improvvisamente in imponenti colonne e dispersi leggiadramente dal vento in una densa atmosfera di salsedine. Continuamente infarinati di sale, gli scogli si oppongono alla forza delle “grandi acque” permettendo alla natura di prosperare vicino alla costa senza troppi pericoli. Grazie a questa loro funzione la costa oltre al blu intenso del mare, al bianco spumeggiante delle onde, al grigio vellutato della sabbia e al marrone sfumato degli scogli si colora del verde intenso della vegetazione spontanea che ricopre le falde del  promontorio.  Un altro elemento importante che con la sua presenza caratterizza fortemente il tratto di costa descritto è il faro. Esso domina sovrano sul tratto di costa in questione imponendo la veste rosata della sua torre su tutta la scogliera. Nonostante si tratti di una costruzione artificiale la sua presenza non deturpa l’ambiente naturale in cui è inserito, anzi  il suo armonico inserimento ne accresce ulteriormente il fascino.  Gli scogli offrono numerosi spunti per altrettante riflessioni e con i tantissimi scorci di straordinaria bellezza in cui frammentano l’arenile consentono di immergersi nella bellezza del creato per viverla intensamente nell’incontro con Cristo. Sia all’alba che al tramonto la natura qui regala indescrivibili spettacoli che suscitano profonde ed intense emozioni. La mente e il cuore realizzano quelle condizioni ideali di silenzio interiore perché l’anima possa facilmente farsi trovare e amare da Dio.

Alla fine di questo piccolo ma intenso viaggio nella natura ringraziamo con tutto il cuore il Signore per averci illuminato con lo splendore della sua  bellezza, riflesso dal volto di questo spettacolare mare.

Capo d’Orlando, 02/10/2012

Dario Sirna

 

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