SALMO 33 (2-11)
Buongiorno a tutti,
Oggi ci faremo guidare dai primi undici versi del Salmo 33, di seguito riportato:
Benedirò il Signore in ogni tempo, *
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore, *
ascoltino gli umili e si rallegrino.
Celebrate con me il Signore, *
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore e mi ha risposto *
e da ogni timore mi ha liberato.
Guardate a lui e sarete raggianti, *
non saranno confusi i vostri volti.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta, *
lo libera da tutte le sue angosce.
L’angelo del Signore si accampa *
attorno a quelli che lo temono e li salva.
Gustate e vedete quanto è buono il Signore; *
beato l’uomo che in lui si rifugia.
Temete il Signore, suoi santi, *
nulla manca a coloro che lo temono.
I ricchi impoveriscono e hanno fame, *
ma chi cerca il Signore non manca di nulla.
Questo Salmo, essenziale nelle parole e diretto nei contenuti, descrive, anche nella forma, lo stato di perfezione raggiunto (o anelato) dal suo compositore. Quasi privo di immagini poetiche, generalmente utilizzate dal Salmista per rendere con successo i concetti e i contenuti che vuole trasmetterci, esso esprime direttamente e senza giri di parole il senso della vita sperimentato dal suo compositore nella sua esperienza con Dio. L’autenticità delle parole del Salmista è provata proprio dallo stile con cui egli esprime la sua fede in Dio. Egli esalta l’umiltà e la povertà di spirito, ripudia la violenza e l’astuzia, celebra il Signore e non se stesso, ecco perché nella sua spontaneità non può che essere essenziale e diretto. Il suo scopo è trasmetterci Dio e non esaltare il suo io. Egli perciò parla in maniera semplice e povera di un insegnamento difficile e ricco, cercando di trasmetterne l’alto valore a ogni individuo del mondo. Per essere sicuro di centrare tale obbiettivo non usa allora un linguaggio poetico, ma didattico, essenziale, chiaro e salvifico. Queste caratteristiche del Salmo servono allora a rafforzare la credibilità del messaggio che ci viene consegnato. Nelle prime parole del Salmo c’è già l’immagine nitida dello spirito del Salmista: egli in ogni circostanza della sua vita benedice sempre il Signore, non smettendo mai di lodarlo e di amarlo, sia nelle circostanze facili, sia in quelle difficili e impossibili da affrontare. Questo significa che l’amore per il Signore non può dipendere dalla nostra condizione di vita, esso non può affievolirsi o incrementarsi nella ricchezza o nella povertà. In entrambe le condizioni l’amore per il Signore deve essere sempre al primo posto. La ricchezza non insuperbisca l’uomo, né la povertà lo allontani da Dio. In entrambe le circostanze lo spirito si mantenga umile per potere veramente essere sempre innamorato di Dio, godere della sua gloria, rallegrarsi del suo amore, trovare il Lui un eterno, profondo ed intenso appagamento. Il Salmista mantenendosi fedele a Dio, ha sempre goduto di grandissimi benefici: ha la gioia di poterlo sempre celebrare, di sperimentarne la carità nel bisogno, l’aiuto e la forza nella paura, la certezza nella confusione, la luce nelle tenebre, la pace nelle tribolazioni, la salvezza nel pericolo. Egli ci racconta addirittura di una sua esperienza intima d’amore con il Signore (e qui le parole sono vera poesia): ha gustato e contemplato la bontà del Signore e la beatitudine di chi in lui si rifugia. Il salmista comprende che questa è la via della santità, quella che il Signore gli ha indicato e che lui vuole continuare a percorrere insieme a tutti noi. Il Salmo traccia dunque una via, intitolata alla vera povertà di spirito, percorrendo la quale nella vita non si può che godere sempre ed esclusivamente di Dio e del suo amore per noi, unico vero appagamento dell’anima. Tutte le altre vie del mondo lasciano nell’uomo una grande insoddisfazione, e soprattutto, non conducono alla salvezza.
Capo d’Orlando 10/07/2012
Dario Sirna