DANIELE 3, 52-57
Buongiorno a tutti,
oggi impareremo dalle parole del cantico di Daniele, di seguito riportate, a lodare e ringraziare Dio per il bene che quotidianamente riversa su ognuno di noi:
Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu sul trono del tuo regno, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo
gli abissi †
e siedi sui cherubini, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto sei tu nel firmamento del cielo, *
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedite, opere tutte del Signore, il Signore, *
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
Il cantico contempla Dio come Signore della Storia e del Cosmo. Dio viene benedetto per la fedeltà con cui segue il suo popolo e provvede alle sue necessità. Dio viene lodato per la grandezza con cui Egli domina su ogni realtà esistente, sia essa celeste, sia essa terrestre. Dio viene esaltato per l’amore con cui egli crea, cura e protegge tutte le sue opere. L’autore vede la mano amorevole di Dio rendersi presente e attiva in tutto l’universo e in ogni tempo. Agli occhi dell’uomo la vita è precaria, vulnerabile, e, nell’arco temporale dell’eternità, essa è un attimo, un istante che scompare nel nulla. Eppure questo istante, questo attimo fugace, infinitesimo, è voluto da Dio, è sostenuto da Dio, è goduto e benedetto da Dio. Esso ha per Dio un’importanza talmente grande da valere la vita del Figlio. Così quell’attimo fuggente che l’uomo cerca di cogliere per gustare il sapore della vita, Dio lo trasforma in eternità, perché è nel desiderio e nella volontà di Dio che l’uomo viva una eterna comunione con Lui, che l’uomo goda in eterno della presenza del Signore, che l’uomo partecipi alla sua gloria e viva in eterno del suo amore. Dunque il vero destino dell’uomo è l’eterna comunione con Dio, una comunione di amore, pace e felicità, che inizia da questa terra e che si realizza in pieno grazie a Cristo. Essere già da questa vita cittadini del Paradiso significa allora cominciare già da ora a contemplare e cantare l’amore di Dio per l’uomo e per il creato, esaltare la gloria del Signore, benedire la sua persona, benedire ogni sua opera e ogni sua azione, vivere, comprendere e partecipare al suo amore. L’uomo è una realtà voluta da Dio per amore e destinata da Dio all’amore. Comprendere che la vita ricevuta deve essere spesa solo ed esclusivamente per amare è il passo più importante da fare nel cammino della fede. E’ Gesù Cristo che ci fornisce in merito la testimonianza più grande e nel contempo l’unico esempio efficace da seguire per giungere a questo traguardo. Scegliere di vivere solo per amare, o meglio scegliere di fare dell’amore il perno attorno al quale fare girare e convergere la propria vita, significa unirsi interiormente a Cristo, rendersi partecipi della sua vita mettendo la sua persona al centro di ogni nostra scelta. La scelta di seguire Cristo è l’unica scelta di vita in cui le parole del cantico sopra riportato si innalzano dalla nostra persona verso Dio per lodarlo, benedirlo e glorificarlo. Tutti possiamo recitare e comporre una bella lode, ma la lode più bella e gradita a Dio è quella che sale dalle labbra di una vita che nel suo svolgersi e agire parla e dice solo Cristo. Dio non ha bisogno della nostra lode e delle nostre benedizioni. Noi non possiamo accrescere neanche di un infinitesimo la sua gloria. Siamo, invece, noi che lodandolo e glorificandolo con l’amore esercitato nel corso della vita, ad imitazione di Cristo, otteniamo il premio di poter contemplare la sua gloria e di poter partecipare al suo amore. In tal caso il canto sale spontaneo e irrefrenabile dal cuore come un puro canto d’amore.
Capo d’Orlando 02/09/2012
Dario Sirna