SALMO 40
Buongiorno a tutti,
oggi faremo tesoro degli insegnamenti contenuti nel Salmo 40, di seguito riportato, per avanzare nel cammino della vita :
Beato l’uomo che ha cura del debole, *
nel giorno della sventura il Signore lo libera.
Veglierà su di lui il Signore, †
lo farà vivere beato sulla terra, *
non lo abbandonerà alle brame dei nemici.
Il Signore lo sosterrà sul letto del dolore; *
gli darai sollievo nella sua malattia.
Io ho detto: «Pietà di me, Signore; *
risanami, contro di te ho peccato».
I nemici mi augurano il male: *
«Quando morirà e perirà il suo nome?».
Chi viene a visitarmi dice il falso, †
il suo cuore accumula malizia *
e uscito fuori sparla.
Contro di me sussurrano insieme i miei nemici, *
contro di me pensano il male:
«Un morbo maligno su di lui si è abbattuto, *
da dove si è steso non potrà rialzarsi».
Anche l’amico in cui confidavo, †
anche lui, che mangiava il mio pane, *
alza contro di me il suo calcagno.
Ma tu, Signore, abbi pietà e sollevami, *
che io li possa ripagare.
Da questo saprò che tu mi ami *
se non trionfa su di me il mio nemico;
per la mia integrità tu mi sostieni, *
mi fai stare alla tua presenza per sempre.
Sia benedetto il Signore, Dio d’Israele, *
da sempre e per sempre.
Amen, amen.
Il Salmista ci ripropone il tema della malattia e della sofferenza. La malattia presa in considerazione è la malattia corporale, mentre la sofferenza è prettamente spirituale. Siamo di fronte a un malato allettato, bisognoso, più che mai, sia della guarigione fisica, sia del sostegno morale, sia dell’affetto delle persone che gli stanno vicine. Purtroppo egli, invece, insieme al dolore della malattia sperimenta la sofferenza dell’abbandono e ancor peggio del tradimento. Dal punto di vista affettivo e del sostegno morale egli prende coscienza, con tanto dispiacere, di non potere contare su nessuno, neanche sulle amicizie più intime, quelle su cui si era sempre appoggiato quando stava bene per ogni necessità interiore. La malattia è quindi accompagnata dalla sofferenza della solitudine e del tradimento, perché tutti coloro che apparentemente lo cercano per stargli vicino, compreso l’amico della sua pace, in realtà, con un fare pieno di ipocrisia, alle spalle lo sparlano, accusandolo di avere operato il male e denigrandolo. La malattia riduce l’uomo all’impotenza e alla debolezza, condizioni nelle quali l’uomo socialmente diventa indifeso, ecco allora che immediatamente, venendo a mancare quella forza che favorisce il rispetto nella società, il debole viene immediatamente emarginato da tutti e giudicato una nullità. Le prime parole del Salmo sono proprio in difesa del debole, per evidenziare la beatitudine di chi, invece di maltrattare il bisognoso, se ne prende amorevole cura. Nei versi successivi il Salmista spezzetta questa sua introduzione, dettagliando la condizione sociale del debole, con l’esempio eloquente del malato. Nell’Antico Testamento vigeva inoltre la teoria della retribuzione, per cui ogni malattia era vista come la giusta punizione delle proprie colpe. Essere gravemente ammalati significava dunque aver commesso gravi peccati e ciò era causa di emarginazione sociale. Anche l’ammalato del Salmo sente il peso personale di questa teoria sulla sua condizione, ma mentre egli compie un passo avanti nella fede e nell’amore, tutti gli altri, mantenendosi apparentemente fedeli alla legge, indietreggiano nel male oscuro dell’egoismo. La condizione di malattia e sofferenza interiore dell’ammalato diventa allora uno stimolo a ricercare Dio per sperimentare la sua infinita misericordia. L’ammalato si riconosce di fronte a Dio per quello che è, chiede con umiltà il perdono dei suoi peccati e ottiene anche la guarigione fisica. La malattia, l’emarginazione, la solitudine, le cattiverie altrui lo spingono a rifugiarsi in Dio, unica sua speranza, e a supplicarlo per ottenere misericordia. Dio mostra subito la sua fedeltà e il suo amore, accorrendo in aiuto al povero che ripone in Lui tutta la sua speranza. L’esperienza dell’ammalato del Salmo serve da esempio ai suoi amici e a tutti noi per imparare ad avere cura, considerazione, rispetto non solo per le persone che contano e che detengono il potere, ma soprattutto per quelle che non contano nulla e che sono veramente abbandonate da tutti e dalle quali non possiamo aspettarci nessuna ricompensa se non quella di essere amati e salvati dal Signore in ogni circostanza della nostra vita.
Capo d’Orlando 23/08/2012
Dario Sirna
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