LUCA 11, 27
Buongiorno a tutti,
Il nostro cammino oggi si svolge lungo il percorso individuato dai seguenti versi del Vangelo di Luca:
“ 27Mentre diceva questo, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». 28Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».”
Questi versi del Vangelo mettono forse in dubbio la santità della Madonna e la sua condizione di beatitudine conseguita in seguito alla maternità del Figlio di Dio? Certamente no. Nel rispondere all’elogio elevato da una donna della folla a sua Madre, Gesù non si riferisce certamente alla condizione della Madonna. A chi si riferisce allora? La risposta a questa domanda ce la fornisce lo stesso Vangelo. Coloro che portano nel grembo la Parola di Dio e la allattano al seno del loro cuore, mostrando al mondo e al Signore un amore falso, siamo tutti noi che ci professiamo fedeli e seguaci di Cristo con la bocca mentre con la vita e con le opere sconfessiamo il credo proclamato. Cosa significa dunque tutto ciò? Significa che Cristo, Verbo del Padre, fiorisce nei nostri cuori quando con le opere e con la vita rispondiamo al suo amore entrando in comunione con Lui. Annunciare la Parola, offrire Cristo, esaltarne l’amore con la bocca e poi smentirlo con la vita è la più brutta testimonianza che possiamo dare agli altri di noi stessi e di Dio, in quanto mettiamo in ridicolo la nostra persona, la fede che professiamo e il nome del Signore. Ciò significa che è meglio ascoltare, fidarsi, obbedire, seguire e mettere in atto, anziché riempirsi la bocca di parole e poi dissociarsi con il cuore. Le conseguenze negative di questo modo di intendere la fede e il rapporto con il Signore si ripercuotono innanzitutto su noi stessi, sulla nostra felicità e sulla nostra fede, e secondariamente sulle persone con cui ci relazioniamo, in quanto anche se non direttamente con un’attività di servizio specifico prestata nella Chiesa, indirettamente, con le azioni del nostro quotidiano modo di vivere, siamo un esempio per i nostri figli, per i bambini, per i nostri amici, per i nostri colleghi, per i nostri allievi, e per tutte quelle persone con cui entriamo in relazione, tanto più se la nostra persona è un personaggio pubblico, seguito, stimato, amato e che per tale motivo ha un ascendente vasto sugli altri. In certi casi il carisma di un personaggio può essere talmente grande da incidere nella vita di molta gente attraverso le proprie vicende personali, vicende basate su scelte che diventano mode seguite dalla massa. Ma al di là di queste situazioni particolari e rare, ma comunque pericolosissime, e di ciò la storia ce ne dà conto, questo problema è evidente e palmare soprattutto nelle famiglie, ove i figli non hanno altro punto di riferimento che nei genitori. La formazione della società parte dalla famiglia e la responsabilità della famiglia grava sui genitori. Se questi non sono in grado di offrire ai figli una testimonianza di amore valida che possa fungere da modello stabile, duraturo e incrollabile, essi saranno la causa dell’infelicità dei loro figli. Cristo ci viene incontro per indicarci la via giusta da seguire e lo fa fornendoci come modello se stesso. In verità nelle parole del Vangelo di oggi, Egli in maniera piuttosto velata ci indica nella Madre un secondo modello. Modello a cui ci invita ad ispirarci per permetterci di conseguire, tramite la sua sequela, una beatitudine che non fallisce e che produce risultati efficaci e altissimi, il modello della Madre che si pone nel confronti del Figlio di Dio con atteggiamento di ascolto e di totale abbandono. La Madonna ha portato Cristo nel grembo, lo ha allattato al suo seno e poi lo ha seguito con fedeltà e obbedienza assoluta sotto la croce, inoltre si è mantenuta strettamente legata a Lui nella vita fino al suo ultimo istante di esperienza terrena. Cristo ci invita allora a seguire l’esempio della Madre non tanto per la sua condizione di “Ancella del Signore” quanto per la sua obbedienza vissuta nell’amore totale e completo a Dio.
Capo d’Orlando, 12/10/2013
Dario Sirna.