BAGLIORI DI FOLGORE ESCONO DALLE SUE MANI

ABACUC 3, 2-4. 13a. 15-19

Buongiorno a tutti,

oggi ci mettiamo in cammino sulla via illuminata dalle parole del libro del profeta Abacuc, di seguito riportate:

Signore, ho ascoltato il tuo annunzio, *
Signore, ho avuto timore della tua opera.

Nel corso degli anni manifestala †
falla conoscere nel corso degli anni. *
Nello sdegno ricordati di avere clemenza.

Dio viene da Teman, *
il Santo dal monte Paràn.

La sua maestà ricopre i cieli, *
delle sue lodi è piena la terra.

Il suo splendore è come la luce, †
bagliori di folgore escono dalle sue mani: *
là si cela la sua potenza.

Sei uscito per salvare il tuo popolo, *
per salvare il tuo consacrato.
Hai affogato nel mare i cavalli dell’empio *
nella melma di grandi acque.

Ho udito e fremette il mio cuore, *
a tal voce tremò il mio labbro,
la carie entra nelle mie ossa *
e sotto di me tremano i miei passi.

Sospiro al giorno dell’angoscia *
che verrà contro il popolo che ci opprime.

Il fico infatti non metterà germogli, †
nessun prodotto daranno le viti, *
cesserà il raccolto dell’olivo,

i campi non daranno più cibo, †
i greggi spariranno dagli ovili *
e le stalle rimarranno senza buoi.

Ma io gioirò nel Signore, *
esulterò in Dio mio salvatore.

Il Signore Dio è la mia forza, †
egli rende i miei piedi
come quelli delle cerve *
e sulle alture mi fa camminare.

La profezia di Abacuc apparentemente può destare paura, confusione e disorientamento, così come succede al Profeta dopo averla ascoltata dal Signore. Egli di fronte alle immagini forti consegnategli da Dio percepisce il Suo  sdegno e, pieno di tremore, reagisce implorando clemenza.  La venuta del Signore descritta dal Profeta comporta, infatti,  una serie di stravolgimenti che si ripercuotono sulla natura e sulla vita degli uomini. Ma l’intervento di Dio sulla terra è un intervento salvifico e non distruttivo. La potenza del Signore si manifesta con tutta la forza contro il male e il nemico dell’uomo per sconfiggere definitivamente ogni entità che si oppone alla corrispondenza amorosa tra Dio e il suo popolo. Il Profeta stesso, che durante la visione delle terribili angosce che colpiscono i nemici dell’uomo sente le sue gambe tremare dalla paura, alla fine si rincuora, torna a gioire,   riprende forza e coraggio, sentendosi rinvigorire le gambe al punto da potere dichiarare di essere stabile come le cerve che camminano sulle alture. La forza che in lui nel momento dell’angoscia viene meno, successivamente,   gli viene infusa  dall’intervento salvifico di Dio. Al centro della Profezia c’è Dio Salvatore dell’uomo. La nostra Salvezza è, infatti,  la preoccupazione principale di Dio. Egli ha a cuore la vita dell’uomo e la sua comunione con Dio. Così la venuta profetizzata dal Profeta più che mostrarci un Dio  giustiziere ci mostra un Dio pieno di amore che si prodiga con tutti i suoi mezzi per garantire la vita, la salvezza e la beatitudine del Paradiso ad ogni uomo del mondo. La potenza che si nasconde nelle mani del Signore e che si manifesta attraverso i bagliori di folgore che escono da esse, è la potenza dell’amore di Dio. Quella potenza che si esprime in Cristo, in cui la profezia trova compimento, attraverso le piaghe della crocifissione. Sono queste piaghe, sopportate da Cristo per amore nostro, a garantirci la guarigione, la salvezza, la vita eterna e la gloria del Paradiso. Sono queste piaghe che sconfiggono la morte e il peccato, sono queste piaghe che ci riconciliano con Dio, cancellando per sempre il documento della nostra condanna. La visione profetica di Abacuc, più che terrorizzare noi uomini dovrebbe terrorizzare Cristo, che per amore nostro, si rende disponibile a sopportare la tortura del martirio in croce. Da questo sacrificio, offerto dal Figlio al Padre per noi   uomini, veniamo liberati dal male che è presente in noi stessi e che attenta alla nostra felicità, senza patire sofferenza alcuna. Solo Cristo ci riscatta e questo è in definitiva il messaggio della profezia di Abacuc, che può essere considerata un vero e proprio canto a Cristo Salvatore.

Capo d’Orlando, 23/09/2012

Dario Sirna

 

 

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