ISAIA 12, 1-6
Buongiorno a tutti,
il cammino di oggi è scandito dalle seguenti parole del Profeta Isaia:
Ti ringrazio, Signore; †
tu eri con me adirato, *
ma la tua collera si è calmata
e tu mi hai consolato.
Ecco, Dio è la mia salvezza; *
io confiderò, non avrò mai timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;*
egli è stato la mia salvezza.
Attingerete acqua con gioia *
alle sorgenti della salvezza.
In quel giorno direte: *
«Lodate il Signore, invocate il suo nome;
manifestate tra i popoli le sue meraviglie, *
proclamate che il suo nome è sublime.
Cantate inni al Signore,
perché ha fatto opere grandi, *
ciò sia noto in tutta la terra.
Gridate giulivi ed esultate, abitanti di Sion, *
perché grande in mezzo a voi
è il Santo di Israele».
In queste parole la profezia della gioia donata da Dio all’umanità tramite l’acqua sgorgante dalla sorgente della salvezza è sicuramente quella che colpisce maggiormente la nostra attenzione. Le sorgenti della salvezza, promesse da Dio in Isaia, per noi cristiani sono scaturite dal costato trafitto di Cristo e si sono materializzate nel dono dello Spirito Santo e della Chiesa. Della stessa sorgente Gesù ha precisato che l’acqua scaturente da essa è acqua viva e che questo suo zampillo vitale contiene l’eternità. Certamente la sete dell’uomo è un’arsura antica quanto l’uomo stesso e causa di dolore e affanno. Solo in Dio questa arsura viene soddisfatta e al riguardo nella profezia di Isaia l’esperienza del popolo di Isdraele è preparatoria alle realtà future affermate e consolidate da Cristo. Pur tuttavia l’umanità continua ancora oggi ad affannarsi e a soffrire nella ricerca della sorgente senza fine che estingue la sete e dona la vita eterna. Ecco perché ogni cristiano ha il compito di accogliere l’appello del Profeta e di attuarlo nella sua vita, impegnandosi fattivamente ad indicare ad ogni uomo del mondo la via che conduce direttamente al Signore, unica vera sorgente che ha in sé la vita, che mantiene in essere tutto il cosmo e che dà significato a tutto. Se veramente i nostri cuori hanno bevuto l’acqua sgorgata dal costato di Cristo, se veramente abbiamo accolto in noi lo Spirito Santo, se veramente la nostra sete di vita ha trovato in Dio la fonte che la soddisfa, allora noi stessi, spontaneamente, senza prendere ordini da nessuno, diventiamo canali di distribuzione delle acque sgorgate dalla Sorgente. Attraverso le reti idriche della fede ciascuno di noi è inserito nel contesto sociale per portare direttamente nel cuore di ogni uomo l’acqua della Sorgente. Una distribuzione capillare che coinvolge ogni singolo individuo e che si allarga al mondo intero senza pericolo alcuno che l’acqua sgorgata dalla Sorgente non possa bastare per tutti o che possa prosciugarsi e senza pericolo che essa possa causare la rottura delle condotte distributrici. Perché, però, il canale della fede possa consegnare l’acqua della sorgente ai singoli individui è necessario che esso a una estremità sia continuamente allacciato alla sorgente e che, contemporaneamente, all’altra estremità vada ad allacciarsi al cuore da dissetare. Per allacciarsi al cuore dell’uomo è necessario comunicare le meraviglie dell’amore divino che trovano la loro espressione più alta in Cristo. Il cristiano ha il dovere, ma prima di tutto deve sentire il piacere, di comunicare Cristo ai fratelli, mettendoLo al centro della sua vita. Non sono i discorsi e le parole che si fanno spazio nel cuore delle persone e che possono comunicare loro quell’acqua viva che tanto esse cercano, ma la quotidiana testimonianza di vita. Cristo stesso ha dovuto dare testimonianza delle verità di bene e di vita affermate durante le predicazioni dando l’esempio con il dono della sua stessa vita. Noi, dunque, come battezzati dobbiamo per primi mettere Cristo al centro, fornendo così con il nostro esempio quotidiano e continuo una testimonianza di fede che comunica solo ed elusivamente Dio.
Capo d’Orlando, 20/09/2012
Dario Sirna
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