MARCO 7, 14-23
Buongiorno a tutti,
il nostro cammino oggi è nutrito e guidato dai seguenti versi del Vangelo di Marco:
“14Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene!15Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». [ 16]
17Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. 18E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, 19perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. 20E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. 21Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, 22adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».”
Il Vangelo di oggi ritorna sull’argomento di ieri, argomento relativo alle tradizioni, alle regole, ai precetti e agli usi introdotti dall’uomo nella vita con la funzione di incontrare il favore divino. L’esempio di oggi chiarisce ancora meglio il concetto già espresso ieri. Si parla di cibi mondi e di cibi immondi, di cibi cioè che hanno la capacità di rendere l’uomo puro o impuro, quindi predisposto al favore divino o in forte opposizione ad esso. L’uomo aspira nel suo cammino terreno all’incontro con Dio, a stringere cioè con Dio una relazione di amicizia. Per sua aspirazione egli si rende disponibile a seguire regole, precetti e indicazioni che in qualche modo possono essere utili alla realizzazione di tale suo bisogno. Ma la purezza di un cuore, condizione assolutamente necessaria per accogliere Dio ed entrare in comunione con Lui, non dipende da fattori esterni al cuore, essa dipende solo ed esclusivamente dall’attività del cuore, ossia dalla sua evoluzione nella direzione dell’amore. Mangiare un cibo, di qualunque cibo si tratti, può solo nuocere o beneficare il corpo, mentre non può assolutamente ledere o giovare al cuore. Sono i sentimenti coltivati dal cuore che rendono quest’ultimo puro o impuro, ed esattamente sono i sentimenti di cattiveria, di egoismo, di superbia, di isolamento, di chiusura, di successo, di fama, di potere, di comando, di avarizia e cupidigia che rendono il cuore distante dal cuore di Dio, incapace di mettersi al suo ascolto, incapace di condividere, incapace di fare comunione, mentre sono i sentimenti di fratellanza, di carità, di generosità, di altruismo, di povertà, di distacco dai beni materiali e dal potere, che rendono il cuore umano simile al cuore di Dio, capace, cioè, di entrare in sintonia con Lui, capace di mettersi al suo ascolto, di seguirlo e conseguentemente di entrare in comunione con Lui. Il cibo introdotto nel nostro corpo non ha il potere di suscitare nel nostro cuore nessun sentimento, perché è il cuore che di per sé elabora gli stimoli esterni e li indirizza in una o nell’altra direzione. Conseguentemente ciò che esce dal nostro cuore ha potere di fare male o bene agli altri. E’ in questa potenzialità del nostro cuore che risiede la sua capacità di imitare o no Dio e di entrare o non in comunione con Lui. Tutto ciò che entra in noi, ma non solo il cibo, anche le cattiverie e le ingiustizie che subiamo da parte di terzi, non ha potere di purificare o sporcare il nostro cuore, è invece la reazione che consegue alla elaborazione di ciò che si riceve che produce tali effetti. Dunque, l’insegnamento del Vangelo di oggi ci sprona a controllare l’attività del nostro cuore e a dirigerla sempre nel verso indicato dall’amore, di modo che il cuore sia sempre libero da ogni possibile contaminazione dovuta a tentazioni e stimoli esterni. La nostra attenzione deve essere interamente concentrata sulle elaborazioni del nostro cuore e deve mettere queste ultime in relazione positiva con i nostri fratelli. La regola dell’amore è una regola che impone al cuore di muoversi solo ed esclusivamente nella direzione indicata da Dio attraverso l’obbedienza perfetta alla sua volontà, e ciò indipendentemente dalla persona con cui abbiamo a che fare e indipendentemente dai torti subiti. Nulla di materiale può inquinare o purificare il cuore dell’uomo, non ci sono amuleti che lo custodiscono dal peccato e ne mantengono integra la purezza, né ci sono realtà simili che hanno la funzione di inquinarlo. La mela del peccato in sé non ha prodotto l’inquinamento del cuore dell’uomo, né lo ha prodotto la tentazione del serpente, ma è stato l’uomo che disobbedendo a Dio ed elaborando nel suo cuore sentimenti di superbia, che ha dato potere alla mela e al serpente di renderlo impuro e indegno dell’amicizia con il Signore. Obbedienza e disobbedienza a Dio sono due termini che indicano esattamente la sequela di Dio o la sequela di satana. L’obbedienza a Dio è certezza di purezza di cuore, la disobbedienza a Dio è invece accoglienza del male, del peccato, del diavolo, e di ogni altra realtà che rende il cuore umano distante dal cuore del Signore.
Capo d’Orlando, 11/02/2015
Dario Sirna.