1 GIOVANNI 4, 9-11
Buongiorno a tutti,
lasciamo entrare nel nostro cuore le parole della prima lettera di San Giovanni Evangelista di seguito riportate, per crescere nell’amore:
“In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.”
Le parole di questa lettera manifestano una verità che illumina per sempre il difficile sentiero della vita. Di fronte all’evidenza concreta dell’amore di Dio per l’uomo, dimostrata dalla prova inconfutabile del Figlio unigenito che con il sacrificio della sua vita ci dona la vita, nessuna giustificazione possiamo più addurre per rifiutare questo amore. Certo non possiamo sostenere di avere amato noi per primi Dio e di non essere stati corrisposti o di esserlo stati per merito del nostro amore gratuito e spontaneo. E’ proprio tutto il contrario di ciò. Gratuitamente e spontaneamente Dio ci ha amati per primi, ci continua ad amare, ha dato e dona la continua manifestazione del suo amore per noi nel Figlio, il quale è venuto per espiare i nostri peccati e per donarci la vita eterna. In tutto ciò noi non abbiamo alcun merito, ma solo la fortuna (grazia) di essere stati scelti come destinatari di questo immenso amore. Accogliere Dio significa allora accogliere il Figlio, accettare la sua missione di salvezza, credere nella espiazione dei nostri peccati ad opera del suo sacrificio, aderire in tutto alla sua parola e iniziare finalmente ad amare. Amare non noi stessi ma i nostri fratelli, dando la vita per essi, come Gesù l’ha data per noi. Questo dobbiamo fare non per un’esigenza di autoaffermazione personale, perché non abbiamo bisogno di renderci protagonisti dell’amore per ricevere consensi di gloria, ma perché abbiamo bisogno di vivere l’amore nelle sue più profonde e intense realtà di vita. Gesù non glorificò se stesso, anzi al contrario, umiliò se stesso, e non fece questo per potere essere poi glorificato dal Padre, perché era già nella gloria del Padre. Egli, invece, assecondò in tutto l’amore, mettendolo al primo posto, prima di se stesso. La convenienza dell’amore non è una convenienza personale, ma una convenienza comunitaria, i suoi benefici non sono individuali, ma collettivi. Ciò diviene possibile solo aderendo a Gesù Cristo, unico uomo che non si è offerto per se stesso ma per tutti. Occorre allora abbandonare la via personale e inserirsi nel cuore di Cristo per riuscire a vivere l’amore.
Capo d’Orlando 29/07/2012
Dario Sirna