“AMORE E GIUSTIZIA VOGLIO CANTARE”

SALMO 100

Buongiorno a tutti,

riceviamo luce ed energie per compiere il nostro quotidiano cammino dal Salmo 100, di seguito riportato:

Amore e giustizia voglio cantare, *
voglio cantare inni a te, o Signore.
Agirò con saggezza nella via dell’innocenza: *
quando a me verrai?

Camminerò con cuore integro, *
dentro la mia casa.

Non sopporterò davanti ai miei occhi azioni malvagie; †
detesto chi fa il male, *
non mi sarà vicino.

Lontano da me il cuore perverso, *
il malvagio non lo voglio conoscere.

Chi calunnia in segreto il suo prossimo *
io lo farò perire;
chi ha occhi altezzosi e cuore superbo *
non lo potrò sopportare.

I miei occhi sono rivolti ai fedeli del paese †
perché restino a me vicino: *
chi cammina per la via integra sarà mio servitore.

Non abiterà nella mia casa,
chi agisce con inganno, *
chi dice menzogne non starà alla mia presenza.

Sterminerò ogni mattino tutti gli empi del paese, *
per estirpare dalla città del Signore
quanti operano il male.

Il Salmista esordisce impegnandosi a cantare “Amore e giustizia” per inneggiare al Signore. Questo suo intento diventa per lui un impegno che si trasforma in un vero e proprio programma di vita. Egli ci fa comprendere, infatti, che inneggiare al Signore con parole e senza fatti non ha alcun senso e che l’amore e la giustizia devono essere manifestati a Dio e al prossimo con prove concrete di vita che diventino testimonianza indiscutibile della nostra buona intenzione di seguire il Signore, di imitarlo, di amarlo e di accoglierlo nella nostra vita aderendo in tutto alla sua volontà e accettando il disegno che Egli ha elaborato su di noi. Il Salmista è quasi sicuramente un uomo di potere, una persona che ha il compito di guidare Isdraele, di governarlo e di custodirlo. Ovviamente la sua responsabilità è enorme e si ripercuote tutta sull’impegno preso di fronte a Dio. Il governo politico di questo re è comunque tutto orientato a realizzare il bene per l’intera nazione, bene che il sovrano riconoscere appartenere a Dio. Egli trasforma, allora, il suo credo religioso in un programma politico, o meglio assume come programma politico il suo credo religioso. Il suo regnare diventa allora servizio reso alla nazione nel pieno rispetto di Dio, della sua volontà e del suo amore. Questo re dimostra di avere una fede grande e salda, che gli impone di osservare gli insegnamenti divini e di corrispondere all’amore del Signore in ogni aspetto della sua vita. Diviene sovrano di un popolo non per spadroneggiare su di esso, né per farsi capo, ma per servirlo conducendolo a Dio al fine di realizzare in pienezza il suo bene. L’impegno assunto dal Salmista si apre con una richiesta rivolta a Dio: “Quando a me verrai?” Segno evidente che egli attende con vivo interesse e con premura l’aiuto di Dio per potere eseguire il suo mandato. Egli, dunque, nell’assumere  il suo impegno politico si affida totalmente al Signore, riconoscendo così in Lui il principio del suo buon agire. La testimonianza del Salmista è davvero esemplare perché egli comprende che per essere un bravo sovrano, ossia per ricoprire degnamente la carica di primo cittadino del suo popolo, deve innanzitutto essere retto e amante del bene  nella sua vita privata, nel suo cuore, nella sua intimità. Deve quindi mantenersi integro, circondandosi e avvalendosi di collaboratori altrettanto integri e fedeli a Dio. Dopo aver realizzato questo suo intento  egli   estende il suo programma personale al governo della nazione, considerandola a pari di se stesso, amandola come se stesso e affidandola al Signore con se stesso. Anche noi nel nostro piccolo, nei nostri impegni sociali, politici, lavorativi, ricreativi e religiosi dovremmo seguire la via testimoniata dal Salmista, perché la nostra fede non deve morire nel rapporto intimo con il Signore ma deve abbracciare tutto quello che facciamo, diciamo e pensiamo, per corrispondere pienamente all’amore di Dio. Cristo è il primo testimone della fedeltà assoluta a Dio, al suo amore e alla sua volontà. Rispetto al re del Salmo Cristo emerge, ulteriormente, staccandosi da esso per la purezza assoluta del suo amore e per lo zelo con cui Egli lo vive. Cristo è venuto per salvare tutta l’umanità, edificando con essa,  tramite se stesso, un unico popolo di Dio. Cristo non condanna la persona, ma il male che questa compie. La sua lotta e vittoria non è contro gli empi e i malvagi, ma contro il male da essi compiuto. Sua missione è liberaci da tale male, per salvare la nostra persona. In Cristo il peccato viene affrontato e sconfitto, mentre la persona che lo ha compiuto viene redenta e salvata, restituita alla sua originale integrità perché possa  tornare a camminare nella via dell’amore e della giustizia, perché possa tornare ad agire con “saggezza nella via dell’innocenza” recuperata, perché possa  tornare a “cantare inni” al Signore.

Capo d’Orlando, 05/08/2014

Dario Sirna

 

500 Iris Gialli Caronia-0012 - Copia

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