ALCARA LI FUSI – VALLONE STELLA (STIDDA)

ALCARA LI FUSI – LA RISALITA DEL VALLONE STELLA NELLE ROCCHE DEL CRASTO

Il vallone Stella si trova nel gruppo roccioso delle Rocche del Crasto, in territorio del Comune di Alcara Li Fusi, sul versante di ponente del suddetto massiccio. Esso si sviluppa tra il costone della Rocca Libba e  il costone della Rocca Blasi. Questi due strutture portanti delle Rocche del Crasto si diramano dal cuore dell’altipiano sommitale delle Rocche verso Alcara Li Fusi, assumendo direzioni divergenti.

Esse interrompono il loro cammino proprio alle spalle del paese, su cui si affacciano con strapiombi di seicento-settecento metri di altezza, offendo così uno spettacolo naturale di superba bellezza. Osservate da lontano le due rocche sembrano formare un muraglione compatto, unito, uniforme e unico, che colpisce per la grandiosità e l’estensione degli strapiombi.  Viste da vicino esse invece lasciano distinguere due strutture distinte e indipendenti separate da un canalone molto stretto e di grande fascino. Bisogna avvicinarsi fino a raggiungere la base delle due rocche per apprezzare la bellezza di questo vallone, altrimenti nascosta e  non percepibile. La struttura del vallone, esaltata dalle rocche laterali che lo costeggiano e lo racchiudono, è talmente particolare da suscitare immediatamente interesse e curiosità. A dire il vero dal di fuori non si vede nulla, ma si percepisce un andamento non comune che stimola in maniere vigorosa la fantasia e l’istinto escursionistico. Il vallone, per l’amante della montagna e dell’avventura, si presenta con una forza di attrazione simile a quella esercitata da una potente calamita sulla limatura di  ferro. Insomma, chi passa davanti a questo vallone ne resta immediatamente sedotto e invaghito, al punto che non trova pace nel cuore fino a quando non vi ritorna per esploralo tutto. La zona è raggiungibile dalla circonvallazione di Alcara Li Fusi, ove all’uscita dal paese esiste una diramazione in salita che conduce al fantastico borgo di contrada Stidda. Il borgo è famoso per i bellissimi “pagghiari”, costruzioni aventi architetture primitive, realizzate in pietra a secco, paglia, ginestra. I pagliai veri e propri sono di forma circolare con copertura conica in materiale vegetale secco. Affiancati a essi sorgono piccoli ricoveri in pietra a secco con coperture in coppo. La composizione armoniosa delle forme e delle strutture, la tipologia costruttiva utilizzata, i materiali impiegati per la loro costruzione, il contesto in cui essi ricadono, la presenza di animali vari e di pastori,   e la perfetta simbiosi con le infrastrutture poste al loro servizio creano le condizioni ideali per proiettare il visitatore in un ambiente dal gusto antichissimo, ma ancora vivo e profumato. Il borgo si trova alle porte del vallone e ne occupa sia il versante destro che quello sinistro. Il gruppo più consistente di edifici si trova sulla sinistra, l’altro assembramento, quello posto sulla destra, non è visibile dal basso in quanto nascosto sull’altipiano del primo torrione roccioso. Per raggiungere il vallone è sufficiente parcheggiare l’automobile sul ponte che attraversa il relativo torrente. In corrispondenza di questo ponte esiste un sentiero che si inerpica all’interno della gola. Raccomandiamo massima prudenza perché il sentiero, all’inizio semplice da percorrere, dopo poco tempo diventa difficile e nella zona centrale e terminale anche molto pericoloso. Attenzione a non confondersi con il sentiero “Bacco” indicato dalla cartellonistica. Il nostro sentiero si sviluppa sul versante della punta Libba, ossia sul versante di sinistra e lo risale fino a metà cammino, poi sfrutta il percorso del torrente e le vie tracciate dalle capre in mezzo alle rocce e agli arbusti selvatici. In questa seconda parte del cammino, l’assenza di un sentiero battuto costringe l’escursionista a continui spostamenti su un terreno sempre molto accidentato, caratterizzato da pendenze ripidissime, da massi di roccia o piccoli strapiombi da scalare, o da bypassare, e da pietraie estese e molto pericolose a causa della ripidezza del suolo. Il tragitto documentato con questo reportage si ferma davanti all’ingresso del piccolo canyon terminale, la parte più bella e più affascinante di tutta la struttura. Per andare oltre occorre possedere una discreta preparazione atletica e bisogna essere attrezzati di corde e caschi. Questi ultimi sono necessari in tutte le parti del vallone in quanto lo stesso è continuamente interessato dalla caduta di massi e pietre, caduta dovuta al passaggio degli animali in quota, o al vento, o a fenomeni di dilatazione termica e da ogni altra causa che genera distacchi. Il canyon terminale non è difficilissimo da affrontare, ma certamente non è un percorso da consigliare a tutti. Avendo una struttura verticale al suo interno vi sono diverse cascate in sequenza, cascate che possono essere risalite nei periodi di siccità, ma che diventano un problema grosso nel periodo invernale, in quanto il letto del torrente è l’unica via utilizzabile per camminare dentro questa meraviglia fatta tutta di roccia. Ma il vallone Stella non si compone solo di questo canyon, esso ha in realtà due bracci, di cui il più importante non è quello centrale, ma quello che si sviluppa su fianco destro e che ospita la vena principale del torrente, una vena che scende da un vallone con un bacino di raccolta più ampio e consistente di quello in questione. Il canyon di questo secondo vallone è altrettanto bello e interessante. Esso è però ancora più difficile da  visitare in quanto anche in questo caso il cammino si svolge solo ed esclusivamente nel letto del fiume. Il problema qui è dovuto alla concomitanza di due fattori sfavorevoli. Il primo è la maggiore portata del torrente e la maggiore attività, il secondo è dovuto alla struttura orizzontale del canyon. Questa struttura favorisce la formazione di canali e piscine ove l’acqua si accumula in quantità e diventa profonda e difficile da attraversare. Tale canyon in uscita dalla sua strettissima e verde gola si unisce all’altro torrente per mezzo di una bellissima cascata. Purtroppo quest’ultima, anche se di elevato pregio naturale, versa in pessime condizioni a causa della presenza nella piscina di arrivo di bruttissime carcasse di automobili, evidentemente precipitate dal burrone che la sovrasta. Inoltre, l’utilizzo dell’acqua del torrente per scopi umani, non solo deturpa il paesaggio per effetto delle numerose tubazioni volanti con cui l’acqua viene prelevata e allontanata dal torrente, ma produce altresì il prosciugamento dello stesso e della relativa cascata, con una grave penalizzazione paesaggistica e naturalistica. Comunque a parte questi dettagli il vallone Stella è senza dubbio qualcosa di raro e di unico nel suo genere. La sua bellezza è straordinaria e grandiosa, il suo fascino è indescrivibile e inconfutabile. L’escursione, oltre a offrire forti emozioni per lo spirito di avventura che suscita e sviluppa, presenta anche grandi momenti di gioia contemplativa in cui il cuore dell’uomo ritrova nella natura la sua dimensione di creatura che è amata, voluta, cercata, desiderata da Dio. Troppo spesso il nostro cuore non trova una persona cui potere donare il suo amore, troppo spesso il nostro cuore viene dapprima sedotto e poi rifiutato e abbandonato, troppo spesso il nostro cuore è costretto a subire  la sofferenza della solitudine e dell’isolamento. In questo posto, apparentemente lontano da ogni possibilità di appagamento, esistono invece quelle condizioni ambientali e spirituali che restituiscono all’anima la sua ragione di esistere e di amare, ragione che si realizza nell’incontro con il Creatore.

Capo d’Orlando, 0511/2013

Dario Sirna.

 

 

 

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