ALCARA LI FUSI – I TORRIONI DI CONTRADA CAMMARA
Siamo nel territorio del comune di Alcara Li Fusi ed esattamente in località Cammara, sulle pendici delle maestose Rocche del Crasto. Lo scopo della nostra escursione di oggi è documentare la bellezza e le caratteristiche di alcune particolari formazioni rocciose facenti parte del gruppo di strapiombi della Rocca Calanna. |
Siamo nel territorio del comune di Alcara Li Fusi ed esattamente in località Cammara, sulle pendici delle maestose Rocche del Crasto. Lo scopo della nostra escursione di oggi è documentare la bellezza e le caratteristiche di alcune particolari formazioni rocciose facenti parte del gruppo di strapiombi della Rocca Calanna. Il posto è servito dalla strada di collegamento intercomunale asfaltata che unisce il Comune di Galati Mamertino con il Comune di Alcara Li Fusi. Ovviamente si può accedere al sito in questione sia provenendo da Alcara Li Fusi che provenendo da Galati Mamertino. Il tempo necessario per giungere sul posto dalla costa è comunque di circa 40 minuti. Questa zona delle Rocche del Crasto è sicuramente una delle più spettacolari, la più ricca di spunti escursionistici, la più allettante e la più variegata. L’attrattiva principale è costituita dalle grandiose pareti verticali che si innalzano a strapiombo per centinaia di metri sull’alta della valle del Fiume Inganno. I Torrioni oggetto di escursione sono gli elementi rocciosi imponenti più vicini alla strada e sono raggiungibili in circa 15 minuti di cammino a piedi. La zona richiede attenzione a causa delle insidie e dei pericoli nascosti dal fondo particolarmente pietroso, roccioso e incolto dei campi da attraversare lungo il cammino. I torrioni più imponenti sono due e si innalzano verticalmente e parallelamente l’uno all’altro lasciando tra di loro un passaggio libero di circa 7 metri. La loro posizione, la loro forma e le loro dimensioni creano un vero e proprio passaggio che consente di accedere alle retrostanti magnifiche rocce della Rocca Calanna e della Rocca del Crasto. Passare attraverso il corridoio realizzato da queste due straordinarie formazioni rocciose dà la piacevolissima sensazione di varcare la porta di accesso al cuore delle strutture e degli ambienti più interessanti di tutto il gruppo montuoso delle Rocche del Crasto. Le due torri svettano maestose, dando l’impressione quasi di essere in competizione tra loro per acquisire il primato dell’altezza, della bellezza e dell’importanza, ma in realtà ognuna di esse serve ad esaltare la bellezza dell’altra ed entrambe formano un solo corpo, un solo elemento ambientale dal valore sicuramente molto più grande del valore ottenuto dalla somma dei valori delle singole torri. Ciò proprio perché la composizione architettonica formata da questi due elementi rocciosi è davvero di grande pregio e meritevole di un’attenzione particolare. La struttura formata dalle due imponenti colonne di roccia è talmente misteriosa e affascinate da evocare nell’immaginazione la bellezza dei grandi castelli delle fiabe medievali. Castelli costituiti appunto da torri e mura fortificate e smerlate, innalzate l’una accanto all’altra per costruire un insieme inespugnabile e di eccezionale bellezza. L’idea del castello e della fortezza è rafforzata dall’altissima e lunga cinta muraria retrostante, realizzata dalla formazione rocciosa della Rocca Calanna, avente forma regolare e chiusa, costellata sulla sommità da un infinito susseguirsi di aguzze guglie grigie, emergenti da una copertura poco spiovente. Arrivati sul posto, alle falde dei due torrioni, la bellezza della natura e la grande varietà dello spettacolo che si apre dietro il sipario dei due torrioni è talmente eccitante che lo sguardo non riesce a trovare un attimo di quiete. Gli occhi sono continuamente stimolati a perdersi nelle innumerevoli sfumature e sfaccettature da ammirare. Ogni angolo è straordinariamente ricco di particolari interessanti e accattivanti. L’attenzione viene attirata principalmente dalla bellezza della roccia e dallo sviluppo di una vegetazione spontanea di grande effetto. Le rocce delle due torri sono in parte nude e in parte ricoperte da una lussureggiate ed estesa vegetazione di edera rampicante. Le parti di roccia scoperte mostrano tutto il fascino dei colori di queste torri. Le tinte colorate hanno una geometria a strisce verticali parallele con un disegno che scende dalla sommità delle torri e raggiunge la base delle stesse, alternando fasce rosa a fasce grigie, fasce chiare a fasce nere, con un accostamento di tinte e sfumature di grandissimo effetto estetico e cromatico. La bellezza dei giochi di colore è ulteriormente accresciuta dalla luce solare che esalta notevolmente le tinte, satura i colori e aumenta i contrasti creando nella parete illuminata accentuati movimenti di profondità e di spessore, di rilievo e di comunicazione che sono difficili da riscontrare anche nei quadri dei più famosi e quotati pittori del mondo. Le pareti rocciose delle due torri sembrano proprio dipinte da una “Mano Superiore” che usa tutti gli elementi della natura, non per dipingere, ma, per scolpire il colore sulle rocce giorno dopo giorno, attimo dopo attimo, divertendosi così a creare capolavori che sono delle vere e proprie opere d’arte viventi, ineguagliabili dalla mano dell’uomo. Questi “dipinti” su tela rocciosa, apparentemente immobili sono, invece, in continua lenta metamorfosi verso un crescendo di bellezza e di splendore. Considerato che il valore e la grandiosità di un quadro sono misurati dalle sensazioni che esso riesce a comunicare e dall’autenticità del messaggio che esso riesce a trasmettere a chi lo osserva, è fuor di dubbio che queste pareti, con i loro disegni e i loro colori, hanno un valore inestimabile in quanto sono dei dipinti che cantano egregiamente la felicità del Paradiso e nel contempo invitano l’uomo a desiderare e cercare tale felicità attraverso la via sicura ed infallibile del Creatore. L’impronta del Paradiso è ugualmente riscontrabile nelle verdi e lucide distese di edera rampicante, avvinta sui costoni rocciosi con una forza e un’audacia invidiabili. Le macchie di verde che rivestono i due Torrioni sono molto estese e creano un ambiente naturale selvaggio e unico. Le edere sono avvinte sulle due rocce esattamente come due rampicanti sui pilastri di un cancello di ingresso ad una villa. Ci riesce allora facile guardare a tutta la bellezza che si intravede oltre questo ingresso ideale immaginando lo splendore di un armonioso parco in cui si trova immerso il castello della Rocca Colonna. Ci avviamo a superare il corridoio formato dai due maestosi torrioni ed entriamo all’interno del giardino reale. Qui la vegetazione è costituita da essenze arboree fresche e verdeggianti, talmente fitte da rendere difficile il cammino in avanti. Il sentiero improvvisamente si rimette in ripida salita e risulta fortemente ostacolato da grandi massi precipitati dalle porzioni posteriori delle torri. Avanzando in salita scopriamo che i due Torrioni in realtà nella parte retrostante perdono la loro fisionomia torreggiante e assumono una struttura normale. Ciò ci consente di scalare, non senza difficoltà e rischi, la cima più alta e di portarci sulla sua sommità. Da qui l’orizzonte si apre sulla bellissima vallata del Fiume Inganno, dominata sul versante ovest, dalla cima di Monte Soro. Il verde intenso e fitto della faggeta che si estende sul lato opposto della valle crea una piacevole cornice che salendo dalle quote medie della catena nebroidea si innalza fino al limite inferiore del telo celeste. Alle spalle il panorama è invece interamente occupato dagli svettanti strapiombi della Rocca del Crasto e della Rocca Colonna. Dalla sommità del Torrione l’effetto a strapiombo delle sottostanti pareti verticali ci innalza repentinamente nel cielo, immergendo l’anima in un mare di azzurro. Le promesse e le intuizioni che avevano percepito entrando in questo mondo incantato trovano conferma nell’atmosfera celestiale in cui viene rapita l’anima.
Terminiamo l’escursione ringraziando come sempre il Signore per averci fatto gustare la bellezza nascosta di questo straordinario angolo di natura dei Nebrodi.
Capo d’Orlando, 08/10/2012
Dario Sirna.