ALCARA LI FUSI – ROCCHE DEL CRASTO – LA SCALATA DI PUNTA BLASI – PARTE PRIMA

ALCARA LI FUSI – ROCCHE DEL CRASTO – DA CONTRADA “STIDDA” A PUNTA BLASI – PRIMA PARTE

In questo reportage vi mostriamo  il cammino che dalla contrada “Stidda” di Alcara Li Fusi porta alla vetta di Punta Blasi. Nei precedenti reportage su questa bellissima cima del versante ovest del gruppo montuoso delle Rocche del Crasto abbiamo già pubblicato diversi articoli, relativi a un’escursione effettuata in quota, ossia sul pianoro delle suddette Rocche.

Conosciamo perciò tutte le prospettive di questo costone roccioso e tutte le vedute panoramiche fruibili dallo stesso. Tali vedute sono talmente affascinanti e attraenti da suscitare in noi un interesse fortissimo sulle strutture morfologiche di base e sulla loro evoluzione in quota. Il richiamo esercitato da tali strutture ci ha dunque spinti a cercare nella rocca di Punta Blasi una via che ci consentisse di scalarla dal fondovalle fino alla cima, passando attraverso tutte le aree più accattivanti e più eccitanti. Punto di partenza dell’escursione è il ponte sul torrente Stidda, da dove utilizzando il sentiero Bacco è stato raggiunto il fianco ovest della Rocca in questione. L’arrampicata vera e propria ha avuto inizio proprio da tale versante, ed esattamente dalla sua intersezione con la pista comunale che sale verso la grande Rocca del Crasto. Il primo tratto del percorso, quello che sfrutta il sentiero Bacco, offe numerosissimi spunti panoramici e paesaggistici su vari settori distinti. Lo sguardo ha la possibilità di posarsi sullo scenario magnifico e imponente che si snoda tra La punta Libba e La punta Blasi, sul bellissimo borgo di pagliai che domina sulla parte alta del paese, sul cuore del centro abitato di Alcara Li Fusi, su Monte Soro e sulla vallata dell’Inganno, che di tutto il paesaggio costituisce l’area del fondo di base.  L’escursione è difficile e riservata a persone che hanno una discreta preparazione fisica, che non soffrono di vertigini e che hanno dimestichezza con le difficoltà commesse a percorsi accidentati, montuosi e rocciosi. Le pendenze da affrontare sono elevatissime a causa del grande dislivello da coprire in poco spazio. Spesso la camminata si trasforma in una eccitante arrampicata che permette di provare in sicurezza le emozioni delle  vedute aeree e il brivido degli spazi vuoti, alti e vertiginosi. Sul costone da risalire non esiste un vero e proprio sentiero da percorrere, la strada segue il cammino che le proprie intuizioni e i propri limiti fisici impongono. Il cammino in  verticale ha ovviamente una componente dominante su quello in orizzontale e richiede faticosi sforzi   muscolari. Noi ci siamo mossi seguendo le tracce segnate sul terreno dal passaggio degli animali al pascolo, generalmente solo capre, ma nel contempo abbiamo cercato di soddisfare il nostro desiderio di ammirare e fotografare dall’alto il tratto più basso del canyon Stidda, quello del ramo orizzontale. La rocca in questione infatti è delimitata da due canyon distinti,  inclusi nella stessa vallata e annessi ai due affluenti del torrente Stidda. Il più basso di questi due canyon costeggia la base della Rocca Blasi sul suo versante di ponente, mentre, il più alto, quello con marcato andamento verticale, costeggia il suo fianco settentrionale. I due canyon sono pertanto distinti e indipendenti, anche se entrambi ospitano corsi d’acqua che confluiscono nello stesso bacino di raccolta.  Particolarmente interessanti, oltre alle bellissime vedute panoramiche e agli infiniti spazi aperti dalle stesse, sono  i numerosissimi spuntoni di roccia chiara che emergono dal sottosuolo come guglie appuntite e affusolate. La presenza delle guglie ha il contemporaneo effetto di incrementare le difficoltà di percorso e di rendere possibile la scalata interrompendo le ripide pendenze del suolo con utilissimi punti di appoggio per i piedi e con sostegni a cui ancorarsi con le mani. L’effetto scenico delle guglie è quello di un giardino monolitico sconfinato, ove le gemme di roccia sbocciano dal sottosuolo in cerca di luce, di sole e di vita. I ripidissimi pendii della Rocca sembrano allora trasformarsi in estese praterie di pietre, ove ogni masso ha la forma di un ovino al pascolo trasformato dal sortilegio di uno stregone in una roccia immobile.  Forme inverosimili impersonano misteriose  figure in movimento che nascondono i loro volti nell’evoluzione della performance eseguita.  Questo primo tratto della scalata offre grandi suggestioni dovute alla possibilità di spaziare con lo zoom fotografico all’interno di angoli e anfratti situati in posizioni altrimenti irraggiungibili, la posizione leggermente dominante acquisita su di essi permette di aprire questi scrigni da lontano e di apprezzarne tutte le loro indefinite bellezze. Guadagnando quota il cammino offre tutti i vantaggi di un percorso di alta montagna con grandiosi panorami e affascinanti prospettive. La maestosità delle rocce e la originalità delle loro forme genera spunti contemplativi di immediato effetto. Così quando nelle numerosissime piccole pause che interrompono le fatiche della scalata lo sguardo si alza dal terreno per liberarsi nello spazio che lo circonda e per intercettare uno scorcio panoramico da catturare con uno scatto fotografico,  lo spirito ha la possibilità di ristorarsi    con lo spettacolo offerto da queste incantevoli meraviglie. Immediatamente il cuore comincia spontaneamente a intonare il suo canto di lode a  Dio per ringraziarlo di tanta bellezza e di tanta benevolenza.

 

N:B.: Per effettuare un’escursione guidata è possibile rivolgersi a Roberto Patroniti di Videonature.

Capo d’Orlando, 12/11/2013

Dario Sirna.

 

 

 

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