PARETE OVEST DELLA ROCCA CALANNA
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Tutte le informazioni necessarie per raggiungere il posto sono reperibili nei precedenti articoli pubblicati sulle alle altre pareti dello stesso versante di questa straordinaria formazione montuosa. Con questo articolo completiamo la documentazione sui versanti sud e ovest della rocca in questione. Questa parete appartenendo allo stesso strapiombo degli articoli precedenti apparentemente si confonde con l’insieme dell’ammasso roccioso di cui fa parte, bisogna proprio avvicinarsi ad essa, fino ad arrivare alla sua base, per apprezzare tutte le particolarità che la differenziano dalle attigue pareti e che ne mostrano i dettagli della sua bellezza. Ovviamente, appartenendo alla stessa famiglia di rocce, la sua impronta generale la identifica perfettamente con tutto il resto, da cui non differisce né per colore, né per altezze, né per architetture e forme, ma semplicemente per una diversa composizione di questi quattro elementi, cosicché risulta facile individuare la sua zona di appartenenza, ma, al contempo risulta anche abbastanza semplice poterla estrapolare dal resto del contesto di cui fa parte. In questa parete c’è una forte prevalenza del grigio intenso, uniforme e compatto sul piede di base. Ci sono, inoltre notevoli distacchi di fogli rocciosi di grandissime dimensioni che scivolando sui ripidissimi pendii della sottostante pietraia si sono inclinati appoggiandosi alla roccia madre. La genesi di questi distacchi ha dato luogo alla formazione di varie strutture rocciose di grande impatto ambientale e di notevole pregio paesaggistico. Capita così di trovarsi di fronte a gigantesche fratture che staccano dalla parete madre vere e proprie montagne di roccia instabile, tenute in piedi da un equilibrio precario. Enormi fessure, larghe anche più di un metro, profonde 10 metri e alte centinaia di metri, percorrono verticalmente queste pareti che rimangono in piedi grazie alla strana combinazione di reciproci appoggi. Noi, sollecitati dalla irresistibile tentazione di avvicinarci a queste fessure per visitarle dall’interno e per scoprirne tutti gli arcani segreti, ci siamo avventurati verso la più piccola di esse. Dopo avere scalato i vari contrafforti rocciosi posti alla base della grande crepa abbiamo raggiunto l’ingresso di questa enorme fessura che al suo interno mostra due facciate perfettamente lisce, levigate, evidentemente, dalla frizione delle tensioni di taglio che hanno generato la frattura. In profondità è visibile, altresì, un terzo corpo roccioso che sembra avanzare tra le due pareti opposte con la forma e l’azione di un grande cuneo. La fessura si apre sulla valle sottostante con una vista mozzafiato che regala grandi suggestioni. La struttura ha la forma di un vero e proprio sipario bloccato un attimo dopo della sua apertura, allargato quanto basta per consentire alle luci dell’immenso scenario che lo circonda di penetrare nel cuore più interno della roccia. E’ una porta aperta sulle mura esterne di una favolosa fortezza che domina sul territorio innalzandosi superbamente nella volta celeste. Ma oltre a queste spettacolari fessure, lo strapiombo offre altri interessanti effetti riconducibili sempre al distacco di giganteschi fogli verticali di roccia. Questi fogli, scivolando giù dalla rocca madre si sono adagiati sui ripidi versanti della pietraia che si trova alla base del costone, acquisendo così una particolare disposizione obbliga, con affascinanti risultati estetici. Questi grandi piani inclinati si presentano lisci e ripidissimi, difficili da percorrere a piedi senza l’aiuto di ancoraggi e sostegni. La loro compattezza è interrotta dalle fratture generatesi a causa dell’urto della loro caduta. Esse, infatti, hanno contorni fortemente ramificati ma perfettamente combacianti, quasi come le tessere di un puzzle gia ultimato. Difficilissimo muoversi su questi pendii lisci e scivolosi o in mezzo agli strettissimi spazi che separano le varie tessere di questo macroscopico mosaico naturale. Sorprende come, nonostante la compattezza della roccia, su di essa la vegetazione naturale, costituita principalmente da esemplari isolati di euforbie, sia riuscita ad attecchire e a svilupparsi costituendo un ambiente naturale che suscita la stessa grande attrazione di un giardino roccioso composto da bonsai spontanei e da sculture naturali. Le grandi pareti verticali coloratissime e frastagliate che svettano alle spalle di questo spettacolo naturale contribuiscono ulteriormente ad arricchire di suggestione e di bellezza questo meraviglioso scenario, completandolo e rafforzandolo nella sua espressione montuosa e rocciosa. Non meno affascinati e interessanti sono le eccezionali vedute aeree che si aprono sull’intera valle del Fiume Inganno, allargandosi su Monte Soro, sui boschi della fascia collinare e sugli scampoli azzurri del Tirreno che delimitano l’orizzonte più lontano. Camminare in mezzo a questo scenario dal forte sapore apocalittico e in perenne evoluzione suscita emozioni indimenticabili che richiamano alla mente la precarietà del mondo, della vita e il miracolo della sussistenza di quest’ultima in mezzo ad una sequenza intricatissima di vicende opposte e spesso misteriosamente contrarie. Ma la mano di Dio si manifesta operante e attiva proprio in questa perenne precarietà, ove la sua eternità svetta come montagna incrollabile e salda la cui irraggiungibile cima si è fatta per noi strada piana grazie a Cristo. Se una roccia per quanto bella, grande e suggestiva riesce a strappare dal nostro cuore una lode a Dio per la sua straordinaria bontà e generosità, tanto più Cristo, la vera porta che illumina il nostro cuore di pietra intenerendolo con il suo fulgore divino, la vera fortezza, la vera rupe, la vera roccia, provata e temprata con il sacrificio della croce ed esaltata sulla morte con gloria della risurrezione, deve infiammare i nostri cuori d’amore per Dio.
Capo d’Orlando 07/11/2012
Dario Sirna