LO STRAPIOMBO DELLA PARETE EST DELLA ROCCA CALANNA
Il reportage di oggi ha per oggetto la parete est della Rocca Calanna. Si tratta di un eccezionale strapiombo chiuso all’interno della stretta vallata che divide la Rocca Calanna dalla Rocca del Crasto. Questa parete è molto conosciuta perché sulle sue rocce inaccessibili ospita il nido dell’aquila reale. |
Il percorso da noi effettuato si svolge in direzione opposta al consueto cammino seguito generalmente dagli escursionisti, in quanto si sviluppa in discesa dalla sommità della Rocca Calanna, sfruttando lo stretto e ripido passaggio che corre all’interno del canalone che separa questa montagna dal versante ovest della Rocca del Crasto. In un precedente reportage, dedicato alle altre pareti della Rocca Calanna, abbiamo introdotto questa formazione rocciosa descrivendo i suoi due versanti principali, versante ovest e versante est, come le due facce opposte di una stessa medaglia, volendo con ciò evidenziare la differenza strutturale, architettonica ed estetica tra le due parti di questa favolosa costruzione naturale. Le pareti del versante est, infatti, contrariamente alle pareti del versante ovest, sono degli strapiombi perfetti, compatti, lisci e prevalentemente grigi. Le pendenze dello strapiombo in alcuni tratti sono addirittura negative mentre la zona di collegamento con la cima della montagna segue la rotondità di una curva continua che raccorda un segmento verticale con una linea orizzontale. Questo effetto è particolarmente evidente e di notevole impatto nel primo tratto dello strapiombo. Qui la roccia ha un aspetto molto interessante, non riscontrabile altrove. La compattezza e l’aspetto liscio della superficie sono interrotti da una sequenza regolare e ritmata di linee perfettamente verticali che come strettissime scanalature solcano tutta la parete a partire dalla sua fronte e fino alla sua base. Tale effetto, prettamente superficiale, e quindi riconducibile al lavoro erosivo degli agenti atmosferici, dona alla superficie un affascinante e particolare aspetto rugoso. Scendendo verso valle l’altezza degli strapiombi cresce sempre di più attribuendo alla rocca un’imponenza via via più evidente e stupefacente. Lo strapiombo, pur presentandosi abbastanza compatto e liscio è colonizzato in alcuni punti da piccoli esemplari di flora locale, tra cui alcuni alberi di leccio, dalla originalissima conformazione a bonsai. Dalla base della parete, in alcuni punti, delle fitte macchie di verdissima edera si arrampicano incontrastate sulla immensa superficie della rocca, conferendo alla stessa un aspetto selvaggio e romantico, che smorza e ingentilisce il volto duro e roccioso della montagna. La parete, nonostante la sua uniforme compattezza, dopo il primo tratto, presenta una linea di frattura, ove le crepe diventano numerose e profonde. In corrispondenza di tale linea, il piano di rottura che ha prodotto la formazione di questa parete diventa scabroso, creando, così, sulla superficie rocciosa una vera e propria zona di discontinuità che separa in due parti gli strapiombi. Scendendo oltre lo strapiombo, a causa del notevole abbassamento della vallata, la rocca scopre una porzione sempre più alta della sua superficie, acquisendo dimensioni suggestive. Anche i colori della roccia cambiano, mostrando un nuovo volto della montagna. Sullo sfondo grigio perla della parete rocciosa numerose righe verticali leggermente rosate si alternano, senza interruzione, ad altrettante strisce neutre dai toni chiari e scuri. Lo scenario si trasforma in un vero e proprio spettacolo naturale ove le protagoniste principali dell’opera rappresentata sono le rocce, che innalzandosi a destra e a sinistra chiudono lo spazio nella stretta conca del vallone, imprigionando la visuale al suo interno. In questa cornice straordinariamente affascinante, le rocce, come artisti che si concedono solo ad una casta privilegiata, esibiscono tutta la loro avvenente bellezza, mostrando le straordinarie forme del loro cuore più intimo. E’ una concessione che hanno il privilegio di godere solo coloro che spinti dall’amore per la natura e per la montagna, hanno la forza di arrampicarsi fino a questa altezza per scrutare le bellezze nascoste di questo imponente cuore di roccia. La valle in direzione del mare si apre su Alcara Li Fusi, incorniciando l’abitato e il contesto su cui lo stesso è incastonato all’interno di un paesaggio da cartolina. Tutto il resto è proiettato verso il cielo, con le cui altezze le montagne sembrano volersi confrontare. Ma l’azzurro incontenibile della volta celeste si solleva oltre ogni limite terrestre sprofondando nella dimensione dell’infinito, ove l’anima si immerge per riempirsi di pace e leggerezza. E’ la mano di Dio che, nel contesto naturale della rocca, raccoglie lo spirito e dopo averlo condotto alla contemplazione, alleggerendolo del peso della vita, lo solleva per condurlo a se stesso. L’escursione si trasforma, così, in un viaggio cosmico ove tutte le realtà donateci da Dio sottostanno all’altezza della sua bellezza per esaltarla e offrirla a ciascuno di noi. Con il cuore ricolmo di gioia accogliamo il dono di Dio e, grati per la dolcezza della sua generosa bontà, innalziamo anche noi, come questi eccezionali strapiombi, la nostra lode a Dio per cantarne le sue infinite meraviglie.
Capo d’Orlando, 19/11/2012
Dario Sirna.