ALCARA LI FUSI – LA ROCCA CALANNA

ALCARA LI FUSI – DALLA GROTTA DEL LAURO ALLA ROCCA CALANNA

Questo reportage è stato elaborato per documentare  uno dei tanti cammini che è possibile effettuare in uscita dalla grotta del Lauro, sulla via del ritorno. Al riguardo la posizione della suddetta Grotta offre un ventaglio di proposte molto interessanti che si estendono dalla Rocca del Crasto alla  Rocca Calanna. Noi abbiamo scelto uno degli percorsi più semplici, ma anche uno dei più suggestivi, il sentiero che dal canalone sottostante passando per la vetta della Rocca Calanna conduce al punto di partenza.

Questo reportage rappresenta il completamento dell’escursione relativa alla Grotta del Lauro. Tutte le indicazioni necessarie per raggiungere i posti e per muoversi in essi sono disponili al seguente indirizzo: https://camminoin.it/2013/09/17/alcara-li-fusi-grotta-del-lauro/. In uscita dalla grotta siamo pertanto ritornati indietro utilizzando lo stesso sentiero dell’andata. Raggiunto il canalone, invece di proseguire in discesa ci siamo diretti in salita. Il sentiero all’interno del canalone è abbastanza marcato ed è perciò facilmente individuabile, arrivati sulla portella che segna il passaggio dalla Rocca del Crasto alla Rocca Calanna occorre deviare a destra per raggiungere le bellissime guglie che si affollano sulla vetta di quest’ultima. Da questo punto in poi il percorso diventa molto difficile per vari motivi. Innanzitutto non esiste segnaletica che indichi con precisione il cammino da seguire, non ci sono sul terreno tracce riconducibili a tale via, il percorso è estremamente accidentato a causa delle pendenze sempre più ripide, il fondo del terreno è gremito di guglie rocciose che oltre ad aumentare le difficoltà di cammino incrementano notevolmente il pericolo e il rischio, non sempre le direzioni che apparentemente sembrano segnalare un percorso hanno uno sviluppo accessibile fino alla fine. In questa situazione occorre procedere con grande cautela, meglio se sotto la direzione di una guida. Questo percorso offre tantissimi spunti paesaggistici di carattere tipicamente montano e rupestre. Scendendo dalla Grotta del Lauro il panorama è monopolizzato dalla bellezza e dall’imponenza dello strapiombo della parete nord della Rocca Calanna. Inizialmente la visuale è aerea e presenta le stesse suggestioni di un volo, scendendo di quota essa assume una prospettiva sempre più terrestre  generando un cambiamento anche a livello emotivo, cambiamento che non comporta alcun impoverimento  eccitativo, ma che segna solo il passaggio verso fasi caratterizzate da fattori completamente differenti. In particolare il fondovalle del canalone regala la suggestione inimitabile delle bellissime pareti rocciose che con una direzione esclusivamente verticale  emergono violentemente verso il cielo, assumendo uno spavaldo atteggiamento di sfida nei confronti delle forze di gravità. Colpisce questo fortissimo contrasto tra la giacitura orizzontale del suolo e la direzione diretta e decisa degli strapiombi, nonché  con la compattezza e l’omogeneità   delle superfici rocciose. La bellezza del canalone non si percepisce nella visione d’insieme, occorre spostarsi parallelamente alle pareti per scoprirne l’evoluzione del loro fascino. Nel tratto iniziale lo strapiombo si presenta coloratissimo, ricco di melangiature verticali, con accostamenti contrastanti di colori caldi e forti che generano un vero e proprio spettacolo cromatico. La roccia si presenta liscia, con rigature disegnate sulla sua superficie dall’alternanza dei vari toni assunti dagli ossidi minerali e dai cristalli, un vero e proprio capolavoro naturale, che non ha nulla da invidiare alle opere dei più grandi artisti della pittura e della scultura. Avanzando verso monte gli strapiombi si accorciano e l’effetto opprimente e  schiacciate delle loro immense moli diventa sempre meno importante. Sulla parte finale dello strapiombo l’incremento della rugosità superficiale delle pareti rocciose permette all’edera di stendere le sue folte ramificazioni verso l’alto con un effetto tappezzante che contrasta favorevolmente con la nudità scabra della montagna. Salendo ancora la roccia assume un aspetto particolarissimo dovuto alla levigatura estremamente raffinata delle sue superfici e alla loro perfetta curvatura. Difficile trovare in natura una roccia che abbia al contempo un raggio di curvatura continuo e regolare e che al contempo si presenti liscia. La roccia nella sua parte alta e curvata somiglia allo scivolo di un enorme rullo.  Questo lavoro della natura sembra dovuto ad una faglia di scorrimento con direzione circolare, con raggio di curvatura costante e con un unico asse rotante. Salendo oltre si raggiunge la sella montuosa che unisce le due rocche e che dà accesso alla vetta della Rocca Calanna. Questa vetta offre nuove emozioni. Lo sguardo esce nuovamente dalla prospettiva terrestre per guadagnare una prospettiva del tutto aerea. Il campo ottico ha nuovamente l’estensione tridimensionale di un volo d’alta quota. Le emozioni cambiano direzione e tornano a galoppare con un impeto irrefrenabile.  La posizione raggiunta è spettacolare, essa apre il campo visivo  a un paesaggio di straordinaria bellezza e grandiosità. Il panorama si allarga dal mare all’entroterra passando attraverso gli immensi spazi vuoti del fondovalle del Fiume Rosmarino. A Est i contrafforti rocciosi aspri e ricamati delle Rocche del Crasto brillano come punte di diamante, diffondendo il loro splendore nel blu di un  cielo terso e profondo. A Ovest e a Sud il manto verde, continuo e compatto dei boschi riveste i fianchi delle cime più importanti della dorsale dei Nebrodi. Serra de Re e Monte Soro, si fronteggiano, come signori seduti alla stessa mensa per condividere il pasto contemplativo del creato siciliano, o come due forti guerrieri che stringono tra di loro un’alleanza di pace, di rispetto e di fratellanza. Le emozioni di questo spettacolo inghiottono l’anima nella dimensione contemplativa della preghiera, la innalzano nelle vette più alte del cielo e la spingono fino alle porte del gran Sovrano del cosmo: Dio, Signore di tutte le cose visibili e invisibili. Il cammino si trasforma in un volo, il volo si trasforma in ascesi, l’ascesi si trasforma nella visione estatica della bellezza divina. L’anima rimane in silenzio, immersa nella grandiosità delle meraviglie celesti, lo sguardo esterna la lode a Dio, tutto il resto dell’essere è improvvisamente e irresistibilmente attratto dallo splendore divino, mentre ogni funzione vitale sembra bloccata in un fermo contemplativo.

Capo d’Orlando, 28/09/2013

Dario Sirna.

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